Evelino Melchionda, concittadino benemerito della Croce Rossa

Ricorrendo il centocinquantenario della istituzione della Croce Rossa Italiana riteniamo doveroso ed encomiabile portare all’attenzione dei lettori la figura di un nostro concittadino, il Generale Medico della Sanità Militare, Evelino Melchionda, che ha onorato questa istituzione pubblicamente, più volte, durante il corso della sua vita di medico e di militare.

Nato a San Nicandro Garganico il 18 giugno 1910, ultimogenito di dodici figli del maestro elementare Nazario Melchionda, intraprese la carriera militare nella Sanità, che lo vide impegnato in guerra e in pace, in guarnigione, al campo, negli ospedali. Egli, avendo vissuto l’odissea dolorosa dei feriti nei presidi di medicazione durante le varie campagne della seconda guerra mondiale (frontiera alpina occidentale – giugno-novembre 1940; fronte greco.albanese.jugoslavo – dicembre1940-ottobre 1942; fronte francese – novembre 1942-giugno 1943), non poté che esaltare “La Convenzione di Ginevra” che ha generato “La Croce Rossa”, da lui definite ‘le due affermazioni dell’umanità’.

Nel centenario della C.R.I. (1964), in qualità di Direttore dell’Ospedale Militare di Verona, Evelino Melchionda, allora Colonnello Medico, intervenne nelle manifestazioni celebrative, trattando un argomento da lui proposto dal titolo: “Scienza, Carità e Diritto al fonte battesimale della Croce Rossa”. Così concluse la sua dotta e sentita conferenza: «Se è sul diritto internazionale che poggia solidamente la Convenzione di Ginevra, sul diritto scaturito dalle necessità imposte dalla scienza medica e da quelle spontanee della carità, per cui essa diventa operante solo in caso di calamità belliche, è soprattutto sulla carità che poggia la Croce Rossa, che, sorta come necessità bellica, è diventata operante ed opera tuttora così nobilmente anche in ogni caso di calamità civile». E proseguendo: «…se la Croce Rossa ha le sue basi in una carità organizzata, è la carità singola che muove e fa operare gli uomini». La relazione suscitò grande entusiasmo in tutti i presenti e il Comitato della C.R.I. di Verona pubblicò questa pregevole trattazione.

In seguito portò avanti sempre con entusiasmo e passione la sua adesione a questa istituzione. Fu Direttore ed Insegnante del corso per Infermiere Volontarie che svolse con particolare dedizione ‘per avere captato l’entusiastico desiderio delle Allieve di apprendere’. In particolare, su di esse così si espresse: ‘Parlare del Corpo Infermieristico Volontario che parte idealmente da Florence Nightingale, è realtà luminosa di cui molti di noi hanno certamente avuto una esperienza personale tempo di guerra od in pace. Non dobbiamo aver ritegno di riconoscere l’alto valore del sentimento, perché non è retorica ricordare ed onorare l’azzurro che onora molte Sorelle Crocerossine “alla memoria e viventi”’.

Nel gennaio del ’68, da poco Maggiore Generale Medico e Direttore di Sanità dell’XI Comando Militare Territoriale della Regione Sicilia, coordinò, per il terremoto che sconvolse l’intera valle del Belice, gli interventi di soccorso alla popolazione, mediante una massiccia organizzazione sanitaria militare. Non trascurava di incontrarsi spesso con ufficiali e medici del Presidio, in conversazioni che destavano entusiastici commenti positivi sia per l’interesse storico ed umano degli argomenti scelti, sia per gli accenti con i quali sapeva suscitare l’attenzione dell’uditorio. Conversazioni con vari titoli, ma sempre miranti a celebrare l’opera della Croce Rossa: “Il bracciale internazionale di neutralità” o “Fratribus ut vita servetur”. Quest’ultimo argomento lo espose nella conferenza tenuta al Circolo Unione del paese natio, San Nicandro Garganico, per la ricorrenza del cinquantenario della Vittoria, il 4 novembre 1968, in tema con l’evento celebrativo del giorno.

Un avvenimento importante dell’anno ’68 fu la “Giornata della donazione del sangue” da parte del Personale Militare, organizzata a Palermo il 18 novembre in collaborazione con la Croce Rossa Italiana. Il significato e gli scopi della Giornata furono delineati nella cerimonia commemorativa da Evelino Melchionda, che tra l’altro disse:

E’ grande onore per me, medico militare, celebrare questa giornata nella quale ancora una volta la Sanità Militare e la Croce Rossa sono affiancate nella più nobile delle loro attività. La Sanità Militare e la Croce Rossa Italiana che nel tempo di guerra veramente hanno meritato il nome di ‘terzo combattente’, operano, anche in tempo di pace come ‘unico combattente’, accorrendo generosamente e sollecitamente ovunque le malattie degli uomini richiedono il soccorso della solidarietà umana, senza distinzione di razza e di nazionalità. E’ ancora motivo di giustificata soddisfazione, per me, vedere in prima linea, oggi, sul fronte dell’atto di donazione del sangue, i nostri militari, questi giovani cittadini d’Italia che hanno inteso chiudere la loro parentesi militare con un gesto, il gesto più nobile dell’uomo…come se essi al termine del loro addestramento militare avessero meglio imparato ad amare…’.

Alla fine della manifestazione gli fu conferita la Medaglia d’Oro al Merito della Salute Pubblica e nell’anno successivo fu insignito come Benemerito di I Classe della Croce Rossa Italiana.

Per quattro anni ancora portò avanti il suo mandato in Sicilia con quell’impegno e quel senso umanitario che lo aveva sempre distinto. Promosso Tenente Generale Medico nel 1973, si dedicò successivamente, dopo il congedo militare, all’attività di scrittore, pubblicando romanzi e racconti e partecipando alla vita letteraria delle nostre Regioni fino a quando, il 3 aprile 1986, concluse la sua intensa ed operosa vita terrena.

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