Di recente, sono state rese note le motivazioni della sentenza di appello avvenuta in data 28.04.2015, con conferma della condanna dei 4 imputati, progettisti e collaudatore dell’ADSU, organo di gestione della struttura di proprietà della Regione Abruzzo, collassata a seguito della violenta scossa di terremoto avvenuto a l’Aquila il 6 aprile 2009 e che provocò la morte, di 7 studenti universitari e del custode, tra le 309 vittime dei crolli.
Tra questi, la morte di una nostra concittadina Angela Antonia Cruciano ed il ferimento della sorella Nadia soccorsa e trasportata a San Nicandro Garganico dall’ex Sindaco Costantino Squeo e dal comandante della polizia municipale cap. Pietro Bortone, intervenuto sul posto.
La pubblicazione delle motivazioni della sentenza confermano pienamente il lavoro svolto dall’ing. Maria Gabriella Mulas, docente al politecnico di Milano a cui va la mia stima per il grande lavoro svolto con doverosa passione alla ricerca di atti e documenti probanti fascicolati minuziosamente con grandissima professionalità e senso civico.
Una breve cronistoria
In primo grado, nel febbraio 2013, i tecnici progettisti e direttori dei lavori di ristrutturazione della Casa dello Studente: ing.ri Tancredi Rossicone, Berardino Pace e Pietro Centofanti, erano stati condannati a 4 anni di reclusione, per omicidio colposo, disastro colposo e lesioni. Inoltre, l’arch. Pietro Sebastiani, presidente della commissione di collaudo tecnico amministrativo e dirigente dell’ADSU (Azienda per il diritto allo studio, che gestiva per conto della Regione Abruzzo la struttura “scolastica-alberghiera”) veniva invece condannato alla pena di due anni e sei mesi di reclusione, con interdizione limitata ai pubblici uffici. Tutti gli imputati sono stati assolti dalla Corte di Appello dalla pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici, per una sorta di un imprecisato” corto circuito” formale tra magistrati inquirenti e giudicanti.
Le motivazioni della sentenza contenute in circa 30 pagine, confermano in buona sostanza tutto l’impianto accusatorio del giudice monocratico dott. Giuseppe Grieco, a seguito di recepimento integrale delle motivazione addotte in primo grado, tra le cause del” crollo della casa dello studente” e contenute nella maxi perizia di circa 3 mila pagine ( e con grafici ed elaborati esplicativi di studi geomofologici sulla natura sismica dei terreni in situ e di verifica dei calcoli strutturali ), redatta dall’ing. Maria Gabriella Mulas, docente del politecnico di Milano . In buona sostanza la Corte di Appello riconferma integralmente la maxi perizia succitata, mentre rigetta in più punti le conclusioni dei consulenti tecnici dei 4 imputati, ritenute” discordanti”. Per completezza di informazione si precisa che gli indagati alla partenza del processo di primo grafo erano 15, con 4 tecnici già deceduti e il progettista, Claudio Botta, morto a 94 anni, prima che cominciasse il processo d’Appello.
In SINTESI le conclusioni
Secondo i giudici di secondo grado i profili di colpa contestati ai 3 tecnici progettisti concernono proprio” il mancato espletamento di quelle verifiche, necessarie a fronte dell’invasività degli interventi edilizi progettati e realizzati, che avrebbero consentito di valutarne le conseguenze” e del Presidente della Commissione di Collaudo e Dirigente di” aver presieduto alle operazioni di collaudo senza verificare opportunamente se le prescrizioni previste dai titoli autorizzativi fossero state ottemperate”. Il collaudo tecnico – amministrativo non poteva prescindere, secondo la Corte, di valutare” la regolarità delle opere realizzate non solo sotto il profilo formale, ma in relazione alle ripercussioni sulla staticità dell’edificio, considerata anche la sismicità della zona”.
I giudici, scrivono nella sentenza, sulla scorta della perizia dell’ing. Maria Gabriella Mulas, come sia avvenuto il” crollo della sola ala Nord, a differenza della restante parte dell’edificio e delle costruzioni circostanti, che, evidentemente, hanno subito una sollecitazioni identica” e quindi” Appare, dunque, corretto ritenere che la scossa di terremoto delle ore 3.32 del 6 aprile 2009 sia stata una concausa del crollo della Casa dello studente, ma non la causa esclusiva”. Un altro aspetto importante riguarda il rifacimento degli impianti tecnologici e di” adeguamento alle norme di sicurezza” che hanno determinato un sostanziale mutamento di” destinazione d’uso” dei locali rispetto al progetto iniziale, senza che, medio tempore, fosse intervenuto alcun idoneo atto autorizzatorio.
UNA PERSONALE RIFLESSIONE FINALE
Lo scrivente, che ha seguito ogni singola fase degli accertamenti tecnici nel ruolo di CTP (consulente tecnici di parte) e del processo, vuole rivolgere un appello, in merito agli interventi di edilizia pubblica (e privata) che si svolgono anche nella nostra città.
E che sovente modificano le destinazioni d’uso degli immobili dopo avere utilizzato le risorse pubbliche dello Stato o Comunitarie, alterando anche sotto il profilo della distribuzione interna, l’originaria consistenza fisica degli immobili e dei sovraccarichi, in diretta dipendenza dell’inserimento o rifacimento degli impianti e la modifica e ridistribuzione dei volumi per l’adeguamento statico e miglioramento strutturale degli immobili, alla normativa sismica intervenuta solo di recente nella nostra città, rispetto alla costruzione degli immobili .
Un’attenzione particolare va rivolta alle condizioni strutturali in cui versa da anni il nostro ”centro storico” nell’ambito dell’avvio di limitati processi, che si configurano come di” ristrutturazione”, ma che richiedono valutazioni più ampie in merito alla staticità di quelli circostanti ( e non oggetto di intervento),oltre a competenze professionali specifiche dei soggetti attuatori e delegati per legge all’approvazione dei progetti ed all’effettuazione dei controlli nella fase progettuale ed esecutiva. Delle verifiche successivamente programmate nel tempo e da effettuarsi sistematicamente per la” sussistenza – conservazione” dei requisiti di agibilità iniziale.
Il nostro ”centro storico”, essendo caratterizzato dalla presenza di case pochissime case abitate da nuclei familiari con anziani, tra le tante rimaste per decenni abbandonate con crolli strutturali numerosi ed evidenti, costituisce nel suo complesso architettonico –urbanistico un serio ed evidente pericolo alla pubblica e privata incolumità, che non va assolutamente sottovalutato, ai fini dell’attuazione e programmazione delle misure da adottarsi dall’Ente Pubblico in caso di emergenza. Per la” sicurezza e messa in sicurezza” delle viabilità pubbliche, in diretta dipendenza degli edifici privati prospicienti e circostanti e per l’evidente ricaduta degli effetti in caso di calamità non del tutto eccezionali. E che invece richiederebbero da subito una seria valutazione e classifica sulla natura e grado dei” rischi”, non esclusi quelli da” interferenze” dell’ambiente esterno sullo strade, sull’accesso dei mezzi di soccorso ed uso quotidiano del territorio, caratterizzate da una ridottissima larghezza delle strade e da notevoli pendenze verso valle con scale, prive di viabilità alternativa e da creare per facilitare nell’emergenza l’accesso ai mezzi di soccorso (ex lege n° 81/2008 smi).
Ecco perché dal caso in esame (crollo della casa dello studente), unico e per la prima volta studiato attentamente dall’Autorità Giudiziaria, e svolto in tempi brevissimi, noi tutti ed i progettisti in particolare, con gli Enti Pubblici preposti e posti a garanzia della sicurezza in particolare, devono raccogliere le esperienze positive ed” informatiche” amplificandone i contenuti della discussione anche attraverso” forum” e conferenze dibattito.
D'altronde la perizia dell’ing. Maria Gabriella MULAS, va in questo senso, avendo affrontato questo argomento nel suo complesso e per la prima volta in Italia, in forma esaustiva e trasparente controbattuta da altrettanti professori universitari esperti in varie discipline giuridiche, urbanistiche e dei lavori pubblici, nominati dagli imputati nel contraddittorio di controparte. La perizia, nel suo complesso degli atti, costituisce uno studio della normativa vigente nel suo complesso ed è servito anche per non vanificare e rendere incongrua la legislazione già abbondantemente vigente, nell’ambito dei processi di ”ristrutturazione”, con eventuale variazione delle iniziali ”destinazione d’uso” , in zone sismiche o assoggettate ai diversi vincoli idrogeologici - geomorfologici, quindi, sottoposte a un rischio ulteriore e maggiore per la salvaguardia in certi casi di ”vite umane” , ma non solo .
La condanna degli imputati ha dimostrato, per la prima volta, che gli “studenti” non sono stati le vittime del terremoto, ma sono le vittime della responsabilità umana, dell’incompetenza professionale dei vari soggetti coinvolti, della superficialità nella redazione e validazione dei progetti, della negligenza, dei controlli nella fase preventiva ed esecutiva, in buona sostanza di una condotta imperita ed imprudente degli uomini . Gli 8 giovani rimasti vittime dei crolli, tra gli altri tanti pure coinvolti, erano studenti della facoltà di ingegneria, i professionisti del domani, tragicamente “stroncato” senza colpe. E, sono altresì le vittime dello Stato, le vittime della Regione Abruzzo e del Comune, ovverossia di chi preposto alle diverse forme di “garanzia” istituzionale, non ha saputo proteggere e tutelare gli “studenti,… i nostri figli e nipoti” .
Queste rappresentate sono le sole responsabilità penali, finora accertate in capo ai soggetti individuati come responsabili, ma che non escludono (e come potrebbero?) gli ulteriori e diversi accertamenti di altre responsabilità amministrative e sotto il profilo del codice civile, in capo ad altri e diversi soggetti dipendenti della Regione Abruzzo, insieme all’Adsu ed al Comune, per i fatti commessi non solo dagli imputati, come sopra individuati sotto il profilo penale, in dipendenza diretta o indiretta delle cause - concause dei crolli, ma anche di altre diverse responsabilità soggettive di natura omissiva -procedimentale e/o commissiva.
Voglio sperare infine che questa sentenza di appello (e di cui sono stati preannunciati i ricorsi per cassazione), sia per ora un forte segnale verso l’esterno e che costituisca in futuro un notevole” deterrente” perché si facciano di parte di tutti gli Enti e soggetti coinvolti nelle fasi realizzative delle opere pubbliche (e non solo), le cose più seriamente e che quando accaduto, non accada mai più.
Come invece dimostra un recentissimo crollo di un’altra scuola, proprio durante i lavori di ristrutturazione, con la morte di un operaio.
E quindi spero vivamente che questa sentenza abbia delle ricadute positive soprattutto quando si tratta di garanzie e di ”sicurezza” anche di natura istituzionale, nei confronti di persone inermi ed innocenti divenute il” simbolo del post-sisma Aquilano”.
Geom. G. B. Della Torre
(in qualità di CTP e non solo)