Le idee al macero ovvero punti di vista differenziati

Le vicende della raccolta differenziata stanno faticosamente biodegradandosi in un grande contenitore sociale, politico, economico, etico, al posto, fortunatamente, di un loro eventuale smaltimento apparentemente efficace bruciandole rapidamente con relativi strascichi dannosi e residui da tenere ancora sul groppone; la terza via di una biostabilizzazione dei fatti, portatrice di benefici, se adeguatamente perseguita, è dovuta infelicemente tramontare per far posto a polemiche da paralizzare le intelligenze.

I cittadini sannicandresi, spinti da un inconsueto e partecipe fervore, vorrebbero capire, anche a costo di essere solitamente controcorrente, se la scelta presente (porta a porta) è vincente per il futuro, se i costi e i sacrifici approdino a un bilancio energetico favorevole. Trascurando per il momento il (dis)servizio, suvvia siamo solo all’inizio (ma il buongiorno non si vede dal mattino?), proviamo a incolonnare vantaggi e svantaggi della R.D. e del riciclo; da una parte un dispendioso lavoro capillare degli utenti, un moltiplicarsi di operatori, di mezzi, di macchine e quindi maggiori spese di esercizio, dall’altra la coscienza ecologica premiata con il risparmio di energia e materie prime, estratte dal differenziato, unitamente all’ambiente più pulito.

Sono evidenti i limiti oggettivi della R.D. così organizzata per cominciare a porsi problemi sulle modalità e frequenza dei ritiri dei tipi di rifiuto per arrivare a un’attesa e positiva verifica nonché ad una complessiva convenienza economica. E’ possibile un parziale ripensamento del sistema adottato per soddisfare la R.D. senza farla diventare una crociata affiancando, anche, qualche consistente isola ecologica per il differenziato (magari a punteggio e premio) e renderne ancora più significativa l’intercettazione? Il metodo in adozione è compatibile con il progresso della nostra società e il miglioramento della qualità della vita? La coerenza per il risparmio delle risorse e il messaggio da dare non dovrebbero essere perseguiti in tutte le nostre e altrui azioni quotidiane (uso di combustibili fossili ed effetto serra, deforestazioni selvagge, buco di ozono, consumi e la pubblicità che li incentiva, spreco di energia, uso dei concimi artificiali, e mi fermo a questo incompleto elenco)? Il “cittadino modello” che crede a queste “verità rivelate” è stato effettivamente informato sui termini più significativi dell’intera operazione e sarà costantemente coinvolto, oltre alle formali comunicazioni, per ottenere una partecipazione convinta e decisiva culturalmente?

Intanto meglio sgombrare il campo da possibili equivoci: ogni metodo di smaltimento dei rifiuti presenta aspetti positivi e negativi, valutare il sistema migliore è complesso anche perché le variabili da prendere in considerazione sono molteplici. A mio avviso il principio fondamentale è quello della tutela ambientale, perché una volta distrutto questo pianeta un altro non possiamo crearne, mentre sostituire al business dei rifiuti un altro tipo di attività economica è possibile.

La società degli oggetti in cui viviamo e lo stile bulimico, non solo alimentare, ci impongono di cercare le risposte giuste a questo problema, non esistono semplici espedienti per situazioni complesse. Nei cicli produttivi si genera inquinamento e si consuma energia; nei modelli produttivi occorre ciclicità, bisogna ridurre al massimo i rifiuti, se gli scarti non sono tutti riciclabili c’è qualcosa che non va. Altrimenti torneranno a scoppiare le emergenze rifiuti che provocano cattive pratiche come inceneritori e discariche in posti assurdi. La raccolta differenziata, opportunamente studiata e realizzata, l’impiantistica e il compostaggio affrontano, a mio avviso, nella misura più giusta e conveniente il problema. Del resto sarebbe troppo chiedere un abbattimento significativo dei rifiuti prodotti consumando nella giusta misura, migliorare le abitudini in direzione opposta agli imballaggi e ai vuoti a perdere (ma l’abuso del packaging è una pratica industriale delle multinazionali), considerare l’importanza del consumo energetico, necessario e non sempre, che c’è dietro ad ogni bene di consumo.

