Con Papa Francesco una Chiesa povera per i poveri

Il 28 febbraio su www.sannicandro.org veniva postato un mio articolo che aveva come titolo e come introduzione le parole che trovate qui sotto virgolettate. L’articolo è ancora leggibile sul sito.

«Grazie Papa Benedetto XVI per il tuo grande gesto d’amore per la Chiesa
Chissà che non si ritorni alla semplicità e all’amore indicato da Cristo
»

Grazie Papa Benedetto XVI per le tue dimissioni da Papa. Un gesto forte, ma che in questa epoca in cui viviamo, ci voleva per scuotere le coscienze di coloro che guidano la Chiesa con una burocrazia che soffoca lo Spirito di Dio.

Solo chi, pur avendo orecchi, non vuol sentire e chi, pur avendo occhi, non vuol vedere, non rifletterà su quel gesto compiuto da Papa Benedetto in un momento difficile per la Chiesa.

Le dimissioni di Papa Benedetto, sono frutto dello Spirito Santo, per raddrizzare il timone della «Barca di Pietro» e capire che dobbiamo imitare la semplicità e la umiltà di Cristo «6il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; 7ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini;» (Fil 2,5).

Il messaggio è di una semplicità sorprendente, capito, tanti anni fa, da Francesco d’Assisi. Quella voce che Francesco sentì «Francesco, va' e ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina» non voleva significare riparare un edificio di pietra e di calce, ma l’edificio del cuore umano che si era allontanato da quell’unico comandamento dell’amore che Cristo ci ha lasciato.
Il nuovo Papa avrà un bel da fare dopo queste dimissioni del predecessore.»

La mia gioia è stata grande quando ho sentito che il Papa aveva scelto il nome «Francesco». Con questo nome ha chiarito a tutti quale è il suo programma: semplicità, amore, pace, fratellanza, povertà, ecumenicità, e chi più ne ha, più ne metta.

Un breve racconto ironico sul Conclave ha per personaggi Dio e lo Spirito Santo. Dio dice allo Spirito Santo: «Scendi giù e vai nel Conclave per illuminare il collegio cardinalizio sul miglior cardinale da scegliere come Papa». Lo Spirito Santo in un attimo è sceso, è entrato nell’aula del Conclave e dopo un poco è ritornato da Dio. «Già di ritorno?» disse Dio. «Sì, perché lì era tutto già stabilito e nessuno mi ha dato ascolto!!!». Ma questa volta lo Spirito Santo è riuscito a fare un ottimo lavoro, specie nei giorni prima dell’inizio del Conclave.

La mia gioia iniziale, man mano che vedevo i gesti di Papa Francesco e udivo le sue parole, si è trasformata in ammirazione proprio per quella semplicità dei gesti e del linguaggio. È un Pastore che sa bene dove e come mettere le mani e come disporsi per e con la Parola. La sua voglia è quella di continuare a stare in mezzo al popolo di Dio per stringere la mano a tutti, per dare coraggio a tutti, e far capire a tutti che Dio è misericordioso e che «non dimentica di perdonare. Siamo noi che dimentichiamo di chiedere il perdono».

Con quei buonasera, buon giorno, buon pranzo, buona notte in tutta semplicità espressiva ti fa sentire amico alla stessa maniera di come Gesù considerava amici i suoi discepoli. «Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi.» Gv 15,15.

Papa Francesco ci riserverà molte sorprese piacevoli. Tra queste mi immagino di vederlo nella stazione Termini e nei sottopassi dove generalmente vivono i poverissimi senza tetto e senza che qualcuno si prenda cura di loro… per dir loro che la meta del suo papato è “Una chiesa povera per i poveri” che tende a infondere speranza in un mondo in cui prevarrà il calore umano che avvolge e riempie di gioia chi si trova avvolto in esso. Ma la speranza è anche l’antesignana di un mondo costruito a misura d’uomo. È una speranza che sarà sposata anche dai governanti di tutte le Nazioni che finalmente capiranno che il «potere è servizio». Era questa la intuizione del nostro amato vescovo pugliese da tutti chiamato “Don Tonino Bello», quando parlava di una «chiesa del grambiule»: grembiule simbolo di servizio.

Da oggi noi fedeli dobbiamo pregare Dio Padre perché conservi a lungo questo nuovo «Francesco», che potrà, con il suo grembiule quotidiano servire tutti perché tutto ritorni alla semplicità dimostrata e propagandata da Nostro Signore Gesù Cristo, senza punta di malizia e di contraccolpi per arrivare al potere per esser primi. Ma ben vengano i primi se hanno voglia e determinatezza per comportarsi così come Gesù dice: «Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti» (Mc 9,35).

La Provvidenza divina è grande: quando tutto sembra immerso nel buio, nasce il germe di una nuova creazione. È il caso di questa congiuntura economica e questo risveglio dei cittadini elettori che non ne possono più tanto da sostenere «Grillo».

Benvenga il «Grillo» se il suo «cri-cri» serva da stimolo per il cambiamento e non per un altro “fanatismo» con la «camicia nera».

Matteo Gioiosa

Menu