Premessa.
Durante l’estate hanno destato scalpore le confessioni, riportate dai quotidiani, di Reinhold Messner, uno dei più grandi alpinisti al mondo, primo uomo a toccare tutte le 14 vette sopra gli Ottomila metri senza ossigeno. Messner non ha buoni rapporti con i figli: "Il nostro rapporto è teso. Uno dei miei errori più grandi è stato la distribuzione del mio patrimonio– i musei - prima della mia morte. Avevo quasi 75 anni. I miei figli mi hanno deluso. La domanda su chi avesse ricevuto di più era in primo piano nelle discussioni. La famiglia si é disgregata”. Il successivo dibattito, alimentato dai giornali, è stato interessante poiché ha chiarito aspetti poco conosciuti che vorrei condividere con Voi.
Insieme al Giappone ed alla Germania, l’Italia ha la popolazione più longeva del pianeta. Entro il 2040 le persone con oltre 50 anni saranno più della metà della popolazione. E quelli con più di 75 anni saranno il 20%, ovvero un quinto del totale. Ci aspetta un futuro inedito nella storia dell’umanità: per la nostra e per qualunque altra società della Terra. Mai accaduto prima un simile fenomeno di massa, laddove la vecchiaia viene percepita sempre più in avanti e dove, rincorrendo il mito dell’eterna giovinezza, si vive più a lungo stando bene in salute. Tuttavia, arriverà sempre il momento in cui dovremo fare i conti con il passaggio generazionale, riflettendo su quello che avverrà dopo.
In linea di principio le situazioni familiari non sono tutte uguali, per cui bisognerebbe costruire una successione adatta ad ogni situazione. Omettendo i casi estremamente delicati -oggi purtroppo abbastanza frequenti- in cui all’interno di una famiglia vi sia un figlio che fa uso di sostanze stupefacenti, a grandi linee sono ipotizzabili due strade: una generale e l’altra eccezionale. Anormale è quando esistono situazioni familiari particolari dove il genitore nutre un sentimento di rivalsa nei confronti di qualche figlio. Hanno litigato in maniera violenta e non si parlano più. In questo caso ha senso la decisione di fare una donazione (di una casa, per es.) solo ad uno dei figli? Vero è che la donazione effettuata in favore di un figlio (futuro erede), non incide sul pieno diritto dello stesso figlio a succedere nel patrimonio ereditario per ottenere la quota a lui spettante. Tuttavia, per procedere alla divisione ereditaria (stabilendo con precisione la quota spettante a ciascuno degli eredi), per il figlio che ha ricevuto la donazione comporta l’onere di conferire alla massa ereditaria il bene donatogli. Cioè, nell’elenco dei beni che vanno divisi occorre inserire anche la casa precedentemente ricevuta in donazione. Perché? E’ noto che la legge riserva agli eredi una rilevante quota del patrimonio ereditario – c.d. legittima -, anche contro la volontà espressa dal genitore con testamento o con donazioni fatte in vita. Questo perché la donazione della casa costituisce un anticipo della propria successione. Conseguentemente, qualora il donante abbia violato la quota di legittima, vi é il rischio di subire, da parte di chi ha ricevuto la casa, la c.d. azione di riduzione. Infatti, gli altri eredi possono agire in giudizio allo scopo di chiedere al giudice il rispetto delle quote previste dalla legge. In buona sostanza, avendo già ottenuto un anticipo, l’erede che abbia ricevuto una donazione dal defunto quando questi era in vita, in presenza di altri eredi sarà tenuto ad inserire nella successione la donazione della casa, al fine di stabilire esattamente la porzione dell’eredità a lui spettante. Per tutti questi motivi alcuni notai generalmente la sconsigliano. Non solo. Addirittura, altri autorevoli esperti sostengono che le donazioni in vita di gran parte dei beni posseduti, sono una scelta da non prendere mai. Una scelta da evitare. Soprattutto perché, se gli dai tutto prima di morire, i figli tendono a sottovalutare l’importanza di assistere il genitore anziano. Non è che tutti i figli sono meravigliosi (come non lo sono tutti i genitori). Prendono e ti abbandonano. In ogni caso, queste ultime donazioni sarebbero un errore perché, il più delle volte, finiscono per trasmettere valori sbagliati ai figli. Ovvero, “il Bene con i soldi e le proprietà”, mentre nella realtà dovrebbe essere “il Lavoro, le opere e i rifiuti”, accompagnati dall’educazione alla misura, alla ricerca del senso personale dell’esistenza, dall’aiuto a chi ha meno di te, del rispetto per