Lo sparo arriva improvviso e secco, pur se atteso e inevitabile, svuota per un attimo la memoria, l’adrenalina mette in subbuglio tutte le parti del corpo, le gambe che sembravano pesanti durante il riscaldamento scattano come molle, occorre subito concentrarsi sul ritmo da tenere, devi scacciare tutti i timori, gli incitamenti tengono alto il morale, le intenzioni e i preparativi per la gara arrivano dissociati e si va via soli e bisognosi di coraggio e di fiducia. Finalmente! La maratona inizia ed ogni atleta scriverà un’altra pagina nella sua memoria sportiva.
Dietro rimane la folla festante, il saluto beneaugurante del sindaco e la benedizione religiosa, piazza IV novembre corredata per l’occasione, lo speaker con le ballerine, una cornice incuriosita di spettatori intorno a questo serpentone variopinto, che crea l’atmosfera magica per l’avvenimento e facilita il clima gioviale, importante nel contesto della gara. La gente del posto rimane sorpresa e spiazzata da questa imponente manifestazione che scuote le abitudini e la pigrizia; non è una giornata domenicale di riposo, non è una partita di calcio, non è il bel carnevale del posto o un fugace passaggio di una corsa in bici, è una lunghissima corsa a piedi di 42,195 o di 21,097 km che metterà a dura prova lo spirito, i muscoli, il cuore e la testa dei podisti. Ti senti parte di questo incredibile sforzo e l’occasione avvicina ancor di più le famiglie allo sport.
Prima, due ore prima, per le strade principali della nostra cittadina ancora mezza addormentata arrivava la massa dei partecipanti per ritrovarsi in piazza IV Novembre nel silenzio di questa prima mattinata di tardo ottobre, che non vuole saperne di fare andare giù la temperatura e obbedire al ritmo delle stagioni; probabilmente è stata fatta una preghiera di gruppo perché il chiarore del giorno ha accolto tutti col cielo che prometteva limpidezza, il sole che si sarebbe sbarazzato delle nuvole leggere, il vento debole, condizioni meteorologiche troppo belle,poi, per non far patire il caldo . I cartelli, gli striscioni, i gazebo, le transenne, le indicazioni, le forze dell’ordine, panche e tavoli da approntare per il dopogara, la fantasia propagandistica testimoniano la ricerca per la migliore realizzazione possibile; colpisce lo spirito di collaborazione, il coordinamento dei lavori e una entusiastica premura che regna tra gli organizzatori (presidente e atleti della podistica locale) impegnati a far decollare questo evento. I podisti ritirano magliette e numeri, girano per la piazza, ci si saluta, si conoscono nuove persone, si scambiano idee, sanno che è la loro giornata e si comincia a entrare nel clima della gara. I nostri stanno facendo bene il loro dovere, non solo l’accoglienza calorosa e la sentita ospitalità, ma soprattutto le attenzioni per i partecipanti perché la maratona del Parco del Gargano non è solo una maratona, è il battesimo di questa prima ecocorsa nello scenario spettacolare e gratuito del paesaggio naturale tipico del nostro incantevole territorio lambito dal mare, il cielo che si specchia nei due laghi di Lesina e di Varano, la sinuosità di piccole valli e dolci colline, la vegetazione bassa e aspra spezzata da eucalipti e pini, cerri e alberi da frutto, poderi e masserie, terreni incolti e campi per la semina, e, su tutto, l’orgoglio del nostro ulivo secolare.
Intanto, nella fase iniziale, i podisti stanno aggiustando il loro passo lungo le strade del nostro paese per imboccare, poi, la vecchia statale 89 per Cagnano V., senza perdere di vista i “loro avversari” o i compagni di questa audace avventura. Bisogna costruire la propria corsa km per km, tenere presente l’intero tracciato molto tecnico, non spingere troppo quando ti senti bene e vincere la fatica quando stai vacillando, seguire costantemente le pulsazioni, non consentire al tuo stomaco di piantarti in asso, non potrai coprire errori o defaillances, per accarezzare, alla fine, l’idea di arrivare al traguardo felice, incredulo, fiero di te, appagato. Insomma avere sempre le luci di posizione accese, impedire ai mugugni e alle lamentele del corpo di far deragliare le intenzioni, aggrapparti a qualsiasi cosa che solo tu vedi per risalire dalla china sempre in agguato in questa lunga competizione.
