Sabato e domenica, 5 e 6 ottobre, il locale Circolo Unione celebra il suo Cinquantesimo compleanno di esistenza. Occorrono almeno due giorni per contenere tale ricorrenza. Si penserà che di occasioni simili capitino a iosa ma non è così.
Chi scrive non è mai riuscito a farne parte. Chi ne fa parte, specie se da quando esso è nato, ne vanta con orgoglio l’appartenenza, le amicizie intercorse, le conoscenze prestigiose fatte, certi valori goliardici ma anche sicure esperienze culturali. Chi ne ha fatto parte attiva vi è certamente cresciuto in cultura meglio di quanti ân dât la stràcqua a la chjàzza ch l’etèrn sótt’e ssôp.
Certo – commentano i soliti benpensanti - ci sono Sannicandresi che hanno fatto di meglio ch’a ss’ttàr’c’ sembl’cjamènd nnànd a ddu Cìrcûl ch ttr’d’cà e sfruffucjà; ca na fémm’na - certûn c’ cumbèss’n - c’ n pûr’abbr’vugnàva a ppassà rasènd, e jjéva a ffa u ggîr d’r’mbètt.
Le donne ormai non hanno più timore d li trìd’ch. Ma questo era il giudizio di quanti si fermavano magari alle apparenze o che ritenevano inviso come quel circolo fosse in qualche modo una esclusività classista, riservata ai professionisti delle arti liberali, ai dipendenti pubblici titolati di una volta (Direttori didattici, Prefetti, medici primari, alti funzionari della Pubblica Amministrazione, insegnanti che magari coltivavano anche arti sconosciute in paese come giornalismo, letteratura, pittura).
Giusto i maestri della pittura vi hanno trovato copiosa ospitalità rispetto a tutti gli altri artisti. Le malelingue dicono che erano gli unici che arricchivano con una loro donazione la pinacoteca del sodalizio. Se ne lagnò, garbatamente come era solito, e in camera caritatis, Jean Annot buon’anima.
Ma, tutto sommato, questo del Circolo Unione costituiva un reciproco scambio, diciamo alla pari: se acquisiva il dono di un quadro, intanto arricchiva una collezione che oggi è patrimonio sociale, unico in San Nicandro, e consentiva una dignitosa esposizione, centralissima, di opere che hanno sempre fatto riscontrare grande afflusso di visitatori.
Grazie al Circolo Unione, per esempio, tanti paesani ospitano nella propria casa opere importanti come certi acquarelli della chiesa du Mund Dèv’jh scupèrta, di J. Annot che, negli anni Settanta, vendette per cinquecento lire l’una le sue opere; le prime novità, di stile impressionista, esposte da Luigi Pacilli e la vena pittorica del fotografo Vittorio Tancredi per limitarci agli autori iniziali; e tra le occasioni successive, la mostra di Pietro Occhiochiuso, una performance eccezionale di don Tumasîn Facchîn, quella memorabile dei disegni del Magistrato e socio Dino Ciminelli e certa esperienza nel singolare stile di Leonardo Lo Staino, senza dimenticare le brillanti delicatezze degli acquarelli di Vincenzo Eposito.
Questa è cultura miei cari lettori. E le conferenze? In questa sede non possiamo narrare la storia del Circolo Unione, ma dobbiamo dare il merito al Circolo - definito volgarmente e ingiustamente alla napoletana, “delle Pagliette”, se in parecchi abbiamo potuto conoscere personalità della statura culturale di Giulio Cerulli, Evelino Melchionda, Michelangelo Zuppa, Mario Venezia, Vincenzo Altieri, Joseph Tusiani ed altri ospitati anche nelle occasioni divulgative, culturali della Scuola locale.
Per ritornare al carattere esclusivo del circolo, piuttosto ammorbidito con l’avvento dei giovani, ultimamente sono state riprese le serate musicali dedicate particolarmente a cantanti e musicisti locali. Certo il numero dei frequentatori di tali occasioni non raggiunge mai tre cifre, ma nel tempo fa una bella cifra.
Quante altre istituzioni hanno resistito al tempo in San Nicandro? Il paese pare ingoiare la sua stessa memoria storica: è scomparsa La Léja, sono scomparsi molti spazi vitali per una cittadina che, valorizzando quelli, poteva caratterizzarsi civilmente come turistica, è scomparso il suo dialetto e con esso una potenziale letteratura dialettale, è scomparsa molta della sua toponomastica storica senza averla adeguatamente richiamata nelle targhe civiche.
Il Circolo Unione fa i suoi primi cinquant’anni. Spero di poterne parlare più storicamente, per poterlo conoscere meglio, senza orpelli celebrativi, in prossime occasioni. Per ora, Auguri per la ricorrenza, e in bocca al lupo a tutta la dirigenza la quale, magari con qualche ritocco geniale, possa poter assicurare al sodalizio ancor più lunga vita. Ad maiora.