Durante gli anni sessanta, il 19 marzo, puntualmente, molti sannicandresi si recavano sulla collina di San Giuseppe – dove, da tempo immemorabile, sorge una chiesetta dedicata al Santo da cui prende nome il luogo e che fu sede di eremitaggio fino alla fine del 17° secolo – per godere di un po’ di relax e ammirare lo straordinario panorama che, da quel punto, denominato comunemente “il balcone di San Nicandro”, spazia verso l’intero agglomerato del paese fino al mare Adriatico e abbracciando, all’orizzonte, il solitario arcipelago delle Isole Tremiti.
Lo facevano andando a piedi, attraverso un sentiero che da “i pozzi”, superato un ponte, sale gradualmente verso l’altura, tra case rurali e la ferrovia, fino a restringersi, in prossimità dell’apice della collina, con un forte dislivello e fra l’intatta e abbondante macchia mediterranea, mettendo a dura prova anche quelli più abituati alla dura fatica dell’ascesa.
Quando la strada statale 89 fra San Nicandro e San Marco in Lamis fu completata, nel 1967, Peppino lo stagnino e Ninuccio Santamaria, due amici – e come loro altri volontari e bambini uniti da una grande devozione per San Giuseppe – pensarono di crearvi un varco, un sentiero praticabile, a circa 5 kilometri dall’abitato, in corrispondenza della chiesetta, in modo che tutti la potessero raggiungere più comodamente, con i moderni mezzi di locomozione. Il loro intento fu realizzato il 19 marzo di quell’anno, quando onorarono con gioia e soddisfazione il Santo, inaugurando quel breve tratto di strada, oggi rivestito con pietre squadrate, che dà l’accesso al luogo benedetto.
I festeggiamenti iniziavano con la celebrazione di una Messa in onore del Santo, portato anche in processione nell’ampio piazzale su cui sorge la chiesetta; l’attrazione maggiore era rappresentata da un assortito programma di intrattenimento: corse nei sacchi, corse a pelo d’asino e, soprattutto, cuccagne, cui partecipavano intere squadre di amici adeguatamente forti e organizzati per accaparrarsi i vari e gustosi premi messi in palio, tra l’entusiasmo della popolazione e dei sostenitori degli stessi concorrenti.
Con un finanziamento del Parco Nazionale del Gargano la zona fu sistemata e dotata di tavoli, panche, griglie per il picnic e persino di una pista per il gioco delle bocce, affinché tutti godessero del benessere fisico e spirituale offerto dal magnifico bosco secolare che riveste la collina, a contatto con l’aria pura e la quiete, lontano dal chiasso e dai rumori della vita movimentata.
Per un certo periodo si tenne anche una manifestazione canora, prolungando i festeggiamenti in serata, in una piazza centrale del paese, con concorrenti locali, regolarmente valutati da una giuria di esperti o componenti del comitato organizzatore.
Dopo il boom degli anni settanta, la tradizione dei riti religiosi e dei giochi sulla collina, nella ricorrenza di San Giuseppe, andò spegnendosi gradualmente, anche in conseguenza di varie controversie tra il Comune di San Nicandro e il Vescovo della Diocesi di Lucera, competente religiosamente, in quel periodo, sul territorio di San Nicandro.
Oggi, il 19 marzo, sono ancora tanti, soprattutto i più giovani e gli studenti delle scuole superiori locali, che raggiungono comodamente motorizzati la chiesetta di San Giuseppe, specialmente col bel tempo, per trascorrervi serenamente il proprio tempo, dopo una breve sosta all’ingresso della piccola chiesa, tra odori di bosco, una natura rigogliosa e canti festosi di uccellini nella primavera imminente.