L'assicurazione sulla iella

L’assicurazione sulla iella

Le alluvioni in Emilia Romagna, Toscana e Puglia nel 2023; quelle in Piemonte e Valle D’Aosta a giugno scorso, in Campania pochi giorni fa. Le catastrofi naturali si abbattono periodicamente sul nostro Paese mettondone in luce la fragilità. Quasi il 95% dei Comuni è a rischio, tra frane, inondazioni, erosione costiera e l’esposizione ai terremoti, con circa il 40% delle abitazioni civili situate in zone a media ed elevata pericolosità. E per otto su dieci è altamente probabile che si verifichi almeno uno di questi eventi. Intanto le Istituzioni attuano strategie di mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici investendo risorse mirate a ridurre gli interventi di emergenza, sempre più necessari a causa delle frequenti calamità naturali. Attivandosi in modo preventivo mediante programmi volti a mettere in sicurezza da frane o ridurre il rischio di allagamento. Tuttavia, i Comuni  si attrezzano con delle soluzioni multifunzionali. Calibrando interventi sulle zone più sensibili, ad alto rischio inondazioni. Zone in cui si riscontrano spesso carenze nei sistemi di drenaggio, pendenze insufficienti e l’otturamento delle caditoie stradali, che sono dispositivi di coronamento e chiusura svolgenti il fondamentale ruolo di collegamento tra sede stradale e canalizzazioni fognarie, intercettando le acque meteoriche che scorrono in superficie. Pragmaticamente, tra gli interventi istituzionali figurano innanzitutto l’attenuazione del rischio esondazione e la messa in sicurezza di zone a rischio frane. Si provvede così a risanare i reticoli secondari di fiumi e canali mediante la pulizia dei fossi. In quest’ottica la Regione Puglia ha concesso contributi per interventi di manutenzione del demanio idrico superficiale. Mirati all’esecuzione di lavori di pulizia degli alvei per l’eliminazione di eventuali ostacoli al regolare scorrimento delle acque. Da qui deriva il progetto per lavori di manutenzione dei Canali Scalzacalzati e Costa dell'Arena, in territorio del Comune di Sannicandro Garganico. Dove, per fronteggiare rischi di inondazione della Vigna d’ Brenna e L’Pozza, il ripristino della funzionalità idraulica ha anche lo scopo di far defluire nel miglior modo possibile le acque piovane riducendo la portata di evemtuali allagamenti. I lavori, che sono in via di ultimazione, partendo dallo sbocco nel Canale Stignano, sono consistiti nella pulizia di circa due km degli alvei, nella posa dei c.d. scogli (pietre rettangolari o circolari di peso che va dai 50 ai 60 quintali), inframezzate dalle c.d. “faldine”, pietre dello stesso peso a forma di sottilette. Inoltre, sono state posizionate reti protettive di frane, infine, sono state pulite le caditoie prospicienti i predetti Canali. Inoltre, contro le alluvioni nella zona C 12, in Via dei Pastai ed in  Via dei Maceristi, il Sindaco ha comunicato l’esistenza di un progetto, risultato finanziabile, per convogliare tutte le acque meteoriche direttamente nel Canale Trippa. Nondimeno, oltre la manutenzione periodica di corsi d’acqua, altri Comuni realizzano opere per diminuire la probabilità che si verifichi un’alluvione o per ridurne l’impatto, come per es. il rafforzamento e/o la costruzione di argini. Altri Comuni stanno programmando l’aggiornamento delle vetuste reti fognarie medesime. Infatti, l’acqua piovana oggi finisce nelle fognature, che si intasano, diventando uno scarto che va a confluire nei canali o nei fiumi. Invece, secondo gli esperti di ingegneria naturale bisognerebbe in qualche modo recuperarla e sfruttarla. Realizzando per es.  bacini che consentono di conservarla, rimettendola nella falda. I sistemi naturali di drenaggio consentono di minimizzare il rischio allagamenti ed allo stesso tempo di conservare l’acqua per i periodi secchi, per l’irrigazione del verde pubblico e per usarla in agricoltura. In tal modo, nel nostro Paese, si stanno contrastando le emergenze, non solo le alluvioni ma, anche le frane e la desertificazione del territorio. Ben sapendo che è difficile preparare le infrastrutture e la vita sociale a condizioni meteo così imprevedibili. Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera ha riportato le parole di Luca Zaia: “Sarebbe utile mettere in piedi a livello nazionale una polizza catastrofale mutualistica per tutti. Un’assicurazione a prezzi calmierati che possa incentivare i cittadini a mettersi in sicurezza”. Già nel lontano 2003 il Cavaliere aveva scritto “Non credo sia ancora possibile che l’Italia rimanga uno dei pochi Paesi industriali dove lo Stato si assume l’onere di provvedere a rifondere per intero i danni prodotti dalle calamità naturali”. E’ una tassa sulla sfiga. Sborbottarono. Altri dissero che sarebbe una bella idea: l’introduzione di una polizza assicurativa che coprisse almeno in parte i danni dei disastri naturali, avrebbe effetti positivi nel responsabilizzare di più i costruttori, le amministrazioni pubbliche ed i cittadini, facendo crescere la cultura del rispetto delle regole e della manutenzione. C’è solo il rischio che si pensi ad una tassa sulla iella. E’ chiaro, dunque, come oggi sia diventato molto difficile pretendere dallo Stato di farsi carico di tutti i danni da catastrofi. E ciò vale per qualunque Stato il quale, fosse anche il più ricco, inevitabilmente propenderà per una gestione cautelativa dei conti pubblici. Figurarsi per un Paese come il nostro con un debito pubblico elevato e che ha visto accatastare case sui fianchi dei vulcani e negli alvei dei fiumi, dei canali o nei fossati. In Italia su 60 milioni di abitanti più della metà vivono in aree esposte a frane, esondazioni, terremoti, bradisismi: basta che piova molto o aumentino gli insediamenti abitativi, come accade spesso nelle periferie, che il sistema vada in tilt. La sola esondazione in Emilia Romagna è risultata il sesto evento calamitoso mondiale per perdita economica. Con i governi indaffarati a recuperare annualmente miliardi su miliardi di danni catastrofali in costante crescita. Insomma, lo Stato fatica sempre di più a rifondere i danni dovuti un po' al Fato ma soprattutto allo sfascio del territorio, causato dall’uomo ed amplificato dai cambiamenti climatici. Senza parlare dei terremoti, le piogge violente come le bombe d’acqua (c.d. fenomeni di flash floods), con il luogo dove queste impattano, possono provocare piccoli danni fino a veri e propri disastri. I forti temporali associati ad intense precipitazioni in breve tempo causano le alluvioni lampo, le quali sono fenomeni molto veloci, quasi improvvise. Concentrate ed estremamente localizzate. Esse di solito si verificano a seguito di intensi temporali associati a nubifragi in lento movimento o anche stazionari su piccoli bacini idrici, fiumi, torrenti e perfino ruscelli che prima dell’evento possono essere anche completamente secchi. Fra la pioggia e l’arrivo dell’onda di piena trascorrono da poche decine di minuti a qualche ora. Talvolta avvengono anche in città, sotto forma di alluvione urbana, per l’ingrossamento di piccoli corsi idrici o le strade stesse che si trasformano all’istante in torrenti impetuosi. In sostanza, con i cambiamenti climatici si alterneranno fasi di piogge torrenziali a periodi di siccità. Gli studi sul clima dimostrano che i problemi legati a precipitazioni improvvise e devastanti hanno la loro origine nell’innalzamento delle temperature, costante ed inarrestabile.  Nel 2024 abbiamo toccato il record di calore di tutti i tempi, con un numero record di giorni con stress da caldo estremo. Le piogge, le quali non sono diminuite, si distribuisono in modo diseguale. In alcuni territori sono scarsissime e fa sempre più caldo. L’umidità però persiste, solo che si condensa e si trasforma in acqua soltanto quando intercetta un fronte freddo, scatenando tutta l’acqua che non aveva scaricato durante il periodo caldo. Ed è proprio quello che è successo a settembre scorso in Sannicandro Garganico, allorquando l’ennesimo evento climatico estremo ha rovesciato 60 mm. di pioggia in mezz'ora. L’Italia, pur essendo più esposta a frane, terremoti e inondazioni rispetto a molti altri paesi europei, si connota per un bassissimo livello di protezione assicurativa, scontando il prezzo di una scarsa cultura del rischio. Di qui l’idea di costruire, attraverso l’introduzione di obblighi di legge, una platea di assicurati tanto ampia da garantire l’accesso a tutele assicurative con condizioni di premio accessibili. L’argomento costituisce già oggetto di dibattito. Difatti la Legge di Bilancio 2024 ha introdotto l’obbligo per le imprese di stipulare, entro il 31 dicembre, polizze contro le calamità naturali e gli eventi catastrofali. Probabilmente, il passo successivo sarà il diretto coinvolgimento dei privati cittadini. Con quali tariffe per le aree a rischio, ancora non si sa. Con quali garanzie di coperture per le stesse Compagnie in caso di apocalisse, non è dato sapere. Inoltre, quali saranno le coperture per le famiglie povere che spesso vivono proprio negli edifici più vulnerabili? Nei condomini cosa accadrà? E’ uno dei grandi temi che forse verrà trattato già nella prossima legge di bilancio.

 

                                                                       Francesco Sticozzi

 

 

 

 

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