Dopo lo spettacolo teatrale "Italiani si nasce e... noi lo nacquimo", siamo riusciti ad effettuare un'intervista a M. Micheli e S. Cavallini.
- Il concetto di italianità esiste ancora? Come si manifesta?
Micheli: "Gli italiani sono molto uniti nelle emergenze nelle situazioni che toccano il paese, come l’alluvione nel Vicentino o il terremoto dell’Aquila. Ma dovremmo imparare ad essere molto meno egoisti nel quotidiano. Il finale amaro dello spettacolo è evocativo. Non c’è più molto senso patriottico se non quando gioca, e vince, la nazionale di calcio"
- Nei 150 anni dell’unità d’Italia c’è ancora chi parla di secessione, divisione del nord dal sud. Ma allora il sentimento di unità non esiste più?
Cavallini: "Mi piace ricordare una frase.. l’Italia si è fatta sui battelli che portavano gli emigranti all’estero per cercare fortuna. Laddove persone provenienti da diverse zone d’Italia si mescolavano, condividevano le stesse paure ma erano uniti nelle stesse speranze, e talvolta, l’amore prendeva il sopravvento sulla diversa origine".
- Quanto è difficile descrivere gli italiani e l’italianità oggi?
Micheli: "L’Italia è un crogiuolo di lingue abitudini usanze così profondamente diverse, non è facile pensare ad una generalizzazione. Bisgnerebbe analizzare attentamente ogni situazione per capire quanto sia variegato il panorama che ogni regione ci offre per la sua complessità.
E se è vero che la diversità è ricchezza,noi italiani dovremmo forse imparare a fare delle nostre differenze(ma siamo poi davvero così diversi?) uno spunto in più per essere uniti."
Giulia Borrelli
Foto di Domenico Maria Mascolo