Giusto un anno. Tanto è bastato alla nuova amministrazione comunale di Lesina, guidata da Roberto Cristino, per accorgersi di non poter governare la cittadina lagunare. Ieri, a tarda sera, sette consiglieri tra quelli di opposizione e i leghisti hanno firmato la sfiducia al primo cittadino davanti ad un notaio. L'atto è stato protocollato poco fa presso la casa comunale.
Lo strappo con il partito di Salvini, che si era da sempre intestato i meriti della vittoria elettorale nel maggio 2019, è stato determinante. Cristino aveva estromesso dalla giunta, nei mesi scorsi, l'assessore leghista Leonardo Bramante, a detta dei salviniani senza interpellare il partito. Ne conseguì il ritiro dall'esecutivo dell'altro assessore, il vicesindaco Primiano Di Mauro e, di fatto, il passaggio della Lega all'opposizione.
Nei giorni scorsi si rincorrevano voci sulla quasi certa capitolazione dell'amministrazione Cristino in occasione dell'approvazione del primo consuntivo. Invece,
i consiglieri di opposizione Vincenzo Marotta, Maria Libera Pegoli, Mario Cardarelli, Antonella Nunzia Basile e i leghisti Leonardo Ippolito, Leonardo Bramante, Primiano Di Mauro hanno anticipato tutto e messo fine all'agonia ieri sera. Ambienti politici lesinesi asseriscono la precisa volontà dello stesso Massimo Casanova, braccio destro di Salvini e praticamente domiciliato al Bosco Isola da dove impartisce ordini per tutta la Puglia, di porre fine all'esperienza di Cristino.
Roberto Cristino, medico chirurgo all'ospedale di Termoli, sposato con la sannicandrese Laura Tancredi, aveva vinto le elezioni del maggio 2019 con il 37% dei consensi, su Rosa Maria Giovanditti (33%) e Vincenzo Marotta (30%). Ora pochi mesi a disposizione per i lesinesi, che torneranno a votare sicuramente a settembre. E mentre il centrodestra parte diviso e dovrà lavorare parecchio per ricostruire un blocco competitivo, il centrosinistra tornerà con una parola in più, quella di aver amministrato la città senza problemi (e con evidenti risultati) per gli ultimi dieci anni.