Il mito di Fedra a San Severo

Cosa voleva dire vivere a San Severo, in provincia di Foggia, nel 1994? Per chi aveva 14 anni, come Stefania Delli Quadri, significava, nella maggior parte dei casi, svegliarsi presto tutti i giorni per andare a scuola e tornare a casa alle 13:30, giusto in tempo per il pranzo in compagnia della famiglia. Una famiglia mediamente numerosa, che per i Delli Quadri contava addirittura dieci figli, almeno fino al pomeriggio dell’11 aprile 1994. È in questa tragica data che l’ordinario pasto di metà giornata della famiglia sanseverese assume un amaro sapore, quello dell’inaspettata assenza a tavola di Stefania, che non rincasa. L’inizio delle ricerche è rapido: ai Carabinieri arriva subito la denuncia di scomparsa, i genitori e i fratelli si uniscono in vantaggioso ausilio. Inaspettato quanto grottesco, sarà venire a conoscenza che è proprio tra i familiari della giovane che si confondono i responsabili della sparizione. Il rifiuto dell’accettazione che alla ragazza fosse successo qualcosa di natura irreparabilmente drammatica è costretto a svanire come il Sole all’orizzonte durante un tramonto, nelle campagne pugliesi, cinque giorni dopo l’ultimo avvistamento. È proprio qui, in un vecchio casolare sperduto, che la vita di Stefania si spegne. E non come il Sole, che in realtà porta solo i suoi raggi altrove, ma in maniera inesorabile, definitiva. Il corpo della fanciulla viene infatti ritrovato da due contadini, senza vita, massacrato e sfigurato da svariate bruciature. Per quanto complesse siano le motivazioni alla base di questo efferato omicidio, l’identità dei colpevoli non è difficile da chiarire. Il primo a crollare è Leonardo Racano, ventinovenne spaccalegna, lontano parente e tutore della Delli Quadri, che dichiara di aver agito insieme al fratello maggiore della ragazza, Marcello, e all’amico Antonio Lombardi. Ecco che, subito dopo la confessione, Racano comincia a incarnare il metaforico e perverso ruolo dell’antieroe greco, in una più estesa versione maschile del mito di Fedra, la matrigna che s’innamorò di Ippolito, figlio del marito Teseo. Proprio come nella leggenda, la passionale maledizione dell’amore incestuoso e non corrisposto porta a funeste conseguenze. Perché sì, secondo la ricostruzione ufficiale dei fatti, le motivazioni costituenti il movente sono da ricercare nel desiderio amoroso non ricambiato che Leonardo Racano aveva iniziato a provare da qualche tempo per la giovane donna. Niente di strano per un uomo che era stato cresciuto da due genitori imparentati tra loro, che aveva vissuto, fino ad allora, in un contesto dove i rapporti incestuosi erano normalizzati, come da lui stesso affermato durante un’intervista. Se nel racconto di antica oratoria greca è Fedra, l’innamorata, che perde la vita con un atto suicidario, nella storia vera di Stefania Delli Quadri non è l’antieroe, Racano, a sacrificarsi, ma è la vittima delle attenzioni indesiderate e sconvenienti a spezzarsi. Come confermato dal reo-confesso, prima di uccidere, il ragazzo aveva cercato di convincere Stefania ad accettarlo come suo uomo. Un tentativo sfociato presto in torture, a seguito di una forte opposizione da parte della quattordicenne, che è rimasta in vita, anche se inerme, per cinque giorni e cinque notti. Complici passivi, Marcello Delli Quadri e Antonio Lombardi, hanno assecondato il folle gesto della mente criminale di Racano. Il quadro è, dunque, completo. Ogni personaggio ha avuto la sua parte, più o meno sfortunata, in questa triste storia. Una storia che è stata in grado non solo di frantumare la quiete nelle campagne del Tavoliere, ma anche di attualizzare l’antico mito di Fedra, la cui passione ha visto una nuova luce nell’animo tormentato di Leonardo Racano e la cui forza distruttiva è riuscita a strappare la vita all’ennesima martire del femminicidio, Stefania Delli Quadri.

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