L’albero dell’ulivo è il simbolo della vita, è resistente, secolare e non teme i temporali.
Le sue radici si adattano nel terriccio delle colline e delle pianure, nelle rocce tra le fessure.
E’ giovane e verde in ogni momento, forse, è il vero alleato del temibile tempo.
Se tenuto pulito e potato, ogni luogo diventa ordinato e l’orto del contadino si trasforma in un giardino.
Un vecchio detto non si smentisce : “più l’albero lo fai povero e più ti arricchisce”.
L’albero dell’ulivo è anche il simbolo della famiglia, non abbandona mai le sue foglie come i genitori non abbandonano i propri figli. I suoi frutti se curati con acqua, sale e finocchietto, diventano ottimo companatico, nutriente e perfetto.
L’olio derivato dalle olive, è stato merce di scambio dei contadini; un litro di olio, al tempo del baratto, veniva scambiato con tanta farina da riempirne un sacco….. L’albero dell’ulivo oggi si chiede:
Perché vengo abbandonato dal contadino?
Perché chi, tutto l’anno mi accudisce, sempre più s’ impoverisce?
Perché sempre aumenta il costo della spremitura?
Perché la sansa non si spreme abbastanza? Essendo un ottimo fertilizzante, perché non ritorna nel terreno del bracciante? Perché i contadini sono offesi, che le proprie olive dimezzano le rese?
Perché i nuovi macchinari vengono puliti con l’acqua corrente e l’olio galleggiante finisce in altro recipiente?
Perché in alcuni mulini, i noccioli separati, ottimi come fonte di calore, non ritornano dal produttore?
Perché l’olio del Gargano non è valorizzato come quello Ligure o quello Toscano?
Ma le olive sono dei mulini o dei contadini? Resto giocondo fintanto la bruschetta mi sponsorizza nel mondo.
Olio e bruschetta
E’ tempo di storni e beccacce
producono i forni più focacce
si consumano nei giardini
per il pranzo corto dei contadini
che sulle scale coi rastrelli
fan cadere i frutti nei cestelli.
E’ l’ultimo loro raccolto
bene prezioso dell’orto
i movimenti son fatti con garbo
delle olive si ha gran riguardo.
Al frantoio vanno portate
per essere presto tritate
esce così l’olio nostrano
il verde oro del Gargano.
In ogni mulino vi è un camino
dove arde la legna pian pianino
e per veder se il gusto piace
si mette sulla viva brace
il pane da fare abbrustolito
unto di olio appena uscito.
Poi l’olio va nei vasi d’argilla
che rafferma e distilla
depositando il fondo
fino a diventar color biondo.
L’alimento è antico e importante
per condimento e conservante
sul pane arso a fette
fa prelibate le bruschette
bocconcini naturali e primitivi
presenti negli attuali aperitivi.
Antonio Monte da Milano