NOSTALGIA DEI CINEMA A SANNICANDRO GARGANICO
Alcuni eccellenti sannicandresi, viaggiando nella storia cittadina, avevano reso manifesto l’importanza ricoperta dal cinema a S.Nicandro.Infatti, nel suo libro Polvere di stelle, lo scrittoreGiuseppe Cristino, rievocando il finire degli anni 50, evidenziava che “al mio paese c’erano tre cinema: Italia, di Andrea Colletta, Trapani, F.lli Mascolo. Il cinema, e soprattutto il cinema a giorno, è stato il più popolare movimento sannicandrese… l’affluenza era smisurata e si faceva ressa al botteghino …ci si aspettava addirittura prima dell’apertura... vi erano fanciulli che, come me, nel parapiglia di ogni fine film sgomitavano per accaparrarsi un posto che “vendevano” per lauto compenso agli spettatori del secondo spettacolo. Antonio Solimando, invece, nei suoi racconti di Sannicando (Affabulando), ricorda che una sera si proiettava un film di pirati, I filibustieri delle antille e “Bisognava assolutamente andarci …ma occorrevano i soldi per il biglietto d’ingresso….qualcuno più audace tentava di entrare nella sala di sotterfugio, eludendo la sorveglianza ed insinuandosi tra le gambe della gente nei momenti di maggiore affluenza. Comunque, superare la barriera all’ingresso era un’impresa molto difficile e rischiosa, se non impossibile. Chi ci provava veniva quasi sempre beccato dalla maschera (addetta al controllo dei biglietti) la quale, correva ad acciuffarlo per un orecchio e trascinarlo di forza fuori dal locale”. Inoltre, Mario Ruscitto, nell’articolo pubblicato su sannicandro.org il 29 maggio 2020(Che mondo. Quando eravamo ragazzi) evidenzia come, “per tutti gli anni cinquanta e sessanta, andare a cinema era un lusso, un desiderio insoddisfatto, perché costava la bellezza di 15/20 lire. Quando si riusciva ad entrare, il locale era sempre affollato ed i corridoi erano talmente pieni di gente che occorreva trovare la giusta posizione per poter guardare lo schermo. Noi ragazzi, una volta entrati, ci gustavamo il film più volte; la prima visione in piedi, poi, ci si ripassava lo stesso film, finalmente comodamente seduti”.
Infine, Lina Di Leo-Nargiso, in un articolo publlicato su sannicandro.org il 31 gennaio 2013, intitolato Nuovo impulso alla vita culturale di San Nicandro,rilevava che “Con la riapertura del Cine-Teatro Italia, locale di tutto rispetto, onore e vanto di S. Nicandro, la vita culturale, di relazione e di svago della nostra cittadina sta risalendo la china dopo un periodo buio ed in tempi di crisi…. Un contenitore culturale notevole quello del nostro Cine Teatro che ha conosciuto tempi gloriosi a partire dai lontani anni ’50 subito dopo la sua apertura, registrando il “tutto esaurito” quasi ogni sera per non parlare della gente in piedi ammucchiata e stipata come sardine, che metteva a rischio la stessa stabilità della galleria…. Nei decenni successivi, con la crisi dell’industria cinematografica dovuta in parte alla televisione e in parte ai grandi cambiamenti epocali e di costume nonché alla mancanza di veri capolavori e di grandi maestri che in passato avevano reso il cinema italiano noto ed apprezzato in tutto il mondo, le sale cinematografiche andarono sempre più svuotandosi e in un piccolo centro di provincia come il nostro il fenomeno era ancora più sentito”.
Negli ultimi anni sannicandro.org ha diverse volte ospitato un dibattito culturale: Federico Giagnorio, il 31 luglio 2017 nell’articolo intitolato A proposito di lettura, ha diffusamente parlato dell’importanza di leggere i libri sostenendo, tra l’altro, che “bisogna investire su sé stessi, e quale modo migliore per farlo? Leggete. Leggete per voi stessi, vi riconoscerete nelle parole di altri e innalzerete la vostra anima, il vostro sapere, la vostra cultura”. NeLa cultura come pane, del 19 novembre 2017, Giuseppe Scanzano, aggiungeva che: “Secondo voi esiste la cultura a S. Nicandro Garganico? Che cos’è la cultura? Quali sono gli strumenti sociali, economici, finanziari per migliorarla? Come possiamo secondo voi rilanciare queste attività? Io partirei da convegni, conferenze di qualsiasi tipo, atte alla valorizzazione della nostra Italia e della nostra cultura sannicandrese. Se una persona non conosce le proprie origini, la propria terra, secondo me, c’è poco da discutere. I piccoli eventi creati dalle associazioni servono a dare lustro e stimolo alla nostra comunità. Altra proposta interessante è quella di ripartire dalle zone paesaggistiche ed archeologiche del nostro Gargano. Da esempio è Torre Mileto. Signori miei, è possibile fare qualcosa per la nostra biblioteca comunale? La cultura ha il suo volàno li. Molti studenti hanno bisogno di quell’istituzione. I libri sono importanti per i bambini, per i ricercatori, per i tesisti. Non c’è un modo per usufruire di quei libri? Non si possono collocarli in altro luogo?”.