Ma, se l’affaire sembra di difficile soluzione, occorrerebbe rivolgersi a Conan Doyle, il creatore di Sherlock Holmes, o ad altri che l’hanno citato, che esclama “Follow the money” “Segui il denaro”: una leva decisiva che aziona in modo veramente interessato la mente umana ed apre a immediate spiegazioni alcuni comportamenti apparentemente indecifrabili. Insomma:

  • Il decreto SalvaItalia del 6 dicembre 2011 (gov. Monti) prevede una sovrattassa di 0,30 € per m2, che i Comuni possono anche portare a 0,40 secondo la tipologia e l’ubicazione dell’immobile? (Mentre sto scrivendo mi è stato recapitato il modulo F24 per il pagamento).
  • L’art. 7 della legge regionale n. 38 del 2012 prevedeva la penalizzazione del 25% dal gennaio 2013, rinviata al 2014, per i Comuni che non avessero raggiunto il 40% di R.D?
  • Il nostro Comune è assoggettato ad un ulteriore tributo speciale per tonnellata di rifiuto conferito in discarica?
  • Bisognerebbe raggiungere quali scaglioni di rifiuti riciclabili per ottenere quali aliquote di pagamento nella nostra regione?
  • La premialità per la raccolta differenziata ha il suo destinatario nel cittadino, nel Comune o nella società che gestisce il servizio?
  • Le pattumelle (e le buste adatte non distribuite) sono a carico del cittadino?
  • Con la IUC (imposta unica comunale) in arrivo nella Legge di Stabilità 2014 (ma i conti sono ballerini) vengono messe al bando tutte le sigle precedenti per pagare di meno (wow!)?

  

Mi scusino i pazienti lettori per le eccessive domande ma, in questo momento, preme “toccare il culo alla cicala” (e farla cantare di più), secondo un detto proverbiale, per essere adeguatamente informati. Altrimenti “tutto va bene, madama la marchesa!” per nascondere ciò che non va con inevitabili conseguenze per la salute, soprattutto mentale, e per il portafoglio.

 Non c’è chi non veda che le penalizzazioni economiche per comportamenti non virtuosi in termini di raccolta e di smaltimento dei rifiuti possono contribuire non poco a far salire la percentuale di raccolta differenziata. Sembra che non si parli, per ora, di particolari, seppure poco significativi, incentivi economici per quei cittadini attenti nell’adottare comportamenti civili, responsabili ed efficaci. La nuova frontiera del guadagnare riciclando di alcune nazioni europee e pochi comuni italiani sottende una filosofia di base chiara: il rifiuto non deve essere “liquidato” in maniera casuale perché può diventare un piccolo valore.

Intanto, le norme esistenti, a qualsiasi livello, si appiattiscono in una tariffazione quale mero calcolo algebrico che incrocia la superficie dell’abitazione con il numero dei componenti (non sempre), non tenendo in debito conto dell’effettiva produzione di rifiuti e non premiando le buone pratiche di raccolta con sconti sulla bolletta, arrivando al paradosso che “Tutti i cittadini sono uguali di fronte alla raccolta differenziata”. Se, a tutto ciò, aggiungiamo la beffa per i Comuni costretti a fare solo gli esattori dell’eco sovrattassa da trasferire allo Stato, la quale ha neutralizzato la demagogica cancellazione dell’IMU, con l’aggravante dell’aumento delle tasse locali per raddrizzare un sistema ingestibile, il cerchio si chiude lasciando difficili soluzioni.

Quale il finale di questa storia non solo sannicandrese sulla raccolta differenziata? Dipende da chi la scrive, nel rispetto del destinatario. In una storia d’amore la conclusione impone di continuare a stare insieme o lasciarsi per sempre. Nella nostra vicenda paesana gli attori fanno la loro parte per poter esclamare “… e vissero tutti felici e contenti”, ma questo si addice alle fiabe. Le cronache di tutti i giorni ci indurrebbero a pensare che il mondo è un paziente cronico e scarse appaiono le possibilità di guarigione definitiva. In Italia, a 26 anni dalla messa al bando del nucleare, manca un piano per gestire i rifiuti radioattivi delle ex centrali, le scorie ci sono ma la soluzione manca e il termine imposto dalla UE è vicino (agosto del 2015). In politica, si sa, c’è la capacità di far diventare cammello un cavallo salvo il rifiuto di cavalcarlo in una reale traversata del deserto. E allora facciamo come dice Pascal “Gli uomini, non avendo potuto guarire la morte, la miseria, l’ignoranza, hanno risolto, per vivere felici, di non pensarci”? Ci penseranno gli altri? O vogliamo imparare a scegliere?

“Finché i leoni non avranno i loro scrittori, la storia della caccia sarà sempre raccontata dai cacciatori”. (Proverbio africano).

Antonio Cristino

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