Mentre continua il chiacchiericcio sulla questione museo, la prima nota ufficiale arriva dall'Amministrazione comunale, con un comunicato che intende chiarire le motivazioni di quello che sarebbe non uno sfratto ma la richiesta di cessione di una stanza per la Biblioteca e la regolarizzazione di un rapporto al fine di tutelare sia il patrimonio museale sia l'ente comunale.
«La valorizzazione delle risorse culturali presenti sul territorio ha rappresentato e rappresenta per il governo locale un punto irrinunciabile del suo programma amministrativo - si legge in una nota congiunta del Sindaco Squeo e dell'assessore alla Cultura Tricarico - fondamentale a disegnare le strategie di sviluppo complessivo della comunità. Ne sono testimonianza le tante manifestazioni ed i tanti eventi realizzati nei mesi scorsi che hanno concorso in maniera forte all’affermazione e alla rappresentazione di una idea diversa di città.
La spesa in cultura, nelle sue varie forme, non rappresenta un costo ma un investimento per i cittadini, le associazioni e soprattutto per le generazioni future.
In questo ambito è da segnalare l’impegno costante della civica amministrazione per promuovere e rilanciare, dentro una visione regionale e nazionale di tali strutture, il Museo Storico, Etnografico e della Civiltà Contadina attualmente ospitato nei locali di Palazzo Fioritto.
Una concezione nuova nella gestione di poli museali effettivamente al servizio di una utenza più larga presuppone l’intervento della parte pubblica in termini di investimenti finanziari e regolativi. In questo senso le proposte tese ad una nuova forma di gestione è da considerare propria alla luce dell’esigenza maturata in questi anni di eliminare forme di precarietà e di incertezze nei rapporti fra questa Amministrazione Comunale e gli attuali gestori del Museo.
Questa esigenza nasce dalla assoluta volontà di definire in maniera diversa i rapporti con l’associazione che ha in cura l’inestimabile valore dei reperti raccolti in questi anni grazie all’aiuto di tanti cittadini che hanno donato pezzi importanti della propria storia personale da destinare esclusivamente alla pubblica fruizione.
Va, altresì, considerato che la stessa associazione ha goduto, tra l’altro, in questi anni di significative somme corrisposte da questa Amministrazione Comunale, senza che la medesima ne rendicontasse una valutazione attenta dei ritorni di immagine e di visite alla struttura museale.
Quindi, la necessità di regolare i rapporti fra pubblico e privato passa obbligatoriamente dalla definizione e sottoscrizione di una Convenzione che definisca in maniera chiara obblighi e diritti delle parti, come ad esempio i giorni di apertura del Museo, la catalogazione dei reperti, la rendicontazione della gestione, divulgazione e promozione delle attività, iniziative culturali, inserimento di un link sul sito internet istituzionale comunale.
Ovviamente tutto questo passa anche attraverso risorse finanziarie che l’Amministrazione Comunale ha stabilito in € 500,00 mensile da corrispondere all’Associazione “Centro Studi ed Archeologici del Gargano”.
Purtroppo a tale proposito a nulla sono valsi gli sforzi e i tentativi dell’Amministrazione Comunale di chiamare il Centro Studi Storici ed Archeologici del Gargano a sottoscrivere tale atto.
Tale atteggiamento risulta essere assurdo e incomprensibile alla luce delle più volte manifestate esigenze di assicurare al Museo un futuro certo. Risulta perciò evidente che, qualora tale comportamento dovesse protrarsi nel tempo, l’Amministrazione Comunale avrà il dovere di trovare altre soluzioni al problema.
Occorre ribadire, ad ogni buon conto, che l’Ente intende solo disciplinare e valorizzare un patrimonio immateriale che appartiene alla collettività.
Gli atti amministrativi di natura gestionali adottati sono funzionali a dare continuità all’attività museale, non a sopprimerla. Questa amministrazione, non altre, ha predisposto una convenzione, un regolamento gestionale. Questa amministrazione, non altre, ha investito e proposto somme certe e liquide svincolando il tutto da contributi a pioggia ed altro.
Nella fitta corrispondenza intercorsa con l’Associazione non vi è alcun intento persecutorio né si prefigurano epurazioni. Nella vicenda in esame, pertanto, non ci sono vittime. Si perpetua, però, la concezione dell’Ente come terra di nessuno in cui tutti possono occupare spazi, ergersi a organizzatore ed animatore in esclusiva di servizi e beni collettivi.
Rientrerà nella prerogativa dell’Ente disciplinare l’uso del patrimonio pubblico, regolamentare l’utilizzo degli spazi indebitamente occupati e giammai assegnati?
Rientra nella prerogativa di un Ente predisporre una proposta culturale che valorizzi, senza mortificare soggetti terzi, una biblioteca comunale che è ha fatto registrare nel solo 2009 ben 4.361 prestiti?
Non rientra nella normalità dei casi, infine, apprendere che il “Museo Civico” abbia presentato una istanza per partecipare al sistema museale dell’Area Vasta e che nel questionario di autovalutazione si sottolinea come 'il patrimonio museale, tranne una pietra tombale, è di proprietà della presidente dell’associazione'».
In allegato la convenzione che il Comune ha offerto al Museo.