Sabato 13 febbraio: il silenzio e il sonno tranquillo della nostra cittadina viene scosso da un attentato dinamitardo presso una banca in pieno centro. Dopo lo sgomento iniziale e qualche velenosa polemica sulla sicurezza, spuntata qua e là come amanita falloide in un buon sughetto, tutto tacque. Fino alla notte tra il 25 ed il 26 marzo, tra venerdi e sabato. Un mese e tredici giorni dopo il primo attentato, un secondo ordigno, collocato presso un Bancomat lungo il Corso, sveglia centinaia di sannicandresi dal loro sonno.
Ancora una volta, tutto tace. Come la volta precedente. Voglio pensare che, stavolta, sia dovuto al religioso silenzio che la Settimana Santa impone a queste latitudini.
Le bombe scoppiano in un silenzio assordante, ormai. Ed è proprio questo silenzio dopo le bombe che mi spaventa. C'è afasia. Assistiamo increduli ed incapaci. Mi piace pensare che, passata la Settimana Santa, si ritorni a riflettere sulla forza delle istituzioni in un deserto quasi senza rappresentanza. Che si lanci un messaggio, forte, per dire da che parte stiamo. In questa terra splendida e maledetta, in cui non possiamo continuare a vivere come se fossimo in uso foresteria.
Bisogna far presto. Perché non sappiamo cosa succederà tra un mese e 13 giorni, visti i precedenti.
FATE PRESTO! Il passo dalle bombolette a spray che imbrattano i muri, alla dinamite, a qualcos'altro di altrettanto pericoloso per la nostra comunità è breve.
Repetita iuvant, ebbi modo di dirlo tempo fa e lo ripeterò, come un disco rotto: si apra un tavolo monotematico sulla sicurezza. Prima possibile.
Buona Pasqua a tutti. Sottovoce. In un silenzio assordante.