Il Rito della Quarantana

Una tradizione da preservare


In molti Comuni pugliesi, terminato il Carnevale, un’antica tradizione vuole che si confezioni la sua Vedova, con un
viso da vecchietta, pitturato sulla stoffa, sormontato da una chioma realizzata con stoppa, una veste nera e lunga
fino alle caviglie. 

È la Quarantana, rappresentazione morale e cristiana dei quaranta giorni del tempo di Quaresima, un periodo di astinenza e digiuno, compreso fra il mercoledì delle Ceneri e la vigilia di Pasqua. 

Secondo la tradizione comune alle popolazioni garganiche la Quarantana è una pupattola realizzata con materiali
poveri: un involucro di stoffa grezza riempito di paglia e vestita con l'abito della popolana, generalmente uno dismesso e malridotto. 

Appesa all'architrave della porta mediante una corda agganciata ad un anello infisso sulla testa, la pupattola poggia i piedi su una patata nella quale sono infilate da sei a sette penne di gallina; ognuna di queste rappresenta una settimana; la prima penna viene tolta il giorno stesso dell'esposizione, la prima domenica diQuaresima, mentre le altre serviranno proprio a scandire il tempo fino a Pasqua. 

E’ da apprezzare e sostenere l’impegno costante dell’esperto in tradizioni locali, il prof. Michele Grana, il quale, 30 anni fa, istituì il Centro studi storici Etno-Demologici, per mantenere viva e far conoscere alle nuove generazioni anche questa usanza, affinché possano farla propria, da custodire e rinnovare con orgoglio e piacere, fra i ricordi più belli del passato che costituiscono la base e la continuità della nostra storia di cittadini garganici. Egli stesso, per la circostanza, domenica 18 febbraio, alle ore 19:00, qui a San Nicandro, a Palazzo Zaccagnino, animerà la 29esima edizione della Quarantana, col rito della Pupattola, ogni anno seguìto e apprezzato da adulti e bambini con le loro famiglie.

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