Sete di Teatro, la chiusura impoverisce la cultura

SAN NICANDRO GARGANICO:

LA CITTA’ HA SETE DI TEATRO – LA SUA CHIUSURA CONTINUA A IMPOVERIRE LA CULTURA E LE ASSOCIAZIONI

di: Gino Carnevale

 

Elencare gli innumerevoli successi del Cinema Teatro Italia è impossibile perché ci vorrebbero pagine intere di giornale per scrivere di ogni giorno, di ogni mese e di ogni anno ciò che quelle mura hanno rappresentato negli anni fino alla sua triste e inaspettata chiusura di qualche anno fa.

Un Teatro che ci viene invidiato dalla provincia di Foggia non può restare un contenitore chiuso e non può restare in silenzio perché ciò che emana e ciò che fa respirare è il frutto di una cultura assordante che San Nicandro Garganico ama manifestare con le sue associazioni, con le sue opere, con la sua intraprendenza.

Il suo odore è inconfondibile! Puoi recarti con le bende agli occhi e nell’aprire quelle porte respiri quel profumo di platea, di galleria, di lunghi corridoi che negli anni sono stati protagonisti di un viavai di ragazzi, di scolaresche, di politici, di imprenditori. I suoi camerini urlano di un silenzio assordante. 

Le recite dell’AGIMUS, dell’AVIS, AIRC, AIL, AGAPE, AISM, delle scuole, delle parrocchie, della goliardia, delle associazioni teatrali, musicali.

San Nicandro Garganico e le sue associazioni, la sua gente, reclamano una riapertura che possa ridare un senso alla cultura locale, provinciale, regionale e nazionale. Questo Teatro ha tutte le carte in regola per esprimere la sua forza e la sua magia incastonata in un insieme di cose che rapiscono l’attenzione al momento dell’ingresso. 

Tanti sono stati gli accorati appelli alla proprietà del Teatro. Tanti sono stati i messaggi che ripetutamente sono stati fatti recapitare affinchè ci sia un punto di incontro tra la proprietà del Teatro e il Comune di San Nicandro Garganico. Oggi tra gli immobili del patrimonio comunale si conta il Castello che ci si augura possa dare le tante risposte ai cittadini per il suo acquisto fatto qualche anno fa. Ebbene, il Teatro Italia può essere un acquisto intelligente e fruttuoso che porterebbe un valore aggiunto in un Comune come il nostro che per anni ha visto la perdita di molti punti di riferimento per lo sviluppo socio economico e culturale. Basti pensare ad un indotto non da poco. Un Teatro fa girare grossi volumi d’affari che investono decine di attività satelliti e la nostra economia ne potrebbe tranquillamente giovare.

L’appello unanime è quello di una seria e decisa collaborazione tra le parti per far si che il Teatro Italia possa in qualche modo riaprire quelle serrande e quelle porte e ridare luce ad un palco che solo esso può narrare i nomi delle migliaia di ragazzi, di adulti, di attori, di attrici, di musicisti, di politici, di associazioni. 

Nel 2013 il Teatro Italia portava sul palco un progetto innovativo e magico per un gruppo di giovanissimi grazie alla forte volontà di Annamaria Fallucchi e del sottoscritto in collaborazione con il Teatro dei Limoni di Foggia. Insegnanti di teatro, giovani, giovanissimi, fanciulli, adolescenti, tutti pronti per apprendere in questo appuntamento culturale tutte le nozioni di base del teatro, l’arte del recitare, l’arte dello stare su un palco davanti ad un pubblico, il vivere l’emozione dei riflettori e l’adrenalina della recitazione. Dal Teatro alla lettura di fiabe con vere rappresentazioni grafiche e sceneggiate. “Avvicinare i giovani a questo fantastico mondo è una missione che rende orgogliosi chi le propone e chi le rende esecutive” diceva nel 2014 Annamaria Fallucchi davanti al pubblico in sala che rapito dall’impegno dei ragazzi e dalla bravura degli insegnanti e di chi ha messo su tutto lo spettacolo “i tre capelli d’oro del diavolo” auspicava in una continuazione di questo progetto unito a tanti altri grazie al duro lavoro di decine di associazioni culturali presenti sul territorio. La bellezza di questo paese, lo scrivevo già nel 2014, i giovani, seppur pochi, è il mettersi in discussione. Dimostrare oltre le nostre mura che San Nicandro Garganico ha un cuore pulsante che si chiama “cultura”, che si chiama “teatro”, che si chiama “musica”, che si chiama voglia di mettersi in discussione. 

C’è sete di lavorare per il proprio territorio e questa volta c’è bisogno di dare una risposta ai cittadini sannicandresi. Urge un tavolo di concertazione tra il Comune e la proprietà affinchè il Teatro possa essere adottato in un contesto che duri nel tempo e che dia finalmente un senso al “suo essere Teatro”. Troppe “le chiusure e le riaperture”. Troppe le delusioni di chi credeva e di chi oggi ancora crede. La politica avanzi dei suggerimenti utili e fattibili perché le associazioni non possono più adoperarsi in scantinati, in palestre o locali di emergenza. È ora di interessarsi a ciò che nel nostro paese funziona meglio! 

 

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