Pubblicato il libro di Mario Ruscitto "Il tempo della libellula"

Intervista all'autore

Al quarto libro consecutivo, dopo i primi tre (I ragazzi degli anni ’20- biografie di sannicandresi- 2012-; Una vita a mani nude, narrativa-2013-; Storia di sogni, illusioni e tradimenti-narrativa- 2014-), Mario Ruscitto ha completato egregiamente un suo progetto intrapreso anni addietro, di raccontare degli altri e di se stesso, come ha dichiarato, in alcune interviste rilasciate cortesemente e puntualmente dopo ciascuna pubblicazione durante il mio rotocalco radiofonico “In Onda”.

 Nato nel giugno 1946, sannicandrese, prima insegnante, poi direttore dei servizi amministrativi della scuola statale, da quando è in pensione, con la buona salute che gli permette tanta attività e che gli auguro per tanto tempo ancora, Mario può dedicarsi maggiormente a scrivere, per comunicare cultura, storia, tradizioni locali, ma soprattutto sentimenti, affetti, civiltà e messaggi di non violenza, importanti anche per le giovani generazioni, considerate le grandi mutazioni sociali dei tempi che stiamo vivendo. Negli scritti precedenti ha voluto ricordare antiche memorie di vita e personaggi del passato locale o vicende di storie vissute, con intenzione didattica e con la speranza di una vita sempre migliore per se stesso, i suoi cari, ai quali ogni volta ha dedicato la sua opera, e per tutti i lettori, col supporto necessario di una grande forza interiore. E’ proprio questa, infatti, che traspare nel suo volumetto, dedicato ai nipoti Manfredi e Angelica, di 49 poesie, quasi tutte scritte in italiano, alcune in dialetto sannicandrese – con relativa traduzione- che abbracciano oltre trenta anni della sua vita, che egli racconta con chiarezza, semplicità ed estrema sincerità, senza temere il giudizio del lettore che, conoscendolo, potrebbe definirlo “eccentrico, scontroso, suscettibile..” In realtà Mario Ruscitto ha molte doti: “la coerenza, l’affetto disinteressato e la disponibilità per ogni necessità”. In fondo, per quanto possano apparire ora pessimisti, ora confidenziali ed ottimisti, questi componimenti poetici, quasi sempre in rima, gli offrono lo spunto per raccontare i suoi pensieri e le sue emozioni, i suoi sogni, specialmente quello di vivere in un posto “dove tutti sanno di tutti, dove non c’è anonimato, non c’è segreto, non c’è privato, dove la vita è comune e ognuno è come gli altri e io come loro”, oppure dove possa avere” bisogno di poco per vivere”, trovare un’umanità “che non conosce l’avidità, la vittoria, la sconfitta, ma solo l’essere uguale”. Egli è consapevole di aver “ avuto tutto quello che volevo, che mi manca solo il tempo sprecato che non potrò mai riavere[…]Io non ho capito in tempo utile il senso della vita, per superficialità e disattenzione e ho saputo solo in parte apprezzare quello che ho avuto”, ma confida attraverso queste sue “modeste composizioni”  che ciascuno, come lui stesso ora, impari ad “accontentarsi del necessario” e senta “rafforzata la necessità di vivere per combattere le avversità della vita, senza mai pensare alla resa e dare un contributo infinitesimale, alla mia condizione umana e, se ne avessi l’occasione, a quella della gente che incontrerò e che ne avrà bisogno”. Coraggioso ed altruista il nostro autore.  Quanto al titolo del libro, egli non spiega perché lo ha scelto; ma – secondo il mio modesto parere - in ogni pagina lo si intuisce, leggendo con attenzione i componimenti, che seguono, in qualche modo, gli eventi narrati cronologicamente nella sua vita, che egli rivede, avendo come punto di riferimento questo insetto che, per lui, rappresenta il simbolo della propria interiorità, il cambiamento. Collegata “alla magia e all'illusione per via del suo corpo cangiante, la libellula ci insegna che la realtà in verità non è reale e per questo dobbiamo apprezzare il dono del sacro "sogno" come anche gli aborigeni australiani lo chiamano, dobbiamo superare le illusioni sulle quali fondiamo la nostra vita per poter percepire la verità nelle cose di tutti i giorni. Se desideriamo effettuare dei cambiamenti importanti, è opportuno evocare l'energia della libellula.

Complimenti vivissimi a Mario Ruscitto per questa sua pubblicazione, che bisogna assolutamente leggere proprio per il messaggio utile che comunica, avendo il pregio di un’autobiografia di valore perché basata sulla modestia e la consapevolezza della fragilità umana, che si vince soltanto con “un’immensa fiducia nella buona sorte”.  “F’nisk da kandà, rosella ardita, senza ka te lo spiego, tu m’aj kapit” Come dire, “A buon intenditor, poche parole”. 

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