3 conterranei tra gli autori dell'Antologia "La vita è fragile"


Antologia Italiana Spagnola 

La Vita è fragile


In collaborazione con il Movimento mondiale Ciesart e la poeta Lily Baylon abbiamo dato vita ad una antologia Italiana Spagnola che verrà  pubblicata a Madrid. La poesia è musica che rivela l'ignoto, nella parola che su ali invisibili si porta il segreto, avrebbe detto Giuseppe Ungaretti. 

Abbiamo voluto dare voce ai versi del giovane poeta sannicandrese Saverio Bronda, in arte Raven. Nei suoi versi si  percorrono le profonde cavità dell’ignoto, ma le foglie nascono vigorose sui tralci consunti della nostalgia in questo tempo di fragilità. Sulle lande perdute di Ossian le parole trovano una radiosa rinascita fra i rami indecisi. La voce che sale dalle "Case sepolte" del giovane poeta Pietro Romano, che ha da poco pubblicato i suoi versi con  i Quaderni del Bardo edizioni, va nel disincanto dei morti che le mani accolgono. La pietà dei fiori parla “dalla fossa che frana” nella vertigine della parole che si lava nell’ombra. La sua lingua silenziosa fora l’ignoto con la penna appuntita nella sua fragile, splendida, pura sensibilità. Le domande metafisiche abitano fino al cuore dei versi di Emilio Coco, nostro conterraneo di San Marco in Lamis, voce poetica presente nel corpo vivente della poesia spagnola, italiana e dell'America Latina. Le sue parole silenziose, sonore, lucide sembrano accarezzare con calma stoica la lingua, purificata dalle essenze. L’altro di Rimbaud conosce la rinascita dalle ceneri nei versi di Franco di Carlo. Il mito risorge dal folle gesto di Empedocle che salta nella voragine dell’infinito, per ritrovare l’ignoto alla destra del cuore. Rinasce la santa follia di Hölderlin che perfora le crepe sanate dall’invisibile. Sorge quel salto che Enrico Fracassi ha compiuto con estrema lucidità, oltre le pupille nere che d’amore tralucevano. Abbiamo avuto il privilegio di pubblicare i suoi versi eterei e sublimi, che hanno catturato l'attenzione di Pier Paolo Pasolini e di Giuseppe Ungaretti. Se non avesse posto fine alla sua giovane esistenza, avremmo avuto un poeta pari a questi due giganti della poesia. Sul monte analogo cercava le rupi cadenti delle altezze che hanno una diffusa bellezza senza forma, che nuda giungeva fino alle giunture. La nostalgia viaggia nei versi di Nguyen Chi Trung, riverbera il terzo occhio dell’Oriente. Man mano l’anima discende nelle acque sacre del Gange alla prima ora dell’alba, una voce fa eco dalle pendici. Delicata e profonda è la traduzione di questi versi della nostra conterranea Claudia Zilletti. I versi della poetessa romana Elisabetta Destasio Vettori fanno anima e conca con esili fili d’erba sulla volta celeste. L’amica nera “dai seni pesanti” s’infila nella bianca luce della porziuncola luminosa della poetessa Amina Narimi, per sanare le ferite della notte e curarle con l’acqua buona che mai finisce. Splendidi pendii di pietre e “pettazzurri” vanno sui campi di ardenti girasoli. Il desidero che il sogno si faccia carne “prima che svanisca”, per timore di perdere la vita è dominante nei versi di Claudia Di Palma, giovane voce emergente in Italia. L’esistenza segnata dal noi fin dalla nascita, separa quello che in origine è unito. La sua lingua  è nitida, scolpisce fino a dentro la carne come Alejandra Pizarnik. Malinconia struggente si rivela nei versi di Lily Baylon, passione che prefigura la calma meta di una spiaggia senza fine.  Al tramonto la voce flebile di Evaristo Seghetta cerca la beltà della luce che scompare in splendida armonia. Ed è così  che si ferma la marcia inesausta dell’esercito della notte. Il Vento onirico in una folata di sogno giunge nei versi di Sergio Carlacchiani, che in forma pura sfiora la beltà dal sapore antico, dal sapore immortale che mai scompare e tocca istanti terreni di eterna luce. I fili d’erba del suo dipinto perforano la notte più fonda. Sembrano sorgere i fiori illuminati di verde azzurro dei versi di Rimbaud. L’estasi sale e inonda il giardino della stanza invisibile. Un raggio ctonio riverbera dalla terra fino alle altezze dei versi del poeta spagnolo Josè Cercas, soli caldi emergono dalle foreste dell’ignoto. Corrispondenze impercettibili attraversano le fragilità dei soli nascenti, in algebre sghembe. L’empatia trova profondi affluenti di acqua sorgiva nei versi di Jesús Núñez Duval e di Francisco Heredia, Josè Lissidini. Sgorga il fiume onirico che porta fino alle incandescenze magmatiche della poesia nei versi delle poete Adriana Mares Castillo e  Eunate Goikoetxea. Ogni verso è un veliero di luce che la notte ferisce fra le crepe del cielo. È sabbia che rimane e neve che si scioglie al sole in questo tempo di fragilità. 

Menu