L' associazione antimafia ‘Ultimi’ perde il suo primo soldato - l’ex vicepresidente nazionale Pietro Paolo Mascione - e una serie di presidi in tutt’Italia, che convoglieranno presto in un nuovo, grande progetto associativo, che parte da Foggia ma è già ben strutturato in tutta la penisola.
Nasce così l’associazione di legalità ‘Invisibili’, “una realtà che sarà apartitica e largamente partecipata”, tiene a precisare Mascione, recentemente insignito del 'Premio Borsellino', che prende le distanze dalla gestione percepita come spiccatamente ‘campanocentrica’ della precedente esperienza, dalla quale si è allontanato “ma senza sbattere la porta. Non è nella mia indole e non sono in guerra con nessuno”, tiene a precisare.
Un distacco, quello dalla realtà fondata dal prete antiracket don Aniello Manganiello, ufficializzato con una breve nota: “Dopo 10 anni in qualità di socio fondatore e vicepresidente dell’associazione Ultimi ho ritenuto opportuno, per ragioni che preferisco mantenere personali, dissociarmi da una realtà la cui identità ha trovato luce proprio tra le stanze di casa mia”, spiega Mascione. “Guardo con assoluta positività ciò che in questi anni è stato realizzato assieme ad Aniello, la cui stima nella sua opera resta immutata, nonostante tutto e nonostante alcuni. A lui auguro ogni bene e sono convinto che, con gaudio, benedirà il mio cammino verso una nuova realtà associativa che proprio in questi giorni albeggia assieme a nuove amicizie e vecchie certezze. Oggi parto da qui, dai miei amici che rispondono ai miei valori, a quel poco che sono”.
Lo statuto di ‘Invisibili’, infatti, sta prendendo corpo in queste ore e verrà proclamato già nei prossimi giorni. L’associazione, di respiro nazionale, nasce con le migliori intenzioni e un fitto programma di azioni da portare a termine in vari ambiti, dalla legalità al sostegno alle nuove povertà e alle fragilità sociali. Il nucleo principale del gruppo sarà composto da Mascione, indicato a maggioranza presidente e dal suo vice Enrico Trapassi, ex responsabile del presidio ‘Ultimi’ di Caserta. Con loro, l’ex responsabile del presidio dei Monti Dauni, Nadia Ricci, con il ruolo di tesoriere, e Tiziana Vecchio, di Milano, nominata segretario.
Una primissima azione della nuova realtà si è tenuta giorni fa, con la consegna di 40 calze ai bambini invisibili ospiti delle comunità ‘Fondazione Albero della Vita’, onlus di Milano che grazie alla donazione trading system, hanno potuto vivere “un momento di spensieratezza in quell’infanzia violata, raggirata da carovanieri menzogneri”. Ad illustrare obiettivi e finalità della nascente realtà, “che sarà l’espressione di più teste e diverse sensibilità che convergono verso una direzione comune”, è lo stesso Pietro Paolo Mascione.
Mascione, come nasce ‘Invisibili’?
‘Invisibili’ nasce da una urgenza manifestata dalla maggior parte dei soci di ‘Ultimi’, che sentivano il bisogno di impegnarsi in una realtà associativa maggiormente partecipata e con una distribuzione più equa delle quote associative e dei ruoli. E’ una realtà di respiro nazionale, che vorrei far partire da Foggia, una realtà che ha tanti problemi ma che non è la ‘Scampìa d’Italia’ come tanti vogliono far credere. Partiamo da qui, ma le nostre diramazioni sono già presenti su tutta la dorsale italiana: dalla Calabr tutte la stessa presenza e attenzione.
Di cosa si occuperà l’associazione?
Lo statuto sta prendendo luce e verrà proclamato nei prossimi giorni. Si occuperà di legalità, di giustizia e solidarietà diffusa. Sarà uno strumento per tendere la mano ai nuovi poveri, che sono sempre di più e spesso restano invisibili. Insomma, nel nome ci sono già i destinatari ultimi della nostra azione.
Quindi chi sono oggi gli ‘invisibili’?
Sono tantissimi e sono diversi: dai bambini privati dell’infanzia e violati, alle nuove povertà diffuse e non manifeste, donne sole o vittime di violenza. Frequentando i bassifondi delle città, per lavoro (indossa la divisa della polizia di Stato, ndr) o per impegno nel sociale, mi sono reso conto che più andiamo avanti con gli anni più le cose si complicano. Mi preoccupa e mi spaventa il futuro e la deriva della società.
Quale sarà la modalità operativa di ‘Invisibili’?
Cercheremo di essere vicini a chi soffre, offrendo aiuto e conforto, ma cercando anche di agire sul problema. Ciò che più mi spaventa è la mancanza di sensibilità e di senso critico che pervade le città: abbiamo una società granitica, ormai insensibile a tutto, e questo è devastante. Per questo vogliamo agire principalmente sui bambini, per darci realmente una possibilità di riscatto: parlare, ad esempio, di legalità ad un pubblico adulto, ormai già incancrenito da questa realtà, credo sia solo uno sterile esercizio di retorica. Dobbiamo puntare a costruire il futuro.
E’ stato già stilato un programma di massima?
Sì, ed è anche abbastanza fitto. Io cercherò di focalizzare la mia attenzione su Foggia, ma tutti i presidi stanno spingendo verso azioni calibrate sulle criticità delle relative zone. Il mio impegno sarà concentrato qui non solo perché è la mia città, ma perché ritengo che la narrazione del ‘caso Foggia’ si stia muovendo lungo un binario errato. Foggia è diventato un brand, terra di conquista da parte di certi media e certa comunicazione, non ultima quella cinematografica. Così si sta elevando e ‘mitizzando’ la criminalità, secondo stereotipi che ritengo dannosi e che stanno già manifestando i primi danni nei tanti giovani, vittime del 'fascino del male'. Evitiamo l’effetto ‘Gomorra’.
In che modo?
Quello a cui stiamo assistendo è l’esito del fallout radioattivo di questa narrazione. Allora invertiamo la tendenza: parliamo delle persone buone che vivono e lavorano su Foggia e per Foggia. Anche il commerciante che ogni giorni alza la sua serranda e non si piega è un esempio di resistenza. Gli eroi positivi non ci mancano. Ma spesso, anche loro, restano invisibili.
Come vi ponete rispetto alle altre realtà e associazioni?
Siamo pronti a collaborare con qualunque realtà che condivida i nostri obiettivi e il nostro modus agendi. Questo degrado lo stiamo creando anche noi, con la mancanza di senso critico, con l’accettazione passiva di dinamiche e mentalità. Allora diciamo basta: non voglio altri film che mitizzino la criminalità foggiana, parlatemi di bellezza perché solo il bello e il buono potranno salvarci. E su questo voglio creare una breccia.
Fonte: Foggiatoday