Se comandassi l'Italia

    «Federi’, ma perché scrivi? Cioè, voglio dire, qual è il tuo scopo?» È stata la domanda di un amico pochi giorni fa.

    Me l’aspettavo che prima o poi sarebbe arrivata una domanda del genere. Me l’aspettavo perché il dubbio è lecito e ci sta tutto, allo stesso tempo un po’ preoccupante lo è.

    Voi cosa avreste risposto?

    Io non l’ho fatto, non ho risposto. Non era pigrizia o maleducazione. Di risposte ne ho talmente tante che sceglierne solo una sarebbe come scegliere quale sia il tuo figlio preferito. Così mi sono congedato dicendogli che magari una risposta sarebbe arrivata in un prossimo articolo, e allora eccomi qui.

    Scrivo e curo questa rubrica con l’unico scopo di non avere uno scopo.

    Che stranezza! Parlo e tiro fuori i miei pensieri tenendo la bocca chiusa, ci riesco battendo ritmicamente le dita su una tastiera, bianca per l’esattezza, a fondo grigio. Nessuno scopo, parlo di tutto e niente, eppure c’è sempre qualcuno disposto a leggere le righe di quello che può essere quasi definito un blog ormai.

    L’errore più grande che si possa fare nei confronti di una persona, è pensare che si muova solo per uno scopo ben preciso o per tornaconto personale. Esiste quella gente, ma non è una regola.

    Dai che lo pensiamo tutti! Lo pensiamo sempre. Non ci fidiamo del prossimo, non ci fidiamo del salumiere, del commercialista e dell’architetto. Chi ci sta di fronte è sempre lì pronto a fregarci e, se non spalanchiamo bene gli occhi, una pugnalata alla spalle ci arriva. Sempre. O quasi.

    “Allo stesso tempo un po’ preoccupante lo è”, accennavo poco fa. Credo non sia un caso che la domanda sia arrivata in un periodo come questo, periodo politico intendo, in ambito nazionale e soprattutto locale.

    Ci sono questi ominidi in giacca e cravatta, alcuni con la polo, altri in jeans e maglietta, e mi sento preoccupato: quando manca la fiducia nel prossimo, quando selezioniamo chi votare, chi leggere, chi avere come amico o a quale professionista rivolgerci, non lo scegliamo per le doti, la competenza, la professionalità, la lealtà e l’onestà, lo scegliamo andando per esclusione individuando il “meno peggio”. La domanda è arrivata in questo periodo perché stiamo tutti sul chi va là, pronti a criticare qualsiasi cosa si muova, se il latte è più bianco del solito, se saluti una volta di più e – porca miseria – questa volta non mi faccio fregare.

    Ci sono uomini e donne, ci sono partiti e movimenti politici, ma soprattutto ci siamo noi: il popolo. Noi vogliamo il bene per noi stessi e sappiamo come andrebbero fatte le cose. Sì che lo sappiamo, le sento dire in continuazione le soluzioni a tutti i problemi. Proprio stamattina, entrando in posta, due uomini discutevano di questo. Uno dei due ha anche pronunciato la classica: «Se comandassi io l’Italia, si aggiusterebbero le cose». Poi ne ho letto un altro, sul social dalla grafica blu, ancora più convincente dei due della posta.

    Lo conosciamo tutti quello che se comandasse l’Italia, le cose andrebbero a posto. Ce ne sono tanti. Peccato che se ne stanno a casa a dare le indicazioni ai giocatori in campo, emulando le gesta di un allenatore di calcio.

    «Perché scrivi quindi? Dove vuoi arrivare?» Chiederebbe l’amico di prima. 

    Perché dò voce alla mia anima, mettendola a nudo davanti a voi, e continuerò a farlo finché anche un solo uomo leggerà quanto ho da dire. So di non essere solo, quelli come me vengono chiamati visionari, esaltati, poveri illusi, ma vi assicuro che esistono. Il mio è un messaggio in radio in un mondo ormai desolato che prima o poi verrà ascoltato. Non ho uno scopo, ho solo messaggi da lanciare. Ogni volta uno diverso.

    Ho la mia visione della vita, credo sia quella giusta, ma sicuramente non lo è, come non è giusta quella degli altri. Cerco di avvicinarmici il più possibile, ma su quali basi?

    Se comandassi io l’Italia, sarebbe esattamente come la conosciamo, anche se la comandassi tu o chi abbia mai pronunciato quella frase. L’ho appena detto, quello che credo sia giusto per me, non è detto lo sia anche per gli altri e, in virtù di questo, chiunque prenda decisioni per un’intera popolazione, causerebbe malcontenti da qualche parte. 

    A me basta scegliere una persona moralmente a posto e di sani principi. Credo che quella persona possa essere Pinco Pallino, perché lo conosco, so come la pensa, mi fido. Pinco Pallino mi piace proprio, indipendentemente dal colore della sua giacca.

    Anzi, sai cosa ti dico amico mio, il messaggio di oggi è proprio questo. Scegli anche tu Pinco Pallino, sceglilo perché non ti ha promesso niente, ma ha le capacità per creare le basi affinché tu possa avere quello che cerchi. Diffida di chi ti offre un lavoro, perché costui, se ha il potere di dartelo, può farlo anche senza il tuo consenso da elettore. Per carità, mi va bene anche se non scegli Pinco Pallino, purché sia come lui, purché tu sia coerente quando dici che vuoi cambiare l’Italia, quando dici a gran voce quanto sia sbagliato il modo di come siamo andati avanti (o siamo rimasti fermi) e inizi a capire che noi comandiamo l’Italia, e San Nicandro, e casa nostra, e tutto quello che ci circonda.

    Tratta bene il tuo orto e avrai un buon raccolto, e se credi che qualcun altro possa farlo per te, stai sbagliando di grosso.

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