L’avvento di un’estate che si annuncia accesa non solo dal punto di vista meteorologico, non scoraggia il susseguirsi di comizi e pubblici incontri che vedono affrontarsi, con una cadenza ormai saturante, l’Amministrazione in carica e chi, come Nicandro Marinacci, sta marciando in netto anticipo per riuscire a tutti i costi in una sorta di ‘ri-presa della Bastiglia’.
E se Costantino Squeo e il PD si sono limitati a chiarire lo stato dei fatti domenica 30 maggio, Marinacci è tornato alla carica proprio ieri sera, con un comizio ad hoc che ha inteso proclamare ‘urbi et orbi’ la sua candidatura a sindaco di San Nicandro Garganico, benedetta dalle locali sezioni dei Popolari per la Libertà, Io Sud, Puglia Prima di Tutto, la Destra e, naturalmente, l’UDEur.
Sul palco i rappresentanti di questo piccolo ‘pentapartito’ tutto sannicandrese, con Leonardo Caruso (PpL) che, insistendo su agricoltura, zone PIP e ripresa dell’artigianato, ha riscritto la sua storia politica (nel 2006 aveva appoggiato Squeo facendo parte per due anni della sua amministrazione) attribuendo a Marinacci di essere «la sola persona che ha competenze, capacità, preparazione, professionalità, caparbietà ed esperienza per portare avanti questo progetto di sviluppo per la città. Ci affidiamo a te – ha dichiarato Caruso a Marinacci - per portarci nella storia di San Nicandro come coloro i quali hanno saputo portare sviluppo socio-economico per la città».
Parole sostanzialmente riprese da Nazario Libero (Io Sud), che ha rimarcato i problemi dell’agricoltura sannicandrese e l’impegno di Marinacci, negli anni in cui fu sindaco e deputato, fino a portare alcuni operatori a Berlino.
«I sannicandresi – ha invece esordito Lellino Cendamo (PPDT) – non vogliono un sindaco che sia uomo perfetto, che abbia un buon carattere, o che vada ad occupare una poltrona sul comune per fare l’impiegato: ce ne sono tanti di impiegati. I sannicandresi l’hanno capito e vogliono un leader popolare, che risolva gli innumerevoli problemi che attanagliano questa città. Vogliono un uomo di esperienza, instancabile e con la testardaggine di essere prima lui convinto di essere un vincente. E l’ha dimostrato fronteggiando a testa alta le innumerevoli denunce e condanne che lo hanno provato negli affetti familiari».
E infine Matteo La Torre che, in sostanza, si è rivolto al mondo giovanile: «faccio appello soprattutto ai giovani e a quelli della mia età: abbiamo bisogno di essere protagonisti. I giovani e i cittadini hanno bisogno di essere ascoltati e in questa coalizione ciò è possibile».
Quindi, l’esordio di Marinacci che lascia presagire i cinquanta lunghi minuti di martellanti denunce politiche, improntate sull’accusa di prepotenza del precedente comizio del PD: «vi chiedo scusa di farvi stare ogni volta un’ora in piedi, ma insieme abbiamo un unico punto di partenza e di arrivo: far rimettere in cammino questa città. La gente ha capito che la partecipazione è la base essenziale della democrazia».
Segue un passaggio sulle denunce subite e le procure, in un’argomentazione dal sapore tutto berlusconiano: «noi, puntualmente, in 4 anni, non abbiamo mai fatto una denuncia penale, contro 137 che il sottoscritto ne ha avute, dai soliti noti i quali pensavano che il voto della gente potesse essere sovvertito dalle procure o da qualche sostituto procuratore, compagno di creanza e di sostanza. Abbiamo fatto con coerenza sempre il solito tabellone, non abbiamo mai ingiuriato o denunciato alle procure. La procura non deve essere amica di nessuno».
Di qui si passa alle “persecuzioni alla gente a cui noi abbiamo dato lavoro”, riferendosi alle cooperative di gestione dei parchi di Monte D’Elio e S. Giuseppe, del verde pubblico e della segnaletica, del mattatoio comunale e alla vicenda del trasporto urbano: «nel ‘95 - ha dichiarato Marinacci - abbiamo fatto miracoli perché abbiamo trovato i debiti, quelli veri, creando cooperative per gente bisognosa, e in cambio non abbiamo mai perseguitato nemmeno una mosca quando ci hanno, a parer mio ingiustamente, voltato le spalle. La democrazia è una cosa seria: non si può dare opportunità di lavoro e poi dire ‘attenzione se sbagli te la faccio pagare’».
E ancora la sfida al sindaco Squeo sui debiti, la questione del Museo, l’abbandono dei siti di S. Giuseppe e Monte d’Elio. Su quest’ultimo, Marinacci esibisce una copia del libro del soprintendente Francesco Paolo Maulucci, direttore degli scavi sul sito: «un soprintendente vessato per non far mettere il mio nome su quel libro, che noi faremo avere quest’estate, e il professor Maulucci verrà in piazza a dire tutto quello che è vero».
