A nulla è valso lo sforzo di settimane di lavoro da parte dei ragazzi delle associazioni Argod e Penelope di San Nicandro Garganico, che si occupano della gestione del Centro Visite di Torre Mileto. I vandali sono tornati ad imbrattare le mura esterne dell'antica torre aragonese con i soliti graffiti-dedica a sfondo amoroso.
Questa volta, però, non hanno fatto i conti con le quattro telecamere installate dal Parco Nazionale del Gargano, che "il giorno 15 ottobre, alle ore 23:19 - si legge sulla pagina facebook del Centro Visite - hanno registrato l'artista di questa opera d'arte. Noi del Centro siamo benevoli, vogliamo offrire all'artista di tale gesto la possibilità di compiere opera di ripulitura". All'imbrattatore, viene anche dato un termine di una settimana, passata la quale senza esiti, l'Ats procederà alla denuncia "per deturpazione di bene culturale architettonico demaniale".
Già nel 2009, dopo che l'intero perimetro della torre aveva raggiunto condizioni di totale indecenza, un intervento del Servizio Manutenzione del Comune costato alcune migliaia di euro aveva ripristinato il decoro all'esterno dell'immobile. Da allora, dopo circa un anno di tranquillità, i vandali avevano ripreso indisturbati la loro attività nel 2011 e fino alla scorsa primavera, quando l'intervento dei volontari delle due associazioni, con il contributo di alcuni imprenditori della zona, ha permesso il ripristino. Contestualmente, il Parco del Gargano provvedeva a tutelare l'immobile che gestisce per mezzo dell'Ats con l'installazione di quattro telecamere, opportunamente segnalate come da disposizioni di legge.
Oltre alle scritte, i volontari dell'Ats Penelope-Argod riferiscono di decine di episodi in cui individui, ignari delle telecamere, si recano presso i muri della torre a conferire i propri "bisogni fisiologici".
Intanto, il valoroso "artista" avrà una settimana a partire da oggi, sempre che la querela o denuncia non parta prima dalle Forze dell'Ordine. Il deturpamento e imbrattamento di edifici di interesse storico-artistico, infatti, è un reato contemplato dall'art. 639 del Codice Penale, che contempla espressamente la pena della reclusione da tre mesi a un anno e della multa da 1.000 a 3.000 euro.