Siamo alle solite. Ancora una volta la deontologia politica è beffeggiata da chi si trova ad essere un politico senza sapere cosa significhi. E' chiaro: scontiamo i limiti di quell'antipolitica che mette sui vari troni il professionista di turno, il khalòs kai agathòs dicevano i Greci, il bello e il puro del momento che, non sapendo cosa è la politica, finisce sempre e solo per far danni e magre figure.
L'ultima quella del nostro sindaco, che ancora una volta mostra l'insofferenza di voler dire qualcosa e, purtroppo, riesce a farlo solo quando parlano gli altri, a mezzo di repliche estenuanti che ricordano le commediole di quartiere. Insomma, un partito non può ragionare tra sé, che il buon Vincenzo Monte debba sempre intervenire a dire la sua, tuttavia mostrando sempre più i suoi limiti di non politico e amministratore inadeguato.
Se il Partito Democratico - che, ricordiamo, non è una lista elettorale mal composita, ma un partito vero, dove si ragiona prima di parlare - dice qualcosa, non lo fa mai a caso. Il nostro segretario, nell'ultimo dibattito della Festa Democratica, ha risposto ad una domanda, legittima e nemmeno campata in aria.
Contraddire l'affermazione, poi, secondo cui l'attuale pseudomaggioranza non ha connotazione politica né un'idea della città, significa arrampicarsi sugli specchi, perché ormai persino le pietre sanno che l'amministrazione Monte è un fallimento sotto tutti i punti di vista e si mostra stabile come un foglio di carta velina.
Nel dare un po' di lezioni di sana deontologia politica al primo cittadino, crediamo opportuno ricordargli poche cose. Ad esempio, che lui è sindaco solo grazie al PD, anche se non gli piace perché fa più bello aver vinto da se: per cui ci attendiamo che quantomeno ci faccia ragionare, senza intervenire ogni volta, su tutte le virgole.
E' opportuno pensare ad amministrare, invece di fare tabelloni e risposte a comunicati stampa legittimi: scrivere e parlare è ruolo dell'opposizione.
Quando si accusa, poi, una parte politica di aver prodotto danni, li si devono elencare e quantificare: ci dica uno per uno - è da un anno che lo ripetiamo - quali sono i danni prodotti dall'Amministrazione Squeo, cosicché la nuova dirigenza ne prenda atto.
Ci faccia sapere qual è il "programma ben preciso" della sua amministrazione, perché né noi, né la città abbiamo ancora capito di che si tratta.
Infine qualche puntualizzazione: se il PD sannicandrese, che sta dando largo spazio ai giovani, è vecchio e "preconfezionato" come il sindaco ritiene, che dire di un'amministrazione dove hanno potere solo personaggi che la fanno da padrone da oltre trent'anni? Gli uomini nuovi, che ci hanno messo la faccia e sono stati puntualmente messi da parte, quanto contano davvero e quanti dei loro progetti sono stati almeno presi in considerazione?
La vera tristezza è avere un sindaco ostaggio di questi vecchi signori della politica, quelli sì, nati politicamente all'epoca del pentapartito, un'epoca vista con nostalgia grazie ad arrivisti come tanti ne ha attorno, sindaco, da gran parte degli italiani, non certo - è bene affinare la lettura - da un giovane segretario come il sottoscritto.
Il nostro è un appello accorato: sindaco, pensi ad amministrare se ha modo di farlo, altrimenti, se i presupposti sono quelli che si vedono e sentono, la dignità più grande che può avere è quella di lasciare posto, nostro malgrado, ad un commissario. Saprà fare molto meglio di lei e della sua ciurma ribelle.
Comunicato stampa Partito Democratico