Nella sua frequente vena letteraria, Marinacci conia anche un nuovo aggettivo che attribuisce a Squeo, “farambolone”, con il quale a lui continua a rivolgersi su questioni spinose: «sindaco tu e i partiti che ti accompagnano e quella giunta fatta anche dal cugino che per legge non potrebbe essere assessore, noi non l’abbiamo mai denunciato, invece i partiti della sinistra denunciarono il presidente del consiglio democraticamente eletto nell’ultima amministrazione Marinacci, denunciarono un direttore generale democraticamente nominato, a 15mila euro l’anno, invece tu ne hai uno degli apparati di partito a 84mila euro l’anno e non abbiamo capito quale miracolo abbia portato a San Nicandro venendo due volte a settimana, e quali compagnie ti abbia fatto frequentare».
Quindi passa al suo impegno da consigliere provinciale esordendo con una lettera, indirizzata al sindaco e reiterata più volte, in cui richiedeva il passaggio alla Provincia della carte riguardanti quattro progetti (il porto a Torre Mileto, lo svicnolo S.S. 693 – strada Belvedere Lauro in località Coppa Fellonica, la circonvallazione Est e il recupero di Torre Calarossa), a cui non è sortito effetto. E ancora, per conto dell’ente Provincia: «abbiamo fatto avere 2mln di euro per la manutenzione e messa in sicurezza delle scuole a Portone Perrone, 250mila euro per la strada provinciale per Torre Mileto, dove dopo tanti anni saranno impiantati i totem di benvenuto».
Poi Marinacci si è soffermato sulle “occasioni perse” dell’amministrazione Squeo: «hanno perso i fondi per l’edilizia scolastica. Noi abbiamo trovato scuole che non c’erano e le abbiamo rese come college inglesi, ognuna con una palestra, riscaldamenti, piccolo fondo economale a disposizione dei presidi. Abbiamo perso la terza direzione didattica e 20 persone devono andarsene da San Nicandro».
Non poteva mancare, dato il periodo, il riferimento consueto alla festa patronale: «siamo prepotenti perché ci siamo impegnati a ripristinare il sacro rito delle feste patronali: noi eravamo ‘feste e festicciole’, per loro adesso è un momento filantropico e culturale. Dobbiamo partecipare alla festa patronale, perché non deve mai essere politicizzata come hanno fatto loro: la festa patronale era e resta l’evento di un popolo».
Torna ancora sulla “terza palazzina” del polo sanitario, dando del ‘farambolone’ all’assessore Gambuto, a cui si rivolge leggendo una nota inviata dal comune (quand’era ancora sindaco) alla Regione Puglia, in cui si chiedeva a Vendola di provvedere per l’opera “già finanziata – stando alla lettera dell’allora sindaco Marinacci – nel 1998”; ribadisce, quindi, il suo impegno politico alla realizzazione.
Sul pozzo comunale di Piana di Sagri, dichiarato pozzo di emergenza in ottemperanza ad una legge regionale sull’emungimento delle acque: «siamo prepotenti perché vogliamo riaprire il pozzo comunale che dava refrigerio agli allevatori sannicandresi, i “pastori”, sindaco, i pastori… che oggi sono costretti ad andare ad Apricena. E tutti zitti: con il sottoscritto al primo fiocco di neve si lamentavano per l’acqua, la paglia e il resto che non c’era. Segue un invito chiaro agli allevatori: «noi abbiamo una sezione, abbiamo tanti partiti a disposizione: siamo pronti a lottare per voi e per i vostri diritti».
Invito a confluire sotto il suo ‘manto’ che tende a non far cadere una briciola, se si rivolge ad ogni singola persona che abbia avuto rapporti minimamente ‘scomodi’ con l’attuale Amministrazione, come la ditta Formel, interessata da un provvedimento di cessazione di un contratto di fitto di suolo comunale per costruire il Centro Ludico per l'Infanzia a via Lauro: “non è vero niente. Invitiamo il signor Grifa di farci sapere quando arriva quest’ordine, noi saremo li per evitare che un’azienda leader che fa lavorare decine di persone, diventi un’azienda che fa qualche disoccupato in più».
E ancora il riferimento ad una presunta “lettera di sfratto” ai gestori della mensa del S. Raffaele: «noi quel giorno saremo li a servire il pranzo e veniteci a cacciare. Stanno creando delle faide – continua Marinacci – che non sono solo quelle che sparano le persone. Se tolgo uno e metto un altro creo una faida. In quell’ospedale oggi è la corruttela più schifosa».
Infine la questione dei pini tagliati al campo sportivo, nel progetto di rifacimento della pista di atletica, in cui Marinacci chiede al sindaco dove sia finita parte della legna.
Le battute conclusive proiettano un’estate a suon di comizi rionali ed iniziative politiche: «questo non è sviluppo di una città, ma prostrazione, una città divenuta piatta, tutti zitti nessuno parla, come i paesi dell’Est prima che cadesse il muro di Berlino.
Ringrazio i partiti che hanno creduto in noi – conclude – noi non vogliamo giocatori di carte, coloro i quali prendono le delibere e le cambiano, che fanno opposizione ma stanno con la maggioranza. Noi andremo avanti con i programmi incontrando la gente nei rioni, visitando i quartieri, controllando che qualche amministratore non si è acquistato qualche rione nella Terravecchia, controllando che i tecnici non siano vessati.
Chiedo alla cittadinanza in questo anno di darci consigli sulle cose da fare per migliorare questo programma, perché insieme abbiamo il dovere di riprendere e costruire un’altra città migliore ancora. Cari amici di San Nicandro rimettiamoci in cammino. Verremo a cercarvi nelle case non per il voto ma per sentire e, possibilmente, essere operativi».
(foto Nazario Cruciano)