Attualmente però il tema del ruolo svolto dal cinema per l’arricchimento del bagaglio culturale dei cittadini è come se fosse stato rimosso. Come se, oramai, l’argomento riguardasse soltanto un passato che non tornerà mai più. Infatti, è singolare che già da lungo tempo non si parli più del cinema e della televisione in un momento come quello attuale in cui tali incubatori, nel nostro Paese, stanno conoscendo una nuova vitalità, di rilievo anche internazionale.
É stato argutamente affermato da Giagnorio “Sarà che il primo approccio nei confronti di un libro è quasi d’obbligo: studiare a scuola, ma quando tutto finisce, cosa ci tiene lontani?” Benissimo. Tuttavia, non basta dire che “Il problema è che le migliori menti attualmente in circolazione, studiano ogni modo possibile affinché tu stia lontano dai libri, spostando l’attenzione su programmi televisivi di bassa levatura”. Perché? Se in S. Nicandro i cinema sono carenti, forse è utile spostare, pragmaticamente, il dibattito culturale sulla televisione, valorizzzando il più possibile i suoi elementi positivi. Sotto questo aspetto, se da sempre i film e le serie televisive hanno fatto ampio ricorso al repertorio di testi letterari per trarne ispirazione (ma anche per sfruttare la forza di attrazione di opere già esistenti), è oramai fortemente affermata la tendenza di partire dai libri come soggetto per film e serie di successo. Sono ben pochi i testi letterari di qualche peso ignorati dal cinema e dalla televisione, che nel corso degli anni si sono appropriati di ogni sorta di autori. Al contrario, accusata di semplicismo -e colpevole d'inferiorità rispetto al cinema-, spesso descritta come un'immensa terra di nessuno, la televisione esercita un potere ineludibile sulla nostra cultura. Il segreto del suo successo risiede probabilmente nella notevole complessità narrativa celata dietro l'apparente semplicità. Del resto in Italia anche il cinema, alla sua nascita, veniva consideratosostanzialmente borghese e godeva di scarsa considerazione ma, sotto l’influsso della cultura americana, assunse via via un carattere popolare rappresentando una fonte culturale finalmente accessibile a tutti. Si è caratterizzato, pertanto, come formazione delle masse nel Novecento.Iniziando così, da subito, la sua sfida con la letteratura. Tutto ciò per significare che vi è una stretta correlazione tra la formazione culturale del cinema e quella della TV. Pertanto, quasi allo stesso modo della lettura di un libro, la conoscenza, per esempio, della tematica afferente la trasposizione cinematografica o televisiva di un romanzo, oggi come oggi, diventa decisiva, ineludibile. In considerazione del fatto che, man mano che gli scrittori sono riusciti a padroneggiare il linguaggio cinematografico, spesso oggi chi scrive romanzi scrive anche film (si vedano i casi di Giancarlo De Cataldo, Roberto Saviano, Ivan Cotroneo, Donato Carrisi, ecc.). L’adattamento di un libro, dunque, è argomento in grado di soddisfare sia le esigenze degli amanti del cinema quanto i cultori della lettura.A partire dalle nozioni elementari, ponendosi le seguenti domande: è meglio il film o il libro? Perché quasi sempre preferiamo il libro al film? Il regista deve restare ancorato al testo oppure ha l’autonomia di introdurre varianti rispetto alla storia di un personaggio storico? Per quali ragioni gli sceneggiatori si discostano dal libro da cui viene tratto il film o la serie televisiva? Ecco, in un contesto ed in un ambiente in cui la lettura dei libri, già di per sé scarsa, diventa sempre più rarefatta, questa operazione culturale è determinante. Indefinitiva, vista l’ampia diffusione del mezzo televisivo, affrontare ed analizzare costruttivamente (come si è già ampiamente fatto in ambito nazionale) il tema dell’adattamento o della riduzione televisiva di un testo letterario -abbondantemente praticato-, diventa sinonimo di ricerca di una certaconoscenza e, quindi, di notevole accrescimentoculturale del capitale sociale, ovvero di tutti i cittadini che sono curiosi di sapere. Perché? È del tutto evidente che, come è avvenuto con il cinema, anche la televisione potrebbe stravolgere l’esistenza umana. In conclusione, la nostalgia per l’assenza dei cinema in S. Nicandro sarebbe meno struggente nella misura in cui si iniziasse ad approfondire il dibattito concernente la trasposizione televisiva (e/o cinematografica) di un romanzo. Argomento che rappresenta un ponte che unisce la letteratura allo spettacolo.
Francesco Sticozzi