Gli scrittori e la pubblicazione dei libri - parte prima

Parte prima - La maledizione degli scrittori. 

Alla fine della loro carriera professionale diversi Sannicandresi avvertono l’esigenza di scrivere un libro per raccontare la loro storia, insieme alla storia del proprio paese. E, allora, forse risulterà utile conoscere alcuni aspetti dei pericoli che si nascondono nelle paludi che infestano il mondo della scrittura e, specificatamente, nel poco conosciuto pianeta del mercato editoriale italiano. 

Sul Corriere della sera Paolo Di Stefano evidenziò che per molti poeti e scrittori gli anni ’60-‘80 furono tempi difficili, anni di miseria. Anna Maria Ortese, ad esempio, si accontentava di dormire su un divano. Oggi, la figura del poeta maledetto, ridotto al lumicino, è scomparsa. Tanti scrittori vivono in condizioni confortevoli e uno standard di vita dignitosa viene assicurato a tutti gli autori di volumi, anche quelli a tempo perso. Quasi tutti destinati all’oblio. 

Ci sono muratori-scrittori, operai-scrittori, montanari-scrittori, contadini-scrittori, poliziotti-scrittori, pizzaioli e camerieri-scrittori, ecc. Costoro godono del vantaggio di presentarsi sulla scena letteraria come outsider, più affascinanti dei soliti giornalisti e insegnanti-scrittori. Proliferano offerte, occasioni e sedi di pubblicazioni per scrittori e scriventi esordienti. È una tendenza positiva? In realtà si riscontra che, se i lettori forti (leggono in media almeno un libro al mese) diminuiscono sempre di più, su 59 milioni di abitanti in Italia contiamo 62 milioni di scrittori! Tale fenomeno é alquanto singolare. Se decidessimo di visitare la sede di una casa editrice, già nell’atrio troveremmo accumulate una quantità enorme di richieste di pubblicazioni. 

E come si decide quali proposte pubblicare e quali no? È davvero  un’impresa ciclopica. Alessandro Piperno, nel suo saggio intitolato Il manifesto del libero lettore, rileva che “una cosa l’ho capita negli ultimi trent’anni, per lo più trascorsi a leggere e scrivere romanzi: il numero di persone a cui piace realmente la narrativa è relativamente modesto, persino tra coloro che ne hanno fatto un mestiere. Editori, accademici, critici, giornalisti e, talvolta, i romanzieri stessi hanno dimenticato il piacere di aprire un romanzo per il gusto di perdersi ed essere trascinati altrove”. Piperno ha ragione: la realtà testimonia come il numero crescente di autori si scontra con il numero decrescente di lettori. Allora perché aumentano sempre di più gli scrittori? La verità è che la lettura e la scrittura si alimentano a vicenda: quando si viene stregati da un buon libro automaticamente nasce il desiderio di scrivere. La conseguenza é che non basterebbe una vita per leggere tutto quello che viene pubblicato in un solo anno unicamente in Italia. Nella convinzione che sia sufficiente un capoverso per comporre poesie, tutti sfornano versi anche costituiti da una sola congiunzione. D’altronde scrivere poesie è un vezzo antico. Orazio diceva che in Roma i poeti erano più numerosi degli ebrei; Marziale irride il fissato che le legge pure a chi sta al gabinetto. 

Secondo Vladimir Nabokov i romanzi non sono nient’altro che meravigliosi giocattoli. Su questa scia Roberto Cotroneo si è domandato: “Chi da bambino non ha pensato di vedere in cielo, una notte d’estate in cui non vuole prender sonno, il veliero di Peter Pan?”. E per indurre il figlio a vedere quel veliero scrive appositamente un saggio, intitolato “Se una mattina d’estate un bambino”, per insegnargli l’amore per la lettura e dirgli che anche i libri seri, i libri per gli adulti, difficili, non sono altro che velieri mascherati che hanno lo stesso incanto del veliero di polvere d’oro di Peter Pan. Nel testo di Cotroneo, così come nel romanzo di Italo Calvino dal titolo “Se una notte d’inverno un viaggiatore”, sono contenute tecniche di seduzione della letteratura. La seduzione è un tema classico e già nell’antico, massimo esempio di letteratura orientale “Le mille e una notte” troviamo adoperata questa tecnica narrativa. Lo stratagemma seduttivo consiste nell’interrompere il racconto nel punto più appassionante, iniziando il racconto di un altro romanzo che viene inserito nel primo con qualche rudimentale espediente; anche il secondo romanzo s’interromperà e lascerà il posto a un terzo, e così via. Per tanti secoli tale abilità ha ben funzionato ma, sembra che oggi, nel nuovo millennio, abbia subìto una metamorfosi. Se i lettori diminuiscono e gli scrittori aumentano, diventa logico che sono solo gli stessi scrittori, o aspiranti tali, ad essere sedotti. Per esempio, è notorio che i calciatori non siano propriamente dei grandi scrittori. Tutt’altro. Tuttavia molti di loro scrivono libri. Alla fine, dunque, prevalgono la smania di diventare scrittori e la seduzione – un tempo mirata alla cattura dei lettori – viene oggi utilizzata per favorire l’allargamento della platea degli autori. Anche dei calciatori. “Con l’avvento delle nuove tecnologie, delle piattaforme di streaming, dei social network, degli smartphone, quale futuro si può immaginare per la letteratura? Esisteranno ancora i romanzi tra cento anni?”. 

Risponde Antonio Moresco, scrittore mantovano: “Quanto al romanzo, è la forma più irriducibile e duttile, “la puttana della letteratura”, che va a letto con tutto e con tutti e accoglie, digerisce, rende fluido, moltiplica ed irradia tutto: alto e basso, narrazioni mitiche, religiose, scientifiche, fiabesche, filosofiche, di testimonianza, poesie, profezie. Se mai ce n’è una, è la forma letteraria virale più adatta alla sopravvivenza”. Da qui nasce il sarcastico giudizio di Piergiorgio Odifreddi, secondo il quale spesso in Italia ci si lamenta del fatto che la maggioranza della popolazione legge meno di un libro l'anno. Ma, a giudicare dalla classifica dei libri più letti (che vede ai primi posti i libri di cucina della Parodi, i libri sulla biografia di Totti, di Marina Ripa di Meana, e via discorrendo), la circostanza che in Italia ci siano pochi lettori è un fatto di cui rallegrarsi piuttosto che rammaricarsi. Per Odifreddi vi è profonda differenza tra chi legge i classici e chi, invece, i fotoromanzi. Leggere i classici ci fornisce un’immagine critica, forte, con cui confrontarci. E non un’immagine inerte, non problematica, come tipicamente avviene con la lettura dei fotoromanzi. I libri scritti dagli autori neofiti presentano una qualità che sicuramente non può accrescere più di tanto il bagaglio culturale dei lettori. La vera ricchezza delle letture sta nelle domande, nei dubbi, nelle angosce, nei dilemmi che hanno mosso tutti i grandi pensatori. Se ciò è vero, come è vero, i contenuti espressi nell’attuale proliferazione di narrazioni variopinte, non possono essere affatto paragonati agli insegnamenti raccolti nei libri dei grandi autori di letteratura, italiana e straniera. Opere, quest’ultime, da leggere e rileggere. Non a caso Pirandello sosteneva: “La vita o si vive o si scrive, io non l’ho mai vissuta, se non scrivendola”. La letteratura, secondo gli scrittori con la “esse” maiuscola, rappresenta la vita della vita.

 

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