Si cura con la marijuana, prima accusato e poi assolto

Dopo la recente sentenza della corte costituzionale – la n. 32 del 2014 - che, dichiarando incostituzionale la legge Fini-Giovanardi per violazione dell’art. 77 della Costituzione, ha praticamente cancellato l’assurda equiparazione sanzionatoria tra droghe “leggere” e droghe “pesanti”; l’intervento del governo con il decreto legge del 20 marzo 2014, n. 36 che rimuove taluni ostacoli alla prescrizione ed utilizzo di farmaci contenenti sostanze stupefacenti ai fini della terapia del dolore; un tribunale ha assolto un malato con problemi mentali processato per il reato previsto e punito dall’art.1 del D.P.R. 309 del 1990, perché trovato in possesso di strumenti per la coltivazione di marijuana, erba utilizzata, come dallo stesso dichiarato in occasione dell’arresto, per fini terapeutici.

Rischiava una condanna da sei a vent'anni di carcere per coltivazione e detenzione di marijuana a fini di spaccio, ma il giudice ha riconosciuto che il ragazzo di appena 25 anni, coltivava l’erba per un uso esclusivamente personale, per fini terapeutici e, cioè per alleviare gli effetti dei suoi problemi psichiatrici connessi allo stato di depressione di cui soffriva da tempo.

Ma questa non la prima ed unica decisione in tal senso, infatti nei giorni scorsi anche il Tribunale di Catania nel corso di un giudizio c.d. abbreviato, ha assolto perché il fatto non costituisce reato, un disabile di circa 40 anni arrestato perché coltivava in una piccola serra domestica marijuana che utilizzava per alleviare i dolori di cui soffriva da tempo.

Sentenze, che non sarebbe esagerato definire storiche perché riconoscono che le sostanze stupefacenti, la marijuana in questo caso, può essere utilizzata per fini terapeutici con la conseguente non punibilità dell’utilizzatore. Decisioni, sicuramente utili anche per coloro che si trovano nella stessa condizione, ma soprattutto perché rafforzano e riconoscono il diritto dell'individuo di scegliere le cure più efficaci, diritto sacrosanto che non può e, non deve sopportare limitazioni irragionevoli.

Tra l'altro, da tempo anche alcuni scienziati, come il prof. Veronesi – noto oncologo-  ma anche i radicali si battono a sostegno della campagna di legalizzazione della cannabis sia per sottrarre alla mafia ed alla delinquenza il mercato della droga sia, per consentire l’uso di oppiacei a fini terapeutici. 

La mancata legalizzazione della marijuana e delle droghe leggere è risaputo, altro non fa che aiutare il mercato della droga a prosperare. Legalizzare le droghe leggere, produce due indubbi ed immediati vantaggi: primo fa confluire nelle casse dello stato somme a titolo di imposte, ma quello che più conta è la possibilità di esercitare un maggiore controllo sull'utilizzo delle sostanze stesse.

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