Alla vigilia del XV Censimento generale della Popolazione nazionale, che sarà avviato nel 2011, ci si torna a chiedere quanti e quali siano i numeri di una città come San Nicandro Garganico, ampiamente riconosciuta come a continuo flusso migratorio.
Una situazione sostanzialmente confermata dai dati dell’Ufficio Servizi Demografici e Statistici del Comune (gli stessi inviati poi all’ISTAT), che mostrano un continuo decremento della popolazione residente a partire dal 1992, dopo i secoli del costante incremento che ha bypassato persino momenti difficili come le emigrazioni degli anni successivi ai due ultimi Dopoguerra, raggiungendo il picco storico nel censimento del 1991 con ben 19.525 abitanti.
Il dato recente che emerge è la scarsa natalità: a partire dal 2002, infatti, il saldo naturale è sempre in negativo (più deceduti che nuovi nati) e si mostra in progressiva crescita fino al -57 unità del 2009.
Un dato che si discosta parecchio dalla media nazionale e che denuncia, con ogni probabilità, non solo la diminuzione delle unioni matrimoniali ma segnatamente le difficoltà, comuni a tutto il territorio nazionale con particolare riguardo al Sud, a mettere su famiglia.
L’emigrazione rimane comunque la nota dolente: dal 1991 al 2009 la popolazione sannicandrese è scesa complessivamente (compresi nati, morti ed emigrati) di ben 3.390 unità. Dal 1993 al 2009, gli emigrati sono stati in tutto 3.485, con numeri che si attestano stabilmente alle tre cifre dal 1994. Il decennio 1996-2006 sembra essere quello più nero per il saldo sociale (emigrazioni), fino al picco toccato nel 2004 con ben 451 unità in meno in un solo anno.
Un brusco sospiro di sollievo, invece, sembra arrivare al saldo sociale nel 2007, con il passaggio dai -217 del 2006 ai -82 del 2007, fino a scendere ai -47 del 2009. Probabilmente, in questi dati potrebbe giocare la sua parte la recente crisi economica generale, che porterebbe a prediligere la vita meno costosa delle nostre zone.
Altro aspetto che denuncia il fenomeno migratorio, infine, è la persistente superiorità numerica delle donne rispetto ai maschi, categoria, quest’ultima, maggiormente votata alla domanda di lavoro e quindi favorita nello spostamento in altri lidi, segnatamente nelle regioni del centro-nord Italia.
Il prossimo censimento, ad ogni modo, sarà molto più chiaro nel mettere in evidenza la casistica e offrire una lettura chiara dei veri motivi del decremento demografico e delle dinamiche annesse, anche alla luce delle circostanze socio-economiche e politiche che attengono in generale al Mezzogiorno e all'Italia tutta.
Matteo Vocale
(Elaboraz. grafica N. Cruciano)