Sono state protocollate nella giornata di ieri le dimissioni di Tittino Zaccagnino, il consigliere della ex Fondazione "Vincenzo Zaccagnino" in quota al Partito Democratico di San Nicandro Garganico, dal Consiglio di Amministrazione di una delle più importanti ASP della Puglia.
Una presa di posizione dura, quella di Zaccagnino, che ha preferito tirarsi fuori da una gestione, quella del presidente Nicandro Di Salvia, contraddistinta «dall'assoluta mancanza di pianificazione e programmazione di obiettivi da fissare e da raggiungere, sia a breve che a medio e lungo termine - scrive Zaccagnino nella nota di dimissioni - e con una assoluta mancanza di confronto costruttivo per il lavoro in sinergia volto alla realizzazione di opere pubbliche».
«A più di un anno dall'insediamento del CdA - continua Zaccagnino - si è fermi ad un progetto ricevuto in eredità dalla Regione Puglia e dall'Amministrazione comunale di Costantino Squeo e ad un altro progetto, bloccato fino a questi giorni, per il recupero dei fabbricati in corso Garibaldi, su cui non è stata prepotentemente e testardamente valutata l'opportunità e analizzata la futura funzionalità, che andavano programmate con i partners istituzionali.
Altre ASP del nostro territorio - spiega il consigliere dimissionario - pur essendo più piccole hanno programmato e stanno realizzando grandi opere. Noi, invece, siamo fermi all'ordinaria amministrazione. Spesso mi sembra - soggiunge Zaccagnino senza mezzi termini - di stare a dirigere una "fattoria sociale" di staliniana memoria, dove tutta quella ricchezza, tutto quel patrimonio è bloccato».
Zaccagnino fu eletto in seno al Cda nel maggio 2010, a due mesi dalla contestata nomina del presidente Di Salvia, nella figura di segretario del Partito Democratco. Già nel dicembre successivo si registrarono le dimissioni di Mario Squeo, in quota Socialismo Dauno, che a un mal celato disagio antepose la coerenza, all'indomani della fuoriuscita del suo partito dalla maggioranza di Costantino Squeo in Consiglio comunale.
Dimissioni, quelle di Mario Squeo, che avrebbero posto Zaccagnino in un angolo, a fronte di una maggioranza costituita dal presidente, dal vicepresidente Pierino Mimmo (nomnato dalla Curia vescovile) e dal consigliere in quota Nuovo PSI (ex opposizione in c.c.) Giuseppe De Luca. «Alle sedute del C.d.A. - rimprovera Zaccagnino - si parla e si discute solo degli accapi portati dal Presidente e dal Direttore generale, con imposizione e rigidezza di attenersi unicamente all'o.d.g., minacciando l'immediata votazione dell'accapo. Per cui il ruolo di consigliere consiste nel ratificare o meno le decisioni prese dal Presidente e dal Direttore.
La mia formazione culturale e politica - conclude Zaccagnino - non mi consentono di rimanere ancora e di ricoprire questo incarico. Mi sento prima a disagio e poi impotente nello svolgere un lavoro che dovrebbe avere ben altra valenza, con fini e indirizzi politici e sociali di ben altro spessore».
Una storia, quella della ex Fondazione, che continua ad essere oltremodo travagliata anche ai giorni nostri, nonostante gli ultimi indirizzi legislativi della Regione Puglia che dovrebbero conferire, oltre ad una chiara impostazione assistenziale e sociale, soprattutto speditezza e determinazione negli atti da compiere per un utilizzo ottimale del patromonio.
Intanto si susseguono voci di corridoio sulla gestione, tra l'immediatezza dell'inizio dei lavori per la Comunità alloggio per minori e la ristrutturazione dei ruderi in corso Garibaldi e la paventata volontà, mai confermata da voci ufficiali, di vendere parte del patrimonio a privati e di proporre l'ennesimo impianto a biomasse nei terreni dell'Ente.
Staff sannicandro.org