Caro Vincenzo, un vero comandante si assume sempre le sue responsabilità soprattutto quando la nave affonda. Un Comandante affonda con la nave, da ultimo e da solo: i marinai questo lo sanno bene. I veri Comandanti non danno mai la colpa del naufragio all’equipaggio.
Ti sei scagliato contro di me e con ferocia inaudita ma io non ti porto rancore. Tu sai che io ho detto la verità. E tu conosci come me la verità, per avertela detta molte volte nei brevi momenti che il “tuo vero lavoro” ti lasciava libero, ma non hai avuto mai il coraggio di fare delle scelte, perciò sono stato costretto a pubblicarla sul blog!.
Ribadisco, ancora una volta, che avresti dovuto allontanare dalla tua Amministrazione quei politici ed amministratori che impedivano alla Città di decollare. Tu questo coraggio non l’hai mai avuto!
Cento, mille volte ti ho detto come stavano le cose e tu facevi “come se nulla fosse” ed è questa la verità! Come farai tu a incrociare di nuovo il mio sguardo senza vergognartene visto che lo sanno anche i muri come sono andate le cose?
Tu non mi hai voluto affatto come Assessore. Se sono stato Assessore e Vice Sindaco lo devo a Nazario De Luca, Loris De Luca e Leonardo Stefania nonché al partito dell’Unione di Capitanata che volevano, con il mio apporto, che la nostra città avesse una marcia in più.
E riguardo alle famose “ulteriori deleghe” che a tuo dire io pretendevo, ti rammento, caro Vincenzo, che tu le accentravi nella tua persona per farle gestire a chi non aveva titolo. E non ti sei reso conto che proprio questo ha causato l’implosione del partito dell’Unione di Capitanata! Io volevo più deleghe? Forse non ricordi, distratto come sei, che eri l’Assessore con il maggior numero di deleghe: servizi sociali, sicurezza, polizia, bilancio, contenzioso, contratti, agricoltura, patrimonio, manutenzione, verde pubblico, arredo urbano ecc..
Io ribadisco, ancora, che a San Nicandro serve una rivoluzione. Tu, d’altro canto, la tua rivoluzione l’hai fatta in tre mosse: hai tenuto Rosa, cacciato Nazario e fatto fuori Adelmo. Scegli tu, delle tre, quale sia stata la migliore!
Come non dare ragione al tuo amico Raffaele che te ne ha dette di tutti i colori e ha scritto in una famosa lettera che sei come Carlo Alberto di Savoia, il Re che non sapeva prendere decisioni, che gli Italiani chiamarono “Re tentenna”. Il Re, come te, ha tradito, codardo, chi voleva fare la rivoluzione. Era il tempo in cui l’Italia e l’Europa bollivano. Gli Italiani pensavano di aver trovato nel Sovrano la loro guida per liberarsi dagli invasori austriaci.
Così non fu e Carlo Alberto, come te, tentennando, perse la gloria. Ora ti dimeni e dici “me tapino, non ho potuto farci niente”: i partiti e le liste civiche chiedevano poltrone. E il Sindaco dov’era? Confidava, pervicacemente, costantemente, nell’aiuto delle stelle (e dimenticavo anche dei suoi parenti) fintantoché una non gli cadde in fronte.
Hai mai avuto coscienza di essere il Sindaco di una grande Città? Come del resto non avevi coscienza degli atti che io, per proteggerti, ti impedivo di firmare! A questo punto ho dei seri dubbi sulla paternità della lettera aperta che mi hai inviato…non penso che sia farina del tuo sacco! A proposito, mi meraviglio di te per non aver frenato la penna che ha scritto e gettato infamia sulla mia persona… ma dimenticavo, sei troppo distratto…! Nella mia lettera io non ho giudicato l’uomo ma l’Amministratore Monte!
Ridono ancora coloro a cui ti presentavi da Sindaco dicendo: “Buongiorno io faccio il neurochirurgo”. E io ti ho difeso, e ti difendevo sempre in qualsiasi altra circostanza.
Non ti ho più difeso quando, anche tu, volevi partecipare alla grande spartizione della torta comunale. Non ti sono stato più affianco quando hai preteso, o i tuoi emissari lo hanno fatto per te, più “posti” perché tu eri “il Sindaco”. Allora sì che rammentavi di essere “il Sindaco”.
Ora io lo chiedo a te: se avevi capito che non decidevi niente perché non ti sei dimesso fin da subito?
Io, invece, mi sono dimesso! Solo che tu fai sempre come “se nulla fosse” oppure non hai buona memoria. La mia lettera di dimissioni è allegata agli atti e mi vedo costretto, adesso, a farla conoscere a tutti per smentirti ancora una volta. Mi hai richiamato e supplicato di tornare perché altrimenti ti saresti dimesso anche tu.
Carlo Alberto condusse una guerra con i suoi peggiori soldati ed ambasciatori e la perse nel giro di pochi giorni e fu la disfatta. Carlo Alberto si rese conto che la sua presenza era di intralcio: gli rimaneva un’unica strada: l’esilio.
Carlo Alberto dichiarò: “La mia decisione è frutto di matura riflessione; da questo momento io non sono più Re…” e pianse. Io non so, se come Carlo Alberto, ti è rimasto un briciolo di amor di patria e piangi anche tu, poiché dovresti farlo e chiedere umilmente scusa al popolo sannicandrese che aveva visto in te il volto della speranza!
Riguardo la mia candidatura a Sindaco, rasserenati, ho perso tutti i miei potenziali elettori facendo il tuo Vice.
Fine della storia.
Costantino Cirelli
Si allega lettera di dimissioni del vicesindaco Cirelli datata l'1 settembre 2012