Con la raccolta intitolata "Sogno e Realtà", Antonio Petrucci si presenta in libreria per esprimere una poetica di sentimenti genuini, alimentata dalle emozioni vissute durante il proprio percorso di vita. Si susseguono poesie che ricalcano l'amore per la persona amata, la visione della donna, la fede, l'amicizia, la solidarietà, l'attaccamento alle proprie radici (soprattutto nei versi in vernacolo che rappresentano, confessa, «miei ricordi e mie nostalgie», quando, da adolescente, ha vissuto lontano dalle proprie radici).
Petrucci, pensionato, vive a Cisliano, alle porte di Milano, ma è originario di Sannicandro Garganico, in provincia di Foggia. La poesia ha bussato alla sua porta, inaspettata. «Mai avrei immaginato di scrivere Poesie. Da qui il titolo “Sogno e Realtà”. Il mio è solo un hobby, poi divenuto un Sogno, ed ecco la Realtà - ha confidato candidamente -. Tutte le mie poesie sono momenti di vita vissuta e mi rappresentano in toto. Sono emozioni che mi appartengono. Non mi ritengo un professionista della parola in senso poetico. Cerco e trovo spunti nella vita quotidiana».
Il percorso poetico di Petrucci, nato senza grandi aspettative, si è però contraddistinto subito per il conseguimento di importanti riconoscimenti, come il 1° posto ottenuto con la poesia “Profughi” al primo concorso a cui l'autore ha partecipato, indetto dal Rotary Club di Salerno nel 2008. Si sono susseguiti, poi, altri premi e riconoscimenti, fino alla pubblicazione di questo libro nella prestigiosa collana "I Diamanti" della Aletti Editore, per la quale collaborano importanti firme come Francesco Gazzè, Alfredo Rapetti Mogol, Hafez Haidar e Alessandro Quasimodo. Proprio il maestro milanese Alessandro Quasimodo, figlio del poeta premio Nobel Salvatore Quasimodo, ha curato la prefazione del libro. Scrive Quasimodo junior: «L’autore si pone quesiti fondamentali come: “dove condurrà questo procedere veloce? / Tanta la fretta di arrivare / all’ultima stazione». Un'immagine, questa, che fa affiorare, alla mente del prefatore, la somiglianza con una descrizione rilasciata da un importante poeta del passato, Giorgio Caproni, quando, «dopo la morte della madre, la rievoca su di un treno, smarrita, mentre non trova più le chiavi di casa».
«Petrucci - conclude Quasimodo - ci presenta la vita con le sue antinomie, nei contrasti tra gioie e dolori, speranze e delusioni. [...]Antonio non si interessa solo della speculazione filosofica, ma anche delle piccole cose e dei buoni sentimenti. La solidarietà, l’aiuto reciproco per alleviare le sofferenze degli altri rivestono un ruolo significativo. L’autore è sostenuto da una fede che si manifesta come luce intensa che si ricollega allo splendore del Paradiso dantesco».
Una voce autentica, quella di Petrucci, che riesce a racchiudere una parte di umanità. Lui è uno di quei poeti descritti dal suggestivo aforisma di Giuseppe Aletti: «I Poeti, parlando a sé stessi, parlano al mondo». E le sue poesie, dal carattere particolare, si allargano fino a comprendere aspetti universali.