La domenica dell’avv. Ep. 21: Raffaele è morto

Raffaele è morto. Il vostro caro padre contadino se ne è andato. Aveva un’età. Diciamo una certa età.  Il primario dell’Ospedale D’Avanzo di Foggia è stato chiaro: vostro padre ha le ore contate. Portatevelo a casa e così vi evitate anche la trafila burocratica dell’ospedale. Sull’ambulanza verso casa oltre all’autista c’è solo un infermiere che ogni tanto si gira e vi dà un’occhiata. Voi seduto a fianco a vostro padre sulla barella con il respiratore dell’ossigeno.

Gli occhi chiusi. Manca un medico. Passano i chilometri. La periferia di Foggia. I banchetti della frutta e della verdura. La sporcizia nelle strade. Il sole di settembre. Appena fuori città Raffaele smette di respirare. Cessa il movimento del petto. Morire vuol dire smettere di respirare. Morire è facile. E’ molto più difficile vivere. L’infermiere se ne è accorto sentendovi singhiozzare. Si è raccomandato di non dire che è morto in ambulanza. Le ambulanze non possono viaggiare con un paziente in fin di vita e senza un medico a bordo. Chiudere il mento a un morto è la prima cosa da fare. La seconda è tacere.

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