E' stato nominato, dopo le designazioni dello scorso Consiglio Comunale, dal sindaco Vincenzo Monte il nuovo componente di minoranza del consiglio di amministrazione dell'ASP Zaccagnino, ex Fondazione. Sarà dunque Arcangela Tardio a completare il CdA dell'ente, evitando così il commissariamento tanto auspicato dalla minoranza dopo le dimissioni di 3 componenti durante l'estate.
Tardio aveva ricevuto durante il consiglio comunale un solo voto, mentre Giuseppe De Luca, componente dimissionario del cda, ne aveva ricevuti 3. Al voto non partecipò il PD che, rappresentato dal consigliere D'Ambrosio, uscì dall'aula dichiarando di non capire «quale sia la natura politica del CDA insediatosi, quale sia la sua mission, quali progettualità intenda portare a termine, in quale processo di copianificazione si collochi l'ASP».
E proprio il Partito Democratico, dopo la nomina di Tardio, diffonde un comunicato dove, senza troppi giri di parole, esprime il dissenso per questa nomina vista come 'opportunistica'.
«Ancora una volta la ex 'Fondazione Zaccagnino', oggi divenuta Azienda di Servizi alla Persona, - esordisce la nota diffusa dal partito che riportiamo in forma integrale - balza agli onori delle cronache per logiche di spartizione del potere che sanno tanto di 'Prima Repubblica' ovvero dei peggiori riti della Prima Repubblica.
La nomina a membro del CdA quale rappresentante di minoranza di Arcangela Tardio, persona dalla comprovata esperienza politica, la dice lunga a chiunque viva minimamente il contesto politico della nostra città.
Stupisce molto il fatto che l'indicazione di quel nome in seno al Consiglio comunale del 16 dicembre scorso, sia stata fatta da un consigliere della minoranza di centrodestra, in quota ADC (Alleanza di centro).
E' difficile pensare ad una 'migrazione' politica della Tardio, come risulta oltremodo difficile immaginare che Vincenzo Libero, consigliere di minoranza in quota ADC, abbia indicato il nominativo in questione senza subire le pressioni dell’attuale presidente dell’ASP, Nicandro Di Salvia, in quota SEL e di qualche figuro della giunta comunale.
Si tratta, da un punto di vista puramente politico, di una operazione di puro potere, squallida nella forma e nella sostanza, in barba a tutte le prosopopee sulla centralità della politica e sul ruolo dei partiti. Una operazione di casta vera, pura.
Durante quel consiglio il gruppo consiliare del PD rappresentato da Mario D'Ambrosio, su espressa indicazione degli organi di Partito decise di non partecipare al voto di un consesso convocato in tutta urgenza, come se la città non avesse altro a cui pensare. Prima di abbandonare coscienziosamente l'aula, dichiarammo che ad oggi non è chiaro a nessuno quale sia la natura politica del CDA insediatosi, quale sia la sua mission, quali progettualità intenda portare a termine, in quale processo di copianificazione si collochi l'ASP. Che abbiamo un altra idea dell'ASP, della sua governance, della centralità della stessa nello sviluppo di questo territorio. Abbiamo anche un altra idea della politica. Il PD non si presta a giochi di potere che hanno nell'ASP, da sempre, l'aspetto più trasversale ed opaco di questa città.
Tale decisione è stata e rimane del tutto coerente con le dimissioni dal CdA dell'ASP - il 29 luglio 2011 - del rappresentante del PD, Tittino Zaccagnino, che già allora lamentò una gestione politicamente inadeguata e poco rispettosa delle parti, con un presidente che ostruisce qualsiasi confronto democratico tra i componenti a vantaggio di una deriva autoritaria.
Così pure stupisce oltremodo il fatto che il sindaco, in barba alla logica più banale della democrazia, abbia preferito nominare il designato con meno preferenze - una per l'esattezza, quella appunto del consigliere Libero - dimostrandosi irrispettoso della parte di minoranza più consistente in Consiglio (il PDL e il centrodestra) e, ancora una volta, poco conscio di cosa significhi l'ASP 'Zaccagnino', che noi non riteniamo affatto "una palla al piede" (cit.). E ci chiediamo per quale recondito motivo il sindaco non senta ancora una volta il minimo bisogno di confrontarsi con il maggior partito, il PD, che effettivamente ha permesso la elezione sua e di quanti ne compongono l'Amministrazione.
Così come stupisce il silenzio della Regione Puglia sulla gestione dell’ASP e, ne siamo certi, sugli ultimi accadimenti rispetto ai quali calerà il solito silenzio di piombo, come se l’ASP godesse di una extraterritorialità, una specie di moderno kibbutz fuori dal tempo e da ogni regola democratica.
E' innegabile: le cronache cittadine, insula C4 compresa, riportano le lancette indietro nel tempo, inizi anni ’70.
L’opposizione del PD sarà ferma ed intransigente nei confronti dell’attuale Amministrazione Comunale - che, peraltro, ha avvertito l’urgenza di saldare ogni debitoria con soggetti terzi più che aprire un dialogo serrato con coalizioni e partiti - ed è costretta ad assumere atteggiamenti ed iniziative politiche non più improntati al confronto costruttivo e dialogico: questo per il solo bene della città».
Staff sannicandro.org