L’albero a cui tendevi, la pargoletta, il verde melograno dai bei vermigli fior”.
Cari lettori,
è un piacere interagire con voi.
Ricordo questa poesia a campanella. Erano gli anni della scuola elementare ed io, durante i miei pomeriggi, mi accingevo a “mandare” a memoria questo bellissimo pezzo di cultura. Oggi voglio parlarvi di Giosuè Carducci.
Giosuè Carducci nasce a Val di Castello di Pietra-Santa, il 27 luglio del 1835 e muore il 16 febbraio del 1907 a Bologna. Egli è stato un poeta, un professore universitario, uno scrittore eccelso. Carducci fu il primo premio “Nobel” italiano per la letteratura. Il “piccolo” Carducci possedeva un carattere ribelle. Egli frequentò il liceo delle “Scuole Pie” degli Scolopi, laddove ricevette una rigorosa preparazione classica. Il 2 luglio del 1856 conseguì la laurea in filosofia e filologia con una tesi intitolata: “Della poesia cavalleresca o trovadorica”. Egli ottenne una delle prime cattedre al ginnasio di San Miniato in Tedesco. Giosuè Carducci ricoprì, inoltre, la carica di senatore del Regno d’Italia dal 4 dicembre del 1890 al 16 febbraio 1907. Si è soliti contraddistinguere quattro fasi inerenti alla propria corrente poetica:
la prima fase, relativa agli anni 1835-1853, è quella nella quale si dedicò a scrivere di poesie relative alla Maremma. La seconda, che va dal 1853 al 1860, è contraddistinta dalla difesa appassionata della cultura classica; si ricordi “Juvenilia”. La terza fase, di cui ricordiamo gli anni 1860-1871, è segnata da una forte vena polemica nei confronti della Chiesa e nei confronti della corruzione politica italiana. Carducci scrisse, a tal proposito, i “Giambi ed Epodi”. La quarta fase del 1972 vide la pubblicazione delle “Terze Odi Barbare” nella quale si evincono le tematiche relative alla morte, alla natura e all’infanzia.
Con affetto.
Giuseppe Scanzano.