Modifica della norma che consente la coltivazione di idrocarburi in Adriatico; conferenza dei paesi europei che si affacciano sull'Adriatico per il riconoscimento della sua prioritaria valenza ambientale. Queste le proposte del ministro Clini a fronte della civile ma ferma protesta delle istituzioni e delle associazioni. Un pò poco per un ministro della Repubblica, ma tant'è.
Ulteriore delusione è la constatazione che le stesse proposte sono già state indicate dalla Comunità del Parco, che già da tempo con proprio atto deliberativo ha dato mandato al Presidente dell'ente di farsene promotore nei confronti degli enti ed organismi competenti per la loro attuazione; oltre che valutare il possibile ricorso alla giustizia amministrativa e la possibilità di ricorrere ad istituto normativo costituzionale per l'abrogazione delle norme in questione.
Non per essere Casandre, ma allo stato ci rendiamo conto che il tavolo sul quale si sta tentando di spostare il problema è quello normativo. Allora ci chiediamo: ma cosa è stato fatto sino ad oggi? La risposta è sotto gli occhi di tutti: niente, o meglio, niente di tutto ciò che era necessario fare. Comunque, a nessuno interessa aprire la stagione della caccia alle streghe, quanto comprendere cosa fare ed in che tempi. Proprio a fronte di tale necessità già lunedì prossimo a Bari si riuniranno le associazioni regionali di Legambiente, WWF, FAI e NO TRIV assieme a tutti i comitati spontanei per tracciare le iniziative da porre in essere.
Nel frattempo, già arrivano le ulteriori adesioni al comitato coordinato dal Parco Nazionale del Gargano e costituito dopo l'incontro di Termoli dello scorso 6 settembre. Ad aderire il Sindaco di Otranto e la Federparchi, che ha anche votato all' unanimità una mozione proposta dal Presidente Pecorella, in seno al Consiglio Direttivo, di netta opposizione alle prospezioni e coltivazioni di idrocarburi in Adriatico.
Comunicato stampa Parco Nazionale del Gargano