Intervista al TG2 di Pietro Paolo Mascione

Riproponiamo un'intervista andata in onda al TG2 a Pietro Paolo Mascione riguardo l'omicidio di Luisa Fantasia avvenuto il 14 Giugno 1975.

Per chi non conoscesse la storia, resa pubblica solo nel 2019, riproponiamo la ricostruzione fatta dal sito ilfaro24.it.

«Siamo a metà degli anni ’70, Luisa Fantasia è una giovane donna di 32 anni sposata con un brigadiere dell’Arma dei Carabinieri, una vita felice, una figlia di 17 mesi stupenda e un marito amorevole che adora la sua famiglia. Vivono a Milano ma vengono dal sud. Hanno tutta una vita davanti. Antonio Mascione fa parte del nucleo investigativo dei carabinieri, lavora sotto copertura e sta indagando sul traffico di droga che imperversa nel capoluogo lombardo.

Tonino, così lo chiamano gli amici e i familiari, ha agganciato due piccoli delinquenti che gravitano intorno al mondo della droga, e tramite loro sta per scoprire chi c’è dietro allo spaccio di una grande partita di eroina. La tensione è tanta, basterebbe una piccola distrazione e la copertura del brigadiere Mascione salterebbe in un attimo. È un mondo pericoloso quello in cui lavora.

Tonino fatica non poco a convincere i due delinquenti, di cui uno minorenne, a farsi dire chi è che sta per immettere quel grosso quantitativo di stupefacenti sulle piazze milanesi. Per rendere più credibile la sua copertura, dice che lui vorrebbe comprare quella partita di droga e che ha 60 milioni di Lire in una valigetta, pronti per l’occasione. I due criminali, Abramo Leone, 17 anni, e Biagio Jaquinta, 22 anni, nonostante la giovane età sono scaltri. Capiscono che c’è qualcosa che non torna nelle parole del loro nuovo amico. Non si sa come, riescono a capire dove abita Tonino e appurano che è uno “sbirro”. Sono giovani ma decisi, vogliono i 60 milioni di lire che il brigadiere dovrebbe usare per il finto acquisto della droga. Si convincono che i soldi sono nella casa del brigadiere. Agiscono.

È il 14 giugno 1975, suonano al citofono di casa Mascione e dicono di essere amici di Tonino, Luisa istintivamente apre, e quando realizza di aver commesso un grave errore, i due balordi sono già in casa. La vita della famiglia Mascione cambierà per sempre.

Abramo e Biagio cercano la valigetta con i 60 milioni di Lire. Luisa dice loro di non sapere nulla di quella valigetta, ma i due non le credono. In men che non si dica, colpiti dalla bellezza della giovane donna, cambiano obiettivo. Decidono di violentarla, abusano pesantemente del suo corpo davanti alla piccola Cinzia che piange disperata. Per evitare che il brigadiere torni a casa, lo chiamano al telefono, gli dicono che alle 20.30 sarebbero andati da lui perché avevano notizie importanti da riferire. Si rendono conto che la moglie del brigadiere li può riconoscere, decidono quindi di ammazzarla. Uno di loro ha in tasca un coltello con la lama seghettata. In un attimo le tagliano la gola. Luisa muore in pochi minuti. Il sangue schizza dappertutto, anche sul vestitino di Cinzia che assiste terrorizzata. Prima di andare via rubano dei soldi, i risparmi di una vita della famiglia Mascione, prendono anche la fede nuziale di Luisa. Arriva la sera e quando Tonino torna a casa scopre che la moglie è stata brutalmente assassinata. Chiama subito i colleghi, la bambina viene portata in un luogo sicuro e Tonino, anche se fortemente scosso, partecipa alle indagini per arrestare chi ha violentato e ucciso la sua amata Luisa.

I militari dell’Arma passano al setaccio tutti i contatti del brigadiere e capiscono immediatamente che quei due, Abramo e Biagio, possono essere coinvolti. Si presentano nelle loro abitazioni, stanno entrambi dormendo. Nelle loro case trovano i soldi rubati e la fede della signora Luisa. I carabinieri li torchiano subito e appena portati in caserma confessano le loro colpe. Cominciano ad accusarsi reciprocamente. Questo però, non basta ad evitare loro la giusta condanna. Ergastolo, anche se uno dei due è minorenne. Qualche anno dopo, Biagio Jacquinta, il più grande dei due balordi, verrà ucciso in carcere da un altro detenuto. Il brigadiere Antonio Mascione non ha mai voluto che si parlasse di questa triste storia, e ha chiesto e ottenuto il silenzio dell’Arma dei Carabinieri. Solo nel 2019, ha permesso al figlio avuto dalla seconda moglie, di ricordare Luisa, vittima trasversale della ragion di Stato.»

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