In un angolo del Gargano: a Pozzatina

Le recensioni di libri di cui mi occupo su questo periodico, quasi sempre, le pubblico all’insaputa degli stessi autori, poiché sono io stesso a scegliere di parlarne, dopo aver letto il libro, soprattutto se contribuisce ad arricchire la cultura, sia  locale che generale, con argomenti interessanti, come in questo caso.

Un libro da leggere con piacere, questo, scritto da padre Gianfrancesco Taronna, ottantenne – porta benissimo gli anni – frate francescano del Convento di San Matteo, sul Gargano, con la passione di libero ricercatore dell’umana sapienza e dotto nelle antiche come nelle moderne lettere, studioso “che non dorme mai sui morbidi cuscini della tradizione”, dedito al servizio per i fratelli e all’amore per gli animali.

Lo esprime chiaramente la sua dedica: “A tutti i miei parenti, amici e simpatizzanti, perché si amino tra di loro ed abbiano in degna considerazione gli animali e tutto il Creato”. Regalo di un amico comune, il volumetto, un centinaio di pagine, di cui conosco l’autore, la capacità espressiva e dialogica, mi ha subito incuriosito, a motivo del titolo; mi sono, quindi, immerso nella lettura, proprio nel periodo descritto nel testo, intorno al 15 Agosto, “Festa cristiana della Madonna Assunta in Cielo” e “ferragosto pagano”, ma anche suo “80° genetliaco”, che padre Francesco si accinge a trascorrere insieme ad amici, presso Pozzatina, una delle più importanti Doline Carsiche della nostra bella Italia, con l’accoglienza e l’amicizia dei “Mimmo e dei Santamaria, particolarmente di Massimo che l’ha sempre voluta e frequentata…”.

Mentre attende gioiosamente l’arrivo degli altri, si assopisce “forse per il caldo eccessivo” e, a tratti, si ridesta, guardando “tutt’intorno”, avvinto dalla serenità del luogo, dalla bellezza della natura che lo circonda  e occupato nel ricordo di Molly e Trillyna, una piccola Barbone e una “neonata sfortunata Spitz”, che “riposano qui su questo lembo di terra dove son io in questo momento”.

Si respira davvero l’aria fresca e si avverte il senso di piacevolezza del luogo, ma ciò che più coinvolge il lettore è quel modo sincero, fortemente colloquiale, con cui Gianfrancesco Taronna (“in arte zio John”), si apre alla meditazione sulla vita, i suoi interessi, le sue amicizie, i suoi amori per la natura e gli animali, particolarmente di queste due cagnoline (che hanno vissuto all’incirca per una decina di giorni) e di una terza, Shanty, che ha vissuto con lui per 13 anni, ma è sepolta altrove.

Sottolinea il suo stupore che “la vicinanza, come pure l’affetto verso animali domestici potessero produrre miracoli d’amicizia e di affetto così forti” e, “imperterrito, tira avanti sul tema dell’amore universale”, ma soprattutto sull’<Amore primario che è Dio, di cui è pieno veramente l’universo>. Ciò che più gli interessa evidenziare, tuttavia, è la comunione d’amore tra l’uomo verso gli animali e gli animali verso l’uomo “con un intreccio da capogiro che spiazza il lettore… e si fondono fino al punto di vedere invertiti i ruoli stessi, annullando la demarcazione tra l’amore verso l’uomo e quello verso gli animali”.

E’ una meditazione ponderata, fra concetti di vario genere, dal religioso al filosofico, al morale, al letterario, al naturalistico, spesso influenzata dal grande esempio del Santo di Assisi, ma  padre Taronna la basa fondamentalmente sull’affermazione che “l’amore è un sentimento intenso, profondo ed universale. Esso non conosce confini e si espande a macchia d’olio verso una persona, un animale, un oggetto”.

Inoltre, egli è pienamente convinto che, nell’amore reciproco tra uomini e animali, l’amore “degli animali verso i loro padroni è sincero, così forte da superare talvolta  la stessa razionalità umana, infliggendole un vero e tattico scacco matto”, mentre “l’amore tra due persone può essere anche determinato da interesse personale, egoistico, razionale e può portare al fallimento”.

Nel dare sfogo ai suoi sentimenti nei riguardi delle cagnoline che “non ci sono più”, l’autore esprime anche la sua “aperta ribellione verso la natura malvagia, che priva di dolci affetti i figli suoi e conclude la meditazione consolandosi al pensiero della “piccola Ashley, che spesso è con lui, allieta i suoi occhi e gli fa ringiovanire il cuore”. La narrazione in prima persona ne fa motivo di ammirazione e coinvolgimento, specialmente quando immagina le amiche cagnoline che continuano a dimenarsi “ nell’Aldilà per i giardini celesti, tra fiori, erbe, piante di ogni specie, stordite dei profumi delle celesti realtà…felici nella beatitudine”, mentre egli è preso da “un dolore improvviso misto a malinconia…nonostante io stia qui per vivere un ferragosto di gioia”.

La sua natura ottimistica lo trascina in una forma di abbattimento e di dolore, per “la perdita di persone care e di affettuosi animali” ma lo risolleva il pensiero che “eternamente dura l’amore. E nessuna forza umana avversa potrà mai annientarlo, neppure l’odio”. Ripensa anche ai versi di grandi poeti italiani come Foscolo, Leopardi, Carducci, per riflettere sulle debolezze della natura umana, mentre la sera scende con le sue ombre e il cielo si rischiara di “trapuntate stelle”.

Egli va ripetendo a se stesso che sarebbe “meglio obliando non indagar questo enorme mister dell’universo”, ma è anche preso dal desiderio di invitare “tutte le creature a cantare nelle notte: Laudato sie mi signore per nostra morte corporale da la qual nullo ho mo vivente può skappare”, chiudendo la sua meditazione con uno sguardo sereno verso una statua della Madonnina di Lourdes, all’interno di una piccola Grotta costruita nel giardino dei suoi ospiti,  e la preghiera devota e filiale che custodisca sempre tutti e  le sue amichette che lì riposano, mentre “la comitiva è già pronta per il rientro”.

Pregevoli e di qualità le immagini e le foto che corredano il volume, a cura dello stesso autore e di Anna Santamaria, come già per altri libri da lui scritti, di notevole  interesse (L’olmo di san Michele, Il Santuario di Stignano e la sua valle). I più cordiali auguri di ottima salute e serenità giungano a Padre Taronna, abbastanza noto e stimato nella provincia monastica, insieme ai  più sinceri apprezzamenti per aver saputo coniugare, in questo suo libro, diverse forme di pensiero sull’Amore,  che per lui è “continua donazione senza chiedere mai nulla in cambio”, è il “Tutto” che fa vivere eternamente felici!

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