Internet è un grande mezzo di comunicazione di massa che connette ogni persona con il mondo intero, ma nonostante la sua indiscutibile preziosità, tuttavia ci espone ai c.d. pericoli della rete, quali ad esempio il furto di identità – specie nei social network – o l’accesso illegittimo sui conti correnti on-line.
Una volta le banche pagavano i clienti perché gli portavano il denaro, oggi le banche si fanno pagare per utilizzare il danaro dei clienti, allora per ridurre al minimo i costi di gestione del conto corrente si utilizza il conto corrente on line o, l’acquisto di prodotti finanziari dematerializzati.
Con il termine inglese “home banking o online banking”, tradotto in italiano “telebanca o banca a domicilio”, si definiscono quei servizi bancari che consentono al cliente di effettuare operazioni bancarie da casa o comunque al di fuori dei circuiti classici (sportelli bancari), via internet. Normalmente si sceglie questo tipo di contratto bancario per ridurre le spese che normalmente la banca applicherebbe se le operazioni si facessero allo sportello. Basti pensare che un bonifico effettuato allo sportello può arrivare a costare più di cinque euro!
Tuttavia, tale sistema, purtroppo, oggi non garantisce al 100 % i titolari dei rapporti, sono frequenti, infatti, i casi di furto perpetrato on line, da parte di terze persone che accedendo sui conti correnti di ignari cittadini, effettuando operazioni a loro insaputa.
Su queste vicende si è espresso molte volte sia l’Arbitro bancario finanziario (sistema di risoluzione stragiudiziale delle controversie tra i clienti e le banche e gli altri intermediari in materia di operazioni e servizi bancari e finanziari) dando ragione agli ignari derubati e, condannando le banche al risarcimento del danno.
L’ABF ha infatti ha più volte ribadito che qualora l’utilizzatore neghi di aver autorizzato la transazione e di aver custodito con diligenza i propri dati personali, “è onere del prestatore di servizi di pagamento provare che l’operazione di pagamento sia stata autenticata”
Ma anche molti giudici hanno deciso stesso senso, come nel caso di una coppia, titolare presso un istituto di credito di un conto corrente con il sistema “home banking”, che si era accorta, accedendo al proprio conto online, di alcuni pagamenti non effettuate da loro stessi, per il valore complessivo di circa seimila euro.
Il Tribunale, al quale la coppia si era rivolta, ha condannato la banca a restituire la somma sottratta, maggiorata degli interessi e della rivalutazione monetaria. La banca è stata condannata per non avere superato la “presunzione di colpa” e, dunque, non aver potuto dimostrare che le credenziali (numero utente, password, OKey ecc.) fornite al cliente fossero entrate in possesso di terzi per una condotta colposa del medesimo.
La decisione del giudice investito della vicenda, rappresenta un importante precedente anche per coloro che subiscono, a loro insaputa, prelievi attraverso carte di credito clonate, pagamenti effettuati con carte prepagate clonate ed altro, fenomeni purtroppo in continuo aumento.