Molti di voi avranno sicuramente notato con stupore l’abbondanza di stelle marine sulle nostre rive. Animali bellissimi e affascinanti. Perché proprio di animali stiamo parlando: stelle marine o tecnicamente echinodermi asteroidei, echinodermi come i loro cugini ricci di mare. Riprendo le parole di Emilio Mancuso, biologo marino e socio dell’Istituto per gli Studi sul Mare e di Verdeacqua Onlus: “Potremmo elencare tutte le meravigliose caratteristiche morfologiche che rendono particolati questi animali, ma credo basti soffermarsi sul fatto che sono animali, animali marini che nel mare devono restare; animali marini la cui pelle non si è evoluta per resistere alle nostre manacce ruvide, calde e piene di schifezze. La loro architettura particolare li ha portati ad evolvere una sorta di filtro, il madreporite, che serve a far passare acqua all’interno del corpo e poi fuori dal corpo, che serve ad esempio per far funzionare il loro sistema di locomozione che è un vero e proprio sistema idraulico. Il contatto con le nostre mani può quindi togliere il muco di cui sono ricoperti, che serve a proteggere la pelle, e l’esposizione all’aria può bloccare il sistema idraulico di cui parlavamo, intasandolo con una bolla d’aria.
Ecco cosa NON fare con una stella marina. E ora sapete anche il perché non piangono, non sorridono, non urlano e non ringraziano…e per quanto siano molto diverse da noi, sono pur sempre essere viventi e in quanto tali bisognerebbe sempre concedere loro la dignità che si deve alla VITA. E sono sicuro che anche il buon Darwin dopo attenti studi abbia confermato che non si sono evolute per diventare oggetti d’arredamento o temporanei monili da fotografie di “vacanze al mare”. Ricordiamocelo in tutti i nostri viaggi e data la facilità del loro incontro usiamole come elemento di educazione per i nostri figli, i loro amici e i figli dei nostri amici: un bambino che capisce il rispetto per la natura con un animale che quasi non sembra un animale è un bambino che si prepara alla curiosità e al rispetto della diversità”
Docente e Biologa
Angela Bonfitto