Le sensazioni, i sentimenti sono vissuti anche dagli amici e dai parenti degli atleti che li incitano, dagli organizzatori che devono “seguire” la gara per uno svolgimento corretto, attento alle necessità, pronto a intervenire per fronteggiare i disagi, ne va di mezzo la buona riuscita della corsa. L’asfalto del lungo percorso è calpestato dai podisti, dall’ auto “ammiraglia”, qualche cronista in moto e dall’ambulanza; comfort e cordialità dei punti di ristoro alimentano il successo di questa prima manifestazione. Bisogna aspettare gli arrivi, facilitare il defaticamento dei podisti, allestire il palco, consegnare i premi, ringraziare, ristorare all’aperto i protagonisti, in un piazzale gremito e animato, senza soluzione di continuità, con efficienza e gentilezza. Il cerimoniale deve essere gradito al cuore e alla testa dei partecipanti, sollevare festosamente e spontaneamente la gioia e gli applausi di tutti i presenti per staccare il biglietto da visita di questa manifestazione e poterlo esibire, compiaciuti, in altri momenti, in altri posti, con altre persone, con se stessi, con soddisfazione, come l’agognato rush finale del maratoneta nelle ultime decine di metri che lo separano dal traguardo.
Nel pieno della corsa non sei più gomito a gomito come nella griglia di partenza, la solitudine e il silenzio ti fanno compagnia, non c’è più chi ti consiglia o ti incita, non riesci a goderti la magia del panorama: forse era meglio fare una passeggiata per i boschi con gli amici o un’acquagym con le normali signore della stessa età! Si prova a creare degli step: le curve, il rettilineo, un tratto all’ombra, il breve pendio, il punto di ristoro, l’avversario di turno o il compagno di avventura non troppo lontano, il giro di boa per la mezza maratona e il ritorno in paese. I valori e la forma del momento sfilacciano inesorabilmente il gruppone. Quando arriva la stanchezza e si allungano i tempi, l’impresa diventa leggendaria, gli sforzi atletici sono disperati e umanissimi, bruciano i tessuti, i muscoli parlano la loro lingua più estrema. Solo i polmoni conoscono la verità, l’unica possibile, c’è ancora ossigeno? C’è ancora qualcosa lì dentro. La gestione della corsa si apre come il delta di un fiume, tante soluzioni possibili prima di sfociare in un mare. Le lampadine rosse si accendono per tutto il corpo. La corsa può riservarti una bella sorpresa o una delusione cocente, magari entrambe. Diventa persino insufficiente sfoderare il coraggio per un lampo di gloria sportiva, l’obiettivo prende una piega diversa, lo stress ti percuote talmente che vorresti mollare e fermarti, non sei più in grado di sfidare gli avversari ma solo il tuo corpo, e quando ormai la maschera scivola via dal tuo volto, miracolosamente un clic aziona la risalita, superando le paure, d’incanto tornano le forze, ti senti più leggero per involarti verso il traguardo. Infine la liberazione, l’acme del piacere, l’ultima immagine della maratona è quella del gonfiabile dell’arrivo, toccasana di tutte le crisi, emozioni che nella vita quotidiana non trovi.
Finalmente! Gli atleti sono sfiniti, tra gli amici, i parenti, o soli, tra la folla, ma appagati e, piano, ritrovano i normali ritmi e l’integrità del proprio corpo. “Chi ha vinto?” “Vedi quel signore, quella donna, li hanno fatti tutti i km!” “Che bella questa piazza, oggi!”. E’ tutto un vociare nel clima brioso di questa scenografia d’eccezione e spazio per emozioni, con l’immancabile epilogo sul palco che sovrasta i protagonisti e gli spettatori. La giornata sportiva si conclude con la consegna dei premi alla presenza di A. Bevilacqua, pluricampionessa italiana del salto in alto, e con una breve quanto simpatica e canora partecipazione di E. Villa.
Un grazie, sentito e dovuto, a chi si è prodigato, con passione e professionalità, per organizzare tutta la manifestazione, soprattutto agli atleti della Podistica Sannicandro, che hanno dovuto sacrificare la loro partecipazione alla gara, e al vulcanico e ineguagliabile presidente onorario Antonio Florio che da un anno a tutt’oggi ha condotto la sua personale maratona con il piglio del vincitore, con esiti eccellenti e riconosciuti da tutti.
Al bando i luoghi comuni come “l’importante è partecipare” “ l’importante non è partecipare ma vincere” “ l’importante non è vincere ma ritirare il premio”. Bisogna essere se stessi: si corre con il cuore, per la libertà, per i sogni.
“Tutto quello che è successo oggi è nato da una passione, forse da qualcosa di più, perché aspettare con impazienza il giorno della corsa successiva e sentirsi felici quando si parte, beh questo è amore. E se non è amore, ditemi voi, cos’è?”
Antonio Cristino