Seicento mila euro di risarcimento, inclusivi di rivalutazioni monetarie, interessi e spese legali. Tanto avrebbe dovuto sborsare il comune di San Nicandro Garganico, secondo il TAR Puglia, al curatore degli eredi Brengola per aver occupato abusivamente, ai fini di una lottizzazione, alcuni suoli di loro proprietà tra le località Boschetto e Monachella.
Una vicenda annosa, un grattacapo di peso tale da essere noto solo tra gli addetti ai lavori, che avrebbe potuto esporre con facilità l'Ente ad un esborso importante di denaro pubblico, quando ancora le casse comunali si stanno riprendendo dalla lunga fase di dissesto economico e finanziario.
Ma veniamo ai fatti. Negli anni '80 il comune di San Nicandro Garganico procedeva ad espandere il quartiere Boschetto, con la lottizzazione dei terreni ad est, sulla sommità della collina verso la località Monachella (la zona dell'attuale via Plauto, per intenderci). Alcuni di questi suoli (F. 55, p.lle 1805, 3558, 2307) per un'estensione di poco più di una versura erano di proprietà degli eredi Brengola (antica famiglia di notabili locali) e vennero occupati dal Comune per la realizzazione di strade pubbliche (via Plauto, via Andronico e limitrofe).
A quanto pare tale occupazione non era scaturita da una procedura di esproprio a norma, se è vero che i Brengola, dopo alcuni anni, citarono il Comune in giudizio per "avere subito l'illecita occupazione dei suoli e l'irreversibile occupazione dei medesimi per mq 3.192", chiedendo quindi, prima al tribunale di Rodi e poi al TAR Puglia per competenza, di far condannare l'Ente al risarcimento del danno.
Nonostante le eccezioni sollevate dal Comune, poiché nella sostanza si trattava di segmenti di tratturi e terreni la cui esigua estensione non avrebbe fornito grandi potenziali economici ai proprietari, nell'aprile 2020 il TAR diede ragione ai Brengola, sostenendo che "risulta dimostrato il dato della occupazione e della irreversibile trasformazione delle aree di proprietà Brengola in mancanza di un provvedimento finale di esproprio ed in forza di un comportamento della PA (il comune, ndr) collegato in via mediata all'esercizio de potere". Pertanto il Comune veniva condannando al pagamento risarcitorio della somma di 481.506,43 €, a cui aggiungere rivalutazioni monetarie, interessi e spese legali per un totale di oltre seicento mila euro.
Una tegola in testa all'attuale giunta comunale che, riunitasi, ha deciso non solo di ricorrere in appello ma, su proposta dell'assessore al patrimonio Michele Gaggiano, ha deliberato all'unanimità di affidare il ricorso a professionisti esperti in materia.
Lo scorso 14 gennaio il Consiglio di Stato, con un esito tutt'altro che immaginabile attesa anche "la novità della questione" per i giudici, ha potuto ribaltare la sentenza di primo grado a favore del Comune di San Nicandro Garganico grazie al lavoro dell'avvocato amministrativista Giacinto Lombardi in tandem con la parte tecnica, relazionata dall'architetto ed ex assessore Maria Ritoli.
In sostanza, il Consiglio ha accolto il ricorso dell'Ente che chiedeva di poter dar corso alla procedura di esproprio secondo legge, come già contemplato in casi analoghi dalla giurisprudenza. Pertanto, il Comune dovrà ora procedere con gli espropri, liquidando ai proprietari il valore economico previsto dal procedimento che, stando a prime stime, dovrebbe aggirarsi a circa 80mila euro, incluse le spese tecniche.
Un sospiro di sollievo per l'Amministrazione quest'ottima notizia, che tuttavia riporta al centro del ring la qualità di conduzione della cosa pubblica da parte delle amministrazioni che si succedono a Palazzo Zaccagnino: la superficialità in campo amministrativo, insomma, è da bandire a tutti i costi perché va sempre a danno dei cittadini.