La fine del berlusconismo e dell'anti berlusconismo

Scrivo queste parole in concomitanza con lo svolgimento dei funerali di Stato di Silvio Berlusconi in diretta sulla Rai. Il mio stato d'animo oscilla tra momenti di dispiacere per la dipartita di un uomo che lascia la vita terrena e l'indifferenza verso un uomo d' affari e un uomo politico che ha segnato la storia d'Italia sin dagli inizi degli anni 90. Le parole del Vescovo di Milano sono state eloquenti: un uomo d'affari che ha pensato in vita ai suoi interessi e un uomo politico che ha fatto di tutto nella vita per piacere solo a se stesso ed agli altri. Per tutto quello che è stato in vita, conclude il Vescovo nella sua omelia, sarà Dio a giudicarlo. Personalmente penso che l'uomo politico e d'affari Silvio Berlusconi, prima di essere giudicato da Dio, debba essere giudicato dagli uomini che in terra hanno vissuto e seguito la sua storia personale in tutti i suoi aspetti. Non voglio avventurarmi in questa analisi che ci porterebbe troppo lontani ma voglio solo sottolineare che la sua capacità di dividere il popolo italiano in berlusconiani e antiberlusconiani ha rappresentato un forte limite per tutte le forze politiche, nella c.d. seconda Repubblica, all'apertura di un confronto serio sui problemi che potevano interessare la vita vera di tutti gli italiani. E' stato un uomo fortemente divisivo che ha condizionato la politica a difesa dei suoi interessi personali. Questa è la verità che rimarrà nella storia. Non dimentico quando a seguito degli scandali di Tangentopoli, giustificò la sua discesa in campo in politica con l'intento di acquisire l'eredità politica democristiana, socialista, socialdemocratica, liberale, repubblicana, per fermare i “comunisti” che volevano espropriare il suo impero economico e dell'informazione Mediaset, che bisognava difendere ad ogni costo. Con lui l'era dell'antipolitica aveva avuto inizio. Qualcuno, legittimamente, direbbe che Silvio Berlusconi abbia determinato anche delle cose positive. E' assolutamente vero ma, diciamoci francamente, cosa  rimarrà nella mente della gente?: il Bunga Bunga e le notti di Arcore con la figlia di Mubarak, la continua lotta contro le cc.dd. Toghe Rosse per sfuggire dai suoi processi, unitamente alle riforme della giustizia ad personam, il suo populismo fiscale favorevole alle sue imprese e a quelle del nord, la sua decadenza da senatore a seguito della sua condanna per frode fiscale, alle tante brutte figure del popolo italiano in Europa, ecc.ecc., senza dimenticare la crisi del suo Governo che nel 2011 portò l'Italia sull'orlo della bancarotta totale. Da imprenditore e proprietario del Milan, è vero, vinse tutto e non a caso ai suoi funerali era presente tutto il tifo organizzato della sua ex società e non le bandiere di Forza Italia. Si chiude, indubbiamente, un'epoca e forse se ne apre un'altra. Ma quale?.
Personalmente mi auguro un'epoca nella quale la politica torni a rappresentare valori e idealità perdute, che il confronto si sposti sul terreno dei problemi veri delle persone, che si crei un clima di maggiore rispetto per l'avversario e delle idee che rappresenta, che la gente possa scegliere tra una destra liberale e conservatrice e una sinistra democratica e progressista, che si scriva la parola fine all'odio in politica e ci si incammini verso la civiltà. E' finito il tempo del berlusconismo e dell'antiberlusconismo.

Di Monte Leonardo

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