Quando il Cagliari vinse lo scudetto, Agostino Trombetta da San Nicandro Garganico aveva undici anni e un idolo: Gigi Riva. A nulla servì la divisa dell’Inter che suo padre gli aveva regalato per il compleanno: il bomber che avrebbe detto di no alla Juventus («il suo gol più bello») meritava amore esclusivo; maglia e calzoncini neroazzurri passarono a un amico. Il 12 aprile 1970, quando i rossoblù batterono il Bari all’Amsicora diventando campioni d’Italia con due giornate di anticipo, Chaddad Douda Naro dal Benin, era ben lontano dall’essere anche solo sognato: suo padre aveva tre anni e sua madre non era nemmeno nata. Eppure c’è un filo rosso che unisce Agostino, Rombo di Tuono e Chaddad, oggi ventottenne, ed è lo Sporting Club Gigi Riva de Parakou, prima squadra e seconda squadra (under 17 e under 13) che inseguono il gol nel nome del campione di Leggiuno che riscattò i sardi negli stadi di tutta Italia.
Agostino e Chaddad
Agostino è medico al Pronto soccorso della Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, l’ospedale di Padre Pio. Racconta: «Ad anni pari dedico le mie ferie a Missione Africa, prestando servizio in Kenya e Benin. Qui, nel 2018, conobbi Chaddad, un imprenditore locale che parla l’italiano meglio di me. Gli spiegai il mio amore per Riva e decidemmo di fondare la società sportiva, di cui lui è presidente e io vicepresidente assieme a Manuel Furlin, un suo compagno di classe a Merano». Chaddad, infatti, ha frequentato le scuole medie e parte del liceo in Veneto, prima tappa a Bovolenta. Ricorda: «Sono arrivato grazie ad Alpidio Balbo, del Gruppo Missionario di Merano. Mi ero fatto male giocando a calcio in Benin e rischiavo l’amputazione della gamba. Lui si impegnò per farmi curare in Italia e mi fece ospitare da sua figlia Emanuela».
L’aiuto dei sardi
Chaddad non completa il liceo e decide di rientrare nel suo Paese per rendersi utile lì. Fa l’imprenditore, costruisce strade e case, però gli resta il desiderio di aiutare i ragazzini. Il calcio, sua antica passione, diventa il mezzo giusto. L’entusiasmo di Agostino fa partire l’ingranaggio, poi si aggiungono altri volontari a dare una mano. Uno è Sandro Nuvoli, infermiere di Sassari, che con Pasquale Fancellu aveva scritto Quando gli eroi eravamo noi. Memorie di uno scudetto e dintorni. Il libro, dedicato al Cagliari, ai tempi era stato venduto con la maglia bianca del famoso scudetto. Sandro, che conosce Agostino dopo aver letto online la sua storia folle di foggiano che tifa rossoblù, diventa suo amico su Facebook e quando scopre della squadra di calcio dedicata a Rombo di Tuono spedisce in Africa tutte le maglie che gli erano rimaste e con una colletta manda anche calzettoni, calzoncini e scarpette (perché molti ragazzini giocano scalzi, e continuano a farlo anche ora in allenamento).
L’entusiasmo di Gigi Riva
I giovani calciatori onorano il mito di cui portano il nome e il 5 luglio gli under 17 dello «Sporting Club Gigi Riva di Parakou» vincono senza mai essere battuti il torneo provinciale Evenemential, portando a casa anche i titoli di miglior portiere e miglior attaccante. E qui si intravede il sogno. Dice Chaddad: «Vorremmo partecipare al campionato di Serie C, ma abbiamo bisogno di seimila euro, il budget minimo per trasferte, allenatore e spese di gestione». E il primo a non tirarsi indietro, adesso, è proprio Gigi Riva, presidente onorario del Cagliari Calcio. Al telefono con noi, Rombo di Tuono si dichiara entusiasta dell’impresa dei suoi «allievi»: «Sono orgoglioso, è una cosa bella. Fanno sacrifici veri, immagina cosa significa giocare senza scarpe, io l’ho fatto da bambino dopo la guerra, in un’Italia distrutta. Mi sento vicino a questi giovani calciatori, vorrei abbracciarli tutti e se avranno bisogno di qualcosa vedrò come darmi da fare. Io faccio il tifo per loro».
fonte: il corriere.it