Era un sabato, il 18 marzo di dieci anni fa. La giornata era grigia, come oggi, ma più primaverile. Lippi ancora non sceglieva l’undici che avrebbe conquistato il mondiale in Germania e la maggior parte di noi ancora non era maggiorenne. Frequentavo la seconda liceo classico (il quarto anno) al De Rogatis ma molti dei miei amici che erano stati “tagliati” facevano la terza liceo scientifico “normale”. Al suono della penultima campanella, gli amici dello scientifico uscivano di scuola e ci schernivano dal cortile, noi li salutavamo dalle finestre poiché avremmo dovuto attendere un'altra ora per poter dir chiusa la settimana. Dalla finestra del secondo piano del De Rogatis “Molla” (così chiamavamo Giorgio) lo notavi per forza. Nel grigiore del sabato spiccava quel suo sciarpone color arcobaleno che ondeggiava tra la folla. Doveva andare a casa con lo scooter di Nazario e ci apprestavamo a salutarlo dalla distanza. Mai ci saremmo immaginati che sarebbero stati gli ultimi saluti… da lì la storia la conosciamo tutti. Il sabato pomeriggio la voce iniziò a diffondersi, nessuno ci credeva. I suoni delle sirene si susseguivano ed iniziavano ad arrivare le prime telecamere. Il lunedì a scuola fu tremendo, i compagni di classe posarono un bouquet di fiori sul suo banco. Il cortile del De Rogatis era avvolto in un silenzio tombale, si sentivano solo i fruscii dei flash dei giornalisti. Qualche cronista cercava l’intervista per fare audience ma nessuno dei presenti aveva voglia di concedersi. Il cordoglio, quello vero lo si visse intensamente. I professori non fecero lezione, nessuno aveva voglia di parlare. Noi rappresentanti di istituto eravamo braccati dalla stampa, ma preferivamo non proferire parola, il silenzio era la nostra arma più affilata. Decidemmo di organizzare una fiaccolata per non abbassare la testa, in più di 5000 ne presero parte, mai un corteo così silenzioso e composto si era visto a San Nicandro. Giorgio amava quelle manifestazioni, era stato al corteo di Libera a Reggio Calabria ed era sempre in prima linea contro le ingiustizie.
Indipendentemente dal movente del gesto, la morte di Giorgio, fece risvegliare dal “sonno” i ragazzi della mia generazione. Ne nacquero movimenti e associazioni che diedero un fermento nuovo allo stato culturale della nostra città. Solo un anno dopo riuscimmo ad avere a San Nicandro Don Luigi Ciotti, presidente nazionale di “Libera”, il quale dal palco del cineteatro Italia, prima di iniziare il suo discorso ricordò la figura di Giorgio. Dopo dieci anni, nessuno si è scordato di te… ciao Molla!