Alle origini del conflitto

Le vicende degli ultimi giorni e delle ultime ore hanno radici che se davvero si vuole avere l'idea completa della vicenda vanno ricercate nel passato e analizzate sotto vari punti di vista, tenendo come punto di riferimento che la scelta armata sia sempre quella da condannare e da sanzionare.


Dopo lo smantellamento dell'URSS, che assimilava anche i territori dell'Ucraina e delle due repubbliche autodeterminate del Donbass, i confini internazionali che l'impero britannico usava disegnare per le nazioni sconfitte, cominciarono a vacillare, avendo assegnato i due territori oggetto della decisione di Putin delle ultime ore, all'Ucraina. Prima di ciò, pur rimanendo stati distinti uniti nella stessa federazione, i vantaggi commerciali dati dall'appartenenza allo stesso ente sovrannazionale e l'uso della medesima moneta attutivano i risentimenti che questi popoli del Donbass e della Crimea avevano nell'essere parte di una nazione che non sentivano propria. Si noti infatti che entrambi i due popoli sono di cultura e matrice russa, non filorussi o che di recente hanno sviluppato affinità con la Russia e la sua cultura. Diverse volte hanno provato a rivendicare, con il principio democratico di autodeterminazione dei popoli, il passaggio alla Russia, ultimo per data il referendum del 2014, annullato e criticato da tutto l'occidente perchè contrario alla costituzione Ucraina, che non ammette scissioni.


Dal lato opposto troviamo una nazione che ha perso nel corso del tempo prima identità politica, poi commerciale, finendo da Superpotenza mondiale a forse potenza economica territoriale. Il nemico storico degli USA è cambiato con l'impennata produttiva e influenzale della Cina. L'unica cosa che rimaneva per spostare le attenzioni dall'imminente declino per un dittatore che ormai cominica a faticare anche nel far fuori i suoi rivali politici è usare un pretesto servitogli per riprendere, o tentare di farlo, importanza nella scacchiera internazionale. E lo ha fatto, con la mossa peggiore, con la scelta disastrosa per antonomasia, la guerra. Una guerra per modo di dire, data l'ovvia superiorità strategica e militare e dato che la NATO è bloccata non essendo l'Ucraina un suo membro.


Ma allora, gli stati occidentali cosa potrebbero davvero fare per scongiurare eventi del genere?
In primis, le sanzioni imposte, gravose sull'economia russa, speriamo ne attutiscano quantomeno i modi, ma la risposta sarebbe da ricercare in un atteggiamento di maggiore lungimiranza e osservanza dei propri principi, ovvero nel favorire l'autodeterminazione dei popoli quando sussistono le cause per farlo, principio cardine della democrazia, altrimenti parte dei nostri territori italiani sarebbero ancora austriaci. Le motivazioni della critica ai referendum del 2014  dagli occidentali, che lo vedevano come una mossa russa per prendere potere, e le vicende a questa assimilabili hanno un comune denominatore, si parla sempre della lotta fra poteri, si etichetta come pro Russia chi a favore e pro Usa chi contro, e si lasciano sempre poi al margine, quasi mai citati, i cittadini che tentano di esprimere alcune volontà comuni. 
E che questi cittadini, di ogni territorio coinvolto, possano superare e non subire, per quanto possibile, queste lotte fra stati che continuano a portare danni evidenti solo a chi quel danno non lo voleva.

 

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