Riceviamo e pubblichiamo un breve inserto a firma di Emanuele Petrucci, amante di storia locale e grande collezionista di foto e cartoline antiche di San Nicandro Garganico, oggi vivente nelle Marche ma sempre legato dal filo delle radici alla nostra città. Ci propone una breve didascalia delle due foto allegate all'articolo, attraverso cui ci fornisce utili elementi di memoria storica dell'epoca fascista.
Ricorre oggi, 25 luglio, il 75° anniversario della fine del Fascismo durante il quale tutti erano costretti ad adeguarsi ed anche San Nicandro Garganico, per non essere da meno, si adeguò come dimostrano le stupende fotografie di quel periodo che sono autentici cimeli.
La prima è una bella foto, incastonata in una cornice di cartone, risalente all’anno scolastico 1927/28 (anno VI dell’era fascista) scattata, nell'angolo destro di fondo claustrale del Convento (all'epoca sede scolastica), da A. Venturini di Milano, con studio fotografico in Bari. Tra gli scolari sono riconoscibili, con qualche comprensibile riserva, nella fila più in alto, alcuni appartenenti alle classi superiori (Sesta, Settima e Ottava): Francesco Pertosa (di soprannome Mechélìne Pizzarèlla), il terzo da destra nella fila in alto, che si trova accanto al ritratto, con un mazzo di fiori; sotto di lui, un altro Pertosa, probabilmente Vincenzo il calzolaio o suo fratello, detti de Lu Squatróne; l'ultimo a destra della stessa riga è Arcangelo Zuppa, che in seguito diventerà dirigente scolastico, poi ancora nella medesima riga, in penultima posizione, a sinistra, Michelino Di Salvia, prima calzolaio e poi commerciante di scarpe, ma molto conosciuto come l'ultimo organista della chiesa del Carmine e ancora sempre nella seconda fila il secondo da sinistra è Mimì Mascolo, figlio di Giulio e padre dell’attuale Giulio.
I più grandicelli sono provvisti di attrezzi per lo svolgimento di attività, oggi diremmo parascolastiche, come le pratiche colturali agricole (zappa e falcetto in spalla); tutti gli altri mostrano gli elaborati didattici (bassorilievi di elementi fogliari, di teste, di fasci e della penisola italica), mentre invece le femminucce sono intente all’arte del ricamo e del cucito. Il tutto per il buon avvenire della "PATRIA". Premesso che i lettori potranno forse rintracciare i propri parenti, tra le scolare sono riconoscibili facilmente le parenti del direttore scolastico il sacerdote Don Francesco De Filippis (al centro) (detto familiarmente Ceccìlle o Don Cicce), Maria, posizionata a sinistra del capo di suo zio materno, la sorella Rosa seconda nella fila delle femminucce e Ninetta altra sorella, tra le sue ginocchia, entrambe figlie di Giulio Mascolo e sorelle del gia citato Mimì. Tra i docenti sono ben individuabili, da sinistra e in seconda fila, i maestri: Giuseppe Antonio Tozzi (proprietario del castello), la signorina Celestina Melchionda conosciuta semplicemente come La maéstra Céléstìna, la maestra Luisa Maffia (moglie del maestro Fini, di origine cagnanese) ed il maestro ritenuto di gran talento Michele Russo.
Si tratta certamente di una foto, per me, storica ed emblematica che mette in risalto il periodo in cui tutto era improntato all’esaltazione del regime allora vigente. Infatti, al centro, in alto, viene ostentato il ritratto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell'epoca, l'on. Benito Mussolini. Nota personale: Io ho conosciuto molto bene Don Ciccio perché gli servivo la Messa. Me lo ricordo ancora oggi quando, officiando, non si girava più verso i fedeli al “Dominus vobiscum”, ma stendeva solo il braccio all’indietro per invitare gli astanti a rispondere. E mi ricordo che la Messa la diceva solo la Domenica perché aveva già problemi di deambulazione. Vivrà fino alla fine degli anni sessanta, dicendo Messa soltanto in casa, accudito da una delle sue sorelle.
Interessante anche la seconda foto,del 1925, con al centro il maestro Giuseppe Antonio Tozzi, (proprietario del castello di San Nicandro Garganico) elegantemente vestito con scarpe bianche e papillon, tra gli alunni con il braccio sinistro proteso in segno di fedeltà verso la bandiera italiana.
(Emanuele Petrucci)