la privazione come strumento di apprendimento e forza. In assenza di questi aspetti immateriali, le donazioni paterne rischiano di essere addirittura non solo tristi per i padri, ma tossiche per i figli. L’operosità paterna, cioè, deve impegnarsi ad aiutare i figli a sviluppare la loro. Altrimenti diventerebbe un’operazione che anziché valorizzare le risorse, finirebbe per risultare dannosa. Ecco, a questo punto bisogna sapere che non si è obbligati a lasciare una eredità. Le persone credono di avere l’obbligo di lasciare soldi, case, beni. Per esempio, una persona che aveva un debito, non volendo morire disonorato, voleva pagarlo, ma pensava di non poter vendere la casa perché era obbligato a lasciarla ai figli. E’ un errore che fanno in tanti poiché (culturalmente) molti continuano a pensare all’eredità in favore dei figli, che però non è un diritto assoluto. Di conseguenza, non è necessario anticipare i tempi finché si è in vita. Forse è meglio non dare niente a nessuno e godersi il frutto del proprio lavoro. Il genitore può benissimo spendere tutto quello che ha (anche se poi non lo fa). In definitiva, siccome viene considerata un anticipo dell’eredità, ne deriva che se qualcuno volesse proprio effettuare una donazione ai futuri eredi, conviene essere equilibrati, facendola identica a tutti. Se si decide di donare, è fondamentale trattare tutti i figli in modo uguale ed equo. Diversamente, alla morte del donatore potrebbero nascere conflitti e contenziosi. Ed é un imperativo categorico quello di evitare che gli eredi finiscano in tribunale dove, se si arrivasse in Cassazione, la divisione giudiziale di una comunione ereditaria può durare più di 20 anni. Il che vuol dire dolore, pianti, lacrime, molti soldi spesi.
In una situazione fisiologica, ovvero quando una famiglia la si è voluta, costruita e difesa, occorre fare altri e diversi ragionamenti. Non sempre conviene costringere i figli in una comunione ereditaria. Perché passare tutto così com’è agli eredi, magari senza testamento con la divisione legittima, spesso non si rivela una buona idea. Difatti, di fronte alla difficoltà di affrontare qualche scontento, è risaputo che molti genitori dicono “lascio tutto indiviso, dopo se la vedranno loro”. Al contrario, rispettando la legittima, ognuno di noi è libero di disporre delle proprie utilità come meglio crede. E ciò che si intende lasciare agli eredi è bene stabilirlo mediante una precisa volontà. Per esempio, se ci sono tre immobili e tre figli, lasciarli comproprietari di tutto è molto rischioso. C’è chi non potrà liquidare i fratelli, chi non vorrà farlo. I litigi sono assicurati. Il testamento redatto con l’aiuto di un notaio consente una pianificazione patrimoniale accurata, che tenga conto delle esigenze personali e familiari. Consente di lasciare ai singoli eredi ciò di cui hanno bisogno oppure desiderano. Infatti, la principale funzione sociale del notaio è quella di provare a risolvere i problemi degli assistiti e, quando affronta situazioni in cui le patologie familiari sono evidenti, ha il dovere di provare a far ragionare il cliente. Aiutandolo ad organizzare la successione per scongiurare che gli eredi in futuro inizino un giudizio. Se lo ritiene necessario, un bravo notaio chiederà degli incontri anche con i figli, magari in occasioni separate. Tentando di portare, con il suo prestigio, serenità nelle famiglie. Mitigando eventuali contrasti. Un motto dei vecchi notai diceva: aiutare i figli a mano calda, lasciare il resto a mano fredda. Ciò significa che, nella fisiologia normale, le donazioni in vita, di per sé non sono una brutta idea. Nondimeno occorre avere l’accortezza di non donare tutto il patrimonio, riservandosi almeno l’usufrutto. Alla fine è importante chiedersi: esiste una strada per evitare guai? Sì, occorre fare un buon testamento, scrivendo tutto nei minimi particolari. Questa è la soluzione migliore che consente agli eredi di impedire di “farsi causa” tra fratelli e sorelle. Conclusione: la generazione dei nostri figli, nata dagli anni Ottanta in poi, riceve stipendi spesso modesti. Per costoro l’eredità diventa una risorsa vitale: per acquistare una casa, ingrandire un’attività, sposare una figlia, ecc. Tutto ciò, se da un lato aumenta le aspettative e le tensioni, dall’altro lato significa che gran parte della litigiosità non dipende dall’avidità (come nel caso Messner), ma dalla mera necessità.
Francesco Sticozzi