Il sacro con il profano

Anni fa le scuole superiori in loco non erano presenti. Gli studenti andavano a San Severo. Lì si incontravano generazioni di adolescenti/e del Gargano e del Tavoliere. Da inizio primavera e fino all’estate, ogni paese aveva la propria Festa patronale. Solo San Nicandro Garganico non l’aveva! Sembravamo “svantaggiati in senso civico”. Si andava alle Feste Patronali di Lesina, Apricena, San Severo, Cagnano Varano, Torremaggiore, Poggio Imperiale, Carpino, Rodi Garganico e altri ancora. Ogni anno esse venivano “valutate” in base ai cantanti di grido dell’epoca che erano “usciti” in televisione; noi sannicandresi silenziosi. Si festeggiava il 16 luglio, la Madonna del Carmine, curata da “don Guglielmo” con l’ausilio di tutti i muratori-artigiani i quali donavano la retribuzione di una giornata di lavoro. Nel 1995, anno in cui vi fu l’elezione diretta del Sindaco, tra le diverse idee nacque anche quella della Festa dei Santi Patroni di San Nicandro Garganico. Proposi che nel creare il Comitato Festa patronale, all’interno si occorreva innestare cittadini/e di ogni credo ideologico. Alcuni invece lo desideravano come “pro meo tua” (per il mio bene –Cicerone-). Dissentii. Comunque negli anni successivi le feste si fecero, in modo continuo, ma portavano il marchio “popolano” del Primo cittadino del momento. Questo non andava bene. La Festa Patronale ha lo scopo che mira ad un fine altruista civico. Connotarla in due segmenti: uno prettamente religioso e l’altro di natura ludica (divertirsi senza grande impegno, giocoso e spensierato). Così si migliorano le relazioni interpersonali, le attività commerciali fanno affari; viene gente di fuori; i giovani radicalizzano la cultura paesana. E‘ la fioritura di una gioia paesana. Certamente, come per il vino e l’olio, vi sono state Feste eccellenti e altre meno! A volte è dipeso anche dal periodo economico-finanziario del Comune e delle famiglie. Poi in questi due anni trascorsi la Pandemia ha sepolto questa costumanza locale. Per “fortuna” si intravvede la luce in fondo al tunnel…e quest’anno, toccando ferro, si rinnoverà la tradizione interrotta in forma coatta. Il Primo cittadino ha annunciato, Urbi et Orbi, che “…l’organizzazione nominale sarà affidata, come da regolamento (?) al Comitato Feste Patronali ma di fatto saranno loro insieme alla Pro Loco e in accordo con l’Amministrazione, a programmare nei minimi dettagli questo grande momento di aggregazione civica attorno alle nostre radici.”

Cerchiamo di disgiungere il sacro dal profano o come dicono gli agricoltori: separare il grado dal loglio! Il Comitato (come dagli artt. 36-37 e 38 del codice civile provenienti dagli ex art. 18-19 e 49 della Costituzione con modificata dalla L.192/2000) deve essere sempre APOLITICO!!! Avere lo scopo precipuo: organizzare la Festa Patronale. Punto. Preoccuparsi di nominare un Presidente con ricambio biennale. Uno statuto. Un bilancio, un conto bancario. Richiedere, dietro ad un programma ben definito, un contributo all’Amministrazione comunale in carica. Invitare, cittadini e attività economiche locali, a donare una “liberalità” spontanea. Dividere i momenti di gioia in: religiosi e ludici. Il Comune deve avere un obiettivo: versare il contributo (denari dei cittadini di ogni credo ideologico e religioso); la logistica appropriata e il piano di sicurezza per l’ordine pubblico. Punto. Ecco il vero civismo: una Festa di tutti e per tutti. Non ripetere, per l’ennesima volta, la logica del “PRO MEO TUA”.  La nostra Pro Loco (iscritta all’Albo regionale n.127 del 28-12-2018) è un’associazione che dovrà operare prevalentemente, sul territorio della Regione Puglia. Anch’essa deve essere APOLITICA. Dovrà munirsi di una struttura democratica. Non avere scopo di lucro; l’obiettivo associativo precipuo è: svolgere attività di utilità sociale, tutelando la promozione e la valorizzazione del territorio e delle sue radici storiche e culturali. Certamente anche la Festa Patronale. Ma poiché è già in essere, in loco, l’altra organizzazione, sarebbe auspicabile che ognuna facesse promozioni differenti e non in comunione o peggio, come qualche anno fa, in antitesi tra loro. L’Amministrazione, tassativamente, deve restarne fuori dalla programmazione “…nei minimi dettagli.”. Solo così il vero CIVISMO, nei fatti e non con retorica vetusta, potrà diventare adulto anche nella nostra comunità. Ognuna di queste associazioni dovranno, annualmente, programmare tutti gli eventi culturali, senza eccedere nel ridicolo del “tanto per…”. In questo modo l’assessorato preposto terrà conto delle programmazioni presentate e congruenti per la redazione del bilancio di previsione annuale. Tra l’altro si possono accedere ai contributi regionali ed europei. Se fatto un lavoro certosino!!! E’ arrivato il momento di programma sul serio. Bilanci prettamente politici-amministrativi e non tecnici (copia e incolla) Un detto latino recita così “DESIPUIT, CUNCTIS STUDENT QUICUMQUE PLACERE” – Sbaglia chi cerca di accontentare tutti-.

Prof. GAMBUTO Antonio (Nino), responsabile politico di “Rinascita cittadina”.

 

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