A San Nicandro Garganico siamo ormai a 10. E' il numero di ultracentenari che, al momento, la rendono forse una tra le città italiane con il più alto numero di persone che hanno oltrepassato il secolo. Ieri è stata la volta di Berardino Sassano (da tutti conosciuto come "V'lardìn'"), festeggiato da parenti e amici, con il concorso istituzionale del sindaco Vincenzo Monte e l'omaggio dei "compagni" della sezione del PD, di cui è iscritto dai tempi del PCI, tributato dal segretario Matteo Vocale.
Nato il 18 febbraio di cent'anni fa da Angelo e Maria Nardella, naturalmente pensionato dopo una vita da bracciante e agricoltore. Berardino, sguardo sornione ma che nasconde un carattere forte e determinato, ha una memoria di ferro e un fisico ben oltre la tenuta immaginabile, sempre lontano da cliniche e medici. Si cucina ancora da se senza difficoltà e passa gran parte del tempo a passeggiare con gli amici (tutti più piccoli di almeno 15 anni) al corso o in giro per il paese a sbrigare l'ordinario quitidiano: al vederlo gli si darebbe almeno una ventina d anni in meno.
Secondo di quattro figli (Emanuela, Lucia e Michele), arriva a studiare sino alla terza elementare per poi rincorrere l'esigenza primaria di quei tempi: il lavoro nei campi insieme al padre. Nel 1933 è reclutato alla leva (ci ricorda addirittura il suo numero di matricola). Grazie ad una buona capacità nella lettura e ad una particolare attitudine alla calligrafia, consegue subito la nomina di caporale. Nel 1937 si sposa con Filomena Febbraio, deceduta l'8 dicembre del 2005, da cui avrà quattro figli, di cui uno morirà bambino. Degli altri, Maria è casalinga a San Nicandro, Costantino agricoltore in pensione e Michele docente di lingue in Sicilia.
Congedato da caporal maggiore, viene richiamato alle armi nel '40 e "promosso subito col grado di furiere" (sergente maggiore, ndr) tiene a dire Berardino, la cui unica difficoltà fu «stare dietro ai colleghi di grado - racconta - perché erano quasi tutti bocciati alla carriera ufficiali e, perciò, avevano le scuole alte».
Congedato definitivamente nel 1945, alla fine dell'ultimo conflitto mondiale nel quale rimase quasi sempre ad assolvere a mansioni di ufficio, ritorna alla vita dei campi, decidendo coraggiosamente di affittare 4 ettari di terreno e seminarli a fave. Dalla resa, riesce ad acquistare un carretto e un cavallo e ad avere una casa di proprietà. Con la riforma agraria del 1952, incontra difficoltà nell'asegnazione dei terreni, poiché contrario alle condizioni dettate dalla politica: infatti, fu dirigente di partito e consigliere comunale del Partito Comunista, sin dagli ultimi tempi delle lotte contadine. Tuttavia, grazie alla sua esperienza e ad una singolare determinazione, istruisce presto di suo pugno un acceso intercorso epistolare con le autorità, riuscendo ad ottenere l'assegnazione di un podere in agro di Lesina, che condusse fino al pensionamento.
«Il lavoro - dice Berardino - è stato tutta la mia vita: mi riposavo quando lasciavo la zappa per mangiare, con una fetta di pane in una mano accudivo gli animali dando loro da mangiare con l’altra mano. Il rispetto delle opinioni altrui mi ha sempre fatto evitare qualsiasi tipo di discussione ma sul giusto non ho mollato mai».
Staff sannicandro.org