Avevo certamente pensato a parecchi coccodrilli, all’epoca, quando bazzicavo con le “redazioni” dei media locali. Ho conosciuto a mio beneficio molte persone importanti ma non ne ho fatto mai nulla. Forse perché vivevo già intensamente i momenti ordinari per dedicare del tempo a prepararne almeno qualcuno a futuro utilizzo. Così, nei
nostri recenti, scorsi anni mi sono trovato più volte spiazzato quando capitava che una persona magari stimata, certamente rispettata, amica… lasciava questo nostro mondo di rapporti talvolta intensi, importanti ma, spesso, anche superficiali, qualche volta dimenticati, cancellati… Ed ora capita per te, Tonino Florio. T’ho chiamato sempre
Antonio.
Avevi alcuni annetti più di me; venivi dal mondo del negozio di“REGALI” di tuo zio, in Corso Umberto I, con quell’insolito cognome dal suono frustêr, divenuto un soprannome. Altri forse parlerà dell’importante imprenditore che sei stato. Io vorrei ricordarti brevemente per l’occasione di questo tuo, definitivo viaggio che toccherà un giorno o l’altro anche a ciascuno di noi e che tu hai intrapreso nel giorno celebrativo della Resurrezione. Non capita a molti. Abbiamo vissuto il gioco del calcio selvatico, dei palloni con la camera d’aria riparabile presso Nicola Giagnorio in II Vico Corso Garibaldi, che affittava anche le biciclette a tempo; delle squadrette di quartiere fatte di ragazzotti-allievi murarori, delle scarpette arrangiate e del campo della “stazione” che andava sostituendo quello de “la jabbìna”. Erano giunti i frati e fu costituita la ”Sant’Antonio” con tanto di divisa nerazzurra interista; la tua squadra, de “La Monarchìja”, al pari della mia che in genere vestiva le magliette bianco-nere dal 1950, aveva da poco ricevuto una fiammante divisa azzurra, del Napoli di A. Lauro, e da lì a qualche anno ci saremmo trovat - tu ormai emergente ed io in fase di partenza per il servizio militare - nel terraneo destro di Palazzo Trapani, a sentire l’annuncio del volitivo dottor Matteo Granito che comunicava a tutti noi la costituituzione dell’A.C. Sannicandro. Era ormai tempo di “Terza categoria”: scarpette e divise nuove, programmi ed obbiettivi al pari di altri paesi vicini. Io feci soltanto le prime due partite, quella contro il Vieste che perdemmo per tre a zero e quella di Foggia in cui giocasti tu in porta mentre io “giocai” in panchina. A metà gennaio poi partii per altri obbiettivi, mentre tu eri ormai il valente titolare della bella e prestigiosa A.C.
Una partenza, invece, questa tua,, inaspettata per me che avevo salutato con piacere il tuo ritorno dalle parti d Mmêz’ó Chjân, a frequentare ed animare gli amici in età ormai tutti della quiescenza. Avevo, invece, esorcizzato i dubbi di tuo figlio sul tuo stato di ripresa. Invece, tu con un ultimo balzo hai spiccato in area il volo senza ritorno. Consentici con altri amici comuni di immaginare così, l’ultima “uscita” dalla tua porta di campo, elevandoti al disopra dei difensori e degli avversari: Un guizzo plastico, proteso ad impattare il percorso di un pallone insidioso… forse inaspettato; sicuramente deviato in corner. Addio, giocatore veramente sportivo, della vecchia e della nuova generazione del calcio sannicandrese. Un abbraccio consolatorio anche ai tuoi familiari.