Egregio Segretario, si chiede trasparenza laddove c’è oscurità e malaffare, non dove ci sono atti pubblici deliberati dal Comune e controlli effettuati da una Regione, che non credo voglia nascondere qualcosa ai nostri cittadini.
Lei parla della “solita incapacità della governance del territorio” da parte mia, può anche darsi, ma dimentica, troppo facilmente, le non poche incapacità di chi mi ha preceduto: ho ereditato un territorio devastato sotto il profilo sociale, finanziario, economico, urbanistico, ambientale, etc. Voglio stendere un velo pietoso su quanto ho trovato nei citati ambiti della vita pubblica per restare in tema e parlare di coloro che oggi si ergono a paladini dell’ambiente e della salute dei cittadini.
E’ vero. Il progetto iniziale prevedeva l’ubicazione del centro di raccolta in un altro luogo e, precisamente, di fronte al cimitero. Era una scelta “capace” fatta da precedenti amministrazioni e come tale l’abbiamo rispettata e condivisa, sperando che almeno in questa procedura fosse stata usata la dovuta diligenza e perizia.
L’iter procedimentale sembrava andare, seppur con la solita lentezza burocratica, stancamente avanti sino a quando, dopo un ultimo esame del progetto presso il Servizio Ambiente della Regione Puglia, ci venne riferito che il nostro centro era stato progettato all’interno della fascia di rispetto cimiteriale e, come tale, in violazione di uno specifico vincolo urbanistico.
Onde evitare di realizzare un’altra opera incompiuta da lasciare a futura memoria, di innescare un nuovo contenzioso con la ditta esecutrice dei lavori, di creare un grave danno economico per il Comune da porre, come al solito, a carico dei cittadini, mi sono recato presso il Servizio Urbanistica della Regione Puglia. Un dirigente, stupito dalla mia domanda (sono stato compassionevolmente compreso perché non sono un tecnico), mi ha invitato con gentile fermezza a desistere dalla precedente progettazione.
Ma, indipendentemente dall’errore di valutazione, la scelta di una nuova allocazione del centro di raccolta era condizionata anche da un ulteriore aspetto normativo che lei, Segretario, dovrebbe conoscere bene: un ente in dissesto deve utilizzare risorse proprie, il proprio patrimonio (suolo comunale all’interno del centro urbano) e non procedere ad espropri di suolo privato per evitare un danno erariale, come nel caso del fondo adiacente al cimitero.
Come vede, Segretario, forse “l’incapacità più volte dimostrata” evidentemente non era da imputare del tutto a me, ma ad altri che mi hanno preceduto.
Ma ciò che trovo davvero indegno in tutta questa strumentale vicenda, Segretario, è il richiamo che giunge da tanti presunti paladini che non hanno mai dimostrato di avere il benché minimo rispetto per l’ambiente e per la salute dei cittadini. Quando abbiamo iniziato ad amministrare il nostro Comune la percentuale di differenziata era un obbligo sin dal 2006 e al dicembre 2012 doveva essere pari al 65%, mentre in realtà era pari allo zero. Chi ha amministrato il Comune dal 2006 sino al 2013, perché non ha posto in essere ogni più utile attività per evitare i gravissimi danni all’ambiente e alla salute dei cittadini prodotti dal conferimento integrale dei rifiuti in discarica? Perchè si è consentito di sperperare ingenti somme pubbliche (centinaia di migliaia di euro) per pagare la più cara ecotassa regionale e i pesantissimi costi dei conferimenti in discarica? Chi risarcirà i cittadini per i danni all’ambiente e al patrimonio prodotti da tali e tanti violazioni di legge?
Mi astengo da altre valutazioni e spero vivamente, per Lei e per i cittadini di via Lauro, di vivere in un ambiente salutare e sereno.
Con il consueto rispetto, la saluto.
Pier Paolo Gualano