25 aprile. Quando l'Italia si liberò dal nazifascismo

Sarebbe difficile, se non impossibile, capire - da parte di chi non ha vissuto mai una guerra e una occupazione - quali sentimenti abbiano invaso gli italiani che, nel lontano 25 aprile 1945, senza aspettare oltre l'arrivo delle truppe alleate, diedero vita ad un moto di rivolta così dirompente da "scacciare" da molte città del Nord Italia l'esercito tedesco affiancato dai repubblichini (italiani aderenti alla Repubblica di Salò).

Quale disperazione non più disposta alla rassegnazione; quale disgusto davanti a troppa violenza - troppa oltre quanto possibile sopportare - subita per troppi anni. Mentre gli americani e gli inglesi sfondavano la "linea Gotica" in Toscana ed arrivavano a liberare Bologna - era il 21 aprile - a Milano si organizzava la rivolta "tutta italiana", sfociata proprio il 25 aprile in una inevitabile vittoria.

A guidare la mobilitazione popolare i "partigiani", figure quasi mitologiche fino a qualche anno fa; prima osannati, poi "rivisti" e mostrati nelle loro pochezze, evidenziandone gli errori. Loro, nella maggioranza giovanissimi, di fedi politiche "miste", vissuti nell'ombra, convinti di stare dalla parte dei "buoni" e di fare il bene del loro paese, sono "inciampati" nel revisionismo storico, pratica particolarmente gradita agli italiani.

Troppa violenza, decisioni prese col "sangue agli occhi" che oggi non è ammissibile "approvare" da parte di certa linea di benpensanti. Elevandoci "sopra" il vociare dei "pro" e dei "contro", di quelli che ancora hanno da criticare e di quelli che semplicemente ignorano, emerge con potenza inaudita la miriade di lapidi "alla memoria" che costellano le nostre città.

A volte semplici elenchi di giovani uccisi, a volte sculture fini, che richiamano al volto di un uomo armato, spesso solo, a volte nell'attimo della morte. La grandezza e l'estensione della Resistenza - di quel periodo che alcuni hanno definito "nuovo risorgimento" - si riconosce ancora dalle tracce lasciate sul territorio. Come delle ferite ancora non rimarginate che improvvisamente riemergono dal silenzio e dall'indifferenza, riportati alla luce da una festa in rosso sul calendario.

Ci sono ancora donne e uomini che hanno avuto madri, padri, fratelli, sorelle, uccisi mentre combattevano per la liberazione dell'Italia dai tedeschi e dal regime fascista. Morti che hanno un nome e che hanno avuto uno scopo, una ragione che nessuno ha il diritto e neppure una giustificazione per ignorare.

Ci sono ancora volti rugosi di "partigiani" che in giornate come il 25 aprile, rimettono i loro cappelli plurimedagliati e presenziano alle cerimonie accanto a giovani rappresentanti di una Repubblica che hanno contribuito a far nascere. Uomini che non smettono di raccontare i brutti momenti, la rinuncia ad una giovinezza serena perché il sogno di un mondo migliore era più forte di una realtà di restrizioni e di disagi.

A loro, il revisionismo non interessa, come non interessa a noi. La storia, infondo, gli ha dato ragione: a settant’anni da quel giorno in cui gli italiani scesero in piazza per combattere i nazifascisti, noi tutti passeggiamo in piazze e vie "liberate", dove la violenza della guerra è un ricordo condiviso non da tutti ma conservato gelosamente nella memoria di chi l'ha vissuta. Nessuna polemica, dunque, tra destra e sinistra politica.

La Liberazione d'Italia - il 25 aprile - non appartiene ad uno schieramento, ad una sola parte degli italiani. Il 25 aprile è patrimonio individuale di ciascun italiano, un bagaglio quasi genetico: respirato, ascoltato, condiviso, meritato, goduto. I partigiani, quegli uomini che in molte regioni dell'Italia settentrionale hanno combattuto per l'Italia e spesso hanno pagato con la morte la difesa della loro patria, è giusto ricordarli semplicemente come Italiani; quelli che ci fanno essere fieri della terra in cui siamo nati.

E se l'unità di questa "povera Italia" non si fa in occasioni del genere... allora siamo lontani dal "fare gli italiani".

Raffaella Zelia Ruscitto - Direttore de “il cittadino online.it -